fondi strutturali europei
Strumenti finanziari dell’Unione Europea destinati a cofinanziare, insieme con i fondi di coesione europei (➔), negli Stati membri, progetti di sviluppo nell’ambito della politica regionale.
I f. s. sono specificamente destinati a ridurre il divario dei livelli di sviluppo socio-economico tra le varie regioni di uno Stato membro, promuovendo la crescita di quelle meno favorite, al fine di rafforzare la coesione economica e sociale della UE. Essi sono erogati tramite la mediazione delle autorità nazionali, regionali o locali e si concentrano su 3 obiettivi prioritari: riduzione delle disparità regionali in termini di ricchezza e benessere, aumento della competitività e dell’occupazione, sostegno alla cooperazione transfrontaliera. I f. s. vengono riprogrammati ogni 7 anni e approvati dalla Commissione europea. Il primo f. s., il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR; ingl. European Regional Development Fund, ERDF), fu istituito nel 1975, in seguito a un compromesso raggiunto tra i 9 Paesi dell’allora Comunità Economica Europea (CEE) nei due vertici di Parigi del 1972 e del 1974. Il FESR aveva una dotazione di 257 milioni di ecu all’anno per il periodo 1975-78, corrispondenti al 4,8% del bilancio comunitario (➔) ed era suddiviso in quote nazionali. Non esisteva ancora una programmazione per gli interventi da finanziare, e gli Stati membri richiedevano semplicemente finanziamenti per progetti ad hoc. Nel 1988, l’allora Commissione Delors riformò la politica di coesione (➔), ne raddoppiò i finanziamenti e definì gli strumenti di gestione, cioè i 3 fondi strutturali, ognuno preposto a far fronte a una specifica problematica di coesione: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia (FEOGA), nonché le cosiddette Iniziative Comunitarie (IC), gestite direttamente dalla Commissione. Il FESR era deputato ad aiutare le regioni in ritardo sul processo di sviluppo, in fase di riconversione economica o con difficoltà strutturali; il FSE interveniva principalmente nell’ambito della strategia europea per l’occupazione; il FEOGA contribuiva allo sviluppo e all’adeguamento strutturale delle zone rurali in ritardo sul processo di sviluppo, tramite il miglioramento dell’efficienza delle strutture di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. Accanto ai f. s., nel 1994 furono introdotti anche i f. di coesione europei (➔), destinati non alle regioni, bensì ai Paesi con un Prodotto Nazionale Lordo (PNL) pro capite, misurato in parità di potere d’acquisto, inferiore al 90% della media comunitaria. A livello organizzativo, la riforma Delors del 1988 determinò gli obiettivi e i principi dei f. strutturali. I principi, che sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto ad allora, sono la concentrazione, la programmazione – che coincide con le prospettive finanziarie (ingl. financial perspectives) della UE –, l’addizionalità e il partenariato. Nel ciclo di programmazione 2007-13, i f. s. sono stati ridotti a due, il FESR – che ha assorbito le iniziative comunitarie – e il FSE. La dotazione finanziaria assegnata alla politica di coesione dall’attuale fase di programmazione (2007-13) è pari a circa 348 miliardi di euro, di cui 278 miliardi destinati ai f. s. e 70 ai f. di coesione. Tale importo rappresenta il 35,7% del bilancio comunitario, costituendone la seconda voce di spesa dopo la Politica Agricola Comune (PAC). Una delle maggiori problematiche che si è posta in relazione alla determinazione e alla distribuzione dei f. s. per il 2007-13 è il cosiddetto ‘effetto statistico’ dell’allargamento, che è stato risolto con un aumento delle spese per la coesione (f. s. e f. di coesione), permettendo così di non togliere sostegno finanziario ai vecchi Paesi membri. Questi, infatti, rischiavano di vedersi esclusi dal finanziamento, perché, in ogni caso, più ricchi dei nuovi Paesi membri.