FOLCO
Famiglia di ceramisti savonesi attivi dal XVII al XVIII secolo. La bottega fu avviata da Nicolò, che nacque a Savona intorno al 1628 da Bartolomeo di Andrea e Paola Piaggia. Svolse la sua attività assieme con i fratelli Giovanni Antonio, nato nel 1620, e Giacinto che, nato nel 1629, divenne più tardi sacerdote (morì nel 1705).
Dai documenti ritrovati dal Varaldo (1982) si ricava che Nicolò fu "maestro dell'arte sottile", vale a dire artefice specializzato nella elaborazione di maiolica decorata; nel 1658 svolse con impegno il ruolo di console della corporazione, prodigandosi per la regolamentazione dei capitoli dell'arte. Il livello della sua produzione, nonché l'importanza della bottega, sita in borgo San Giovanni, alla quale potrebbero essere ricondotte parte delle maioliche savonesi della metà del Seicento, è attestata da una vendita di vasellame a Roma, nel 1663, per il valore di 150 lire. L'anno seguente accolse nella sua manifattura il quindicenne Francesco Capello, per istruirlo nell'arte "sottile". Morì nel 1669.
La fiorente attività dell'officina - tanto fiorente che nel 1675, per l'ampliamento delle fortificazioni della città, la bottega venne espropriata, assieme con le case di famiglia, per la considerevole somma di 8.750 lire - fu portata avanti dapprima dai fratelli e dalla vedova di Nicolò, Paola, e successivamente dai loro figli: Bartolomeo, Giuseppe e Giovanni Battista, nati rispettivamente nel 1658, nel 1661 e nel 1665.
Dei tre non si hanno più notizie dopo il 1691. In quell'anno, insieme con lo zio patemo, il reverendo Giacinto, essi ottennero in fitto, dal nobile savonese G. De Mari, una bottega con fornace, ed un mutuo di 1.000 lire per poter operare nell'arte dei figuli a Savona, nel corso dei successivi cinque anni.
Di Giovanni Battista sappiamo, inoltre, che nell'aprile del 1689, assieme con il collega Lorenzo Levantino, anch'egli ceramista, stipulò un contratto a nome della Società del S. Corpo di Cristo, della quale era sindaco, eretta nella parrocchiale di S. Giovanni Battista a Savona.
Grazie alle testimonianze emerse dalle ricerche del Varaldo (1982), Giovanni Battista appare l'esponente di maggiore rilievo nell'ambito della seconda generazione dei maiolicari Folco. Egli, inoltre, è il probabile trait-d'union con i F. attivi nel Settecento, e andrà quasi certamente identificato con il Giovanni Battista che fu padre di Filippo, ceramista attivo intorno alla metà del sec. XVII.
Di Filippo non si conosce l'anno di nascita né quello di morte. Dai documenti sappiamo che apprese l'arte nella città natale, Savona, e che nel 1752-53 fu eletto console della corporazione dell'arte sottile al posto di Angelo Levantino (Rossetti, 1974).
A Filippo è tradizionalmente assegnata la marca con la "F" sovrastata da un falco con corona, presente, tra l'altro, su numerosi albarelli a rocchetto e vasi da elettuari, nonché su tre "stagnoni" e due alzate, della farmacia del S. Salvatore a Gerusalemme; databili al terzo quarto del XVIII secolo, tali esemplari, dai caratteri stilistici abbastanza omogenei, appartengono ad una medesima fornitura che si ritiene sia stata espletata dall'officina di Filippo (Farris - Storme, 1982).Di GiovanniBattista, figlio di Filippo, sappiamo solo che nel 1763 fu accolto come apprendista presso l'officina di G. Boselli (Torriti, 1965); nel 1772 divenne padre a Savona di Sebastiano.
Particolarmente noto come ceramista, e quindi imprenditore in quel campo, ma ncordato anche come architetto, Sebastiano va considerato il continuatore dell'attività svolta sin dal '600 dalla famiglia F. nell'ambito della produzione di maioliche decorate.
Secondo tale interpretazione viene attribuita alla sua fornace una fornitura di albarelli con coperchio per la farmacia del S. Salvatore a Gerusalemme, che costituirebbe, verso la fine del secolo XVIII, una integrazione dell'importante corredo, in parte realizzato dall'officina del nonno Filippo. Inoltre Sebastiano già verso la fine del sec. XVIII aveva con ogni probabilità avviato un laboratorio dove si fabbricava vasellame in terraglia bianca, detta terraglia di pipa, solitamente marcata con le sue iniziali in corsivo intrecciate incusse a stampo nella pasta., ed accompagnate da una stella cometa dipinta sotto vernice. Esemplari recanti tale marca sono presenti in alcune collezioni pubbliche e private, tra cui la Pinacoteca civica di Savona. Si tratta di manufatti quasi sempre in terraglia bianca, per lo più vassoi e piatti con la tesa lavorata a traforo, oppure capi di vasellame.
Tuttavia, alla luce di ulteriori ricerche (Cameirana, 1988), emerge che l'attività ceramica di Sebastiano ebbe un sostanziale incremento soltanto verso il secondo ventennio del secolo XIX, quando egli, divenuto imprenditore, trasferì su un piano propriamente industriale l'attività di famiglia fondando una fabbrica nuova. Attraverso un atto del 1821, Sebastiano, "architetto", Gerolamo Boggiano, "orefice", e Pasquale Bonistali di Empoli, "maestro fabbricante di terraglie", costituirono una società "per una nuova fabbricazione di terraglie di pippa all'uso di Francia", istallandosi nei locali dello sconsacrato monastero dello Spirito Santo, andato distrutto durante la seconda guerra mondiale. La collaborazione col Bonistali, cui era stata affidata "la direzione dei lavori, travagliando pure esso medesimo a fare gli opportuni modelli", tuttavia cessò dopo pochi mesi.
Per tale motivo si potrebbe assegnare a Sebastiano almeno il progetto di una delle opere più rappresentative elaborate verso il 1830 presso l'officina allo Spirito Santo: un altare di stile neoclassico, interamente in ceramica, con la mensa poggiante su colonne, ciborio a pianta circolare e cherubini capoaltare, già collocato presso la villa Folco Ricci alla Fontanassa, e in seguito trasferito nella cappella del padiglione Vigiola dell'ospedale di Savona, dove si conserva.
Secondo le memorie raccolte da un discendente della famiglia (Folco, 1971), nel 1831 la fabbrica fu ceduta in locazione da Sebastiano al genero Carlo Folco, evidentemente suo parente, e marito della figlia Maria che aveva avuto dalla prima moglie Maria Becchi. Nel 1846, Carlo, insieme con il cognato Matteo Ricci (sposato con Marianna, che Sebastiano aveva avuto dal secondo matrimonio con Caterina Accarne), dirigeva la manifattura - ancora di proprietà del suocero - presso la quale erano impiegati dieci lavoranti e cinque garzoni, quasi tutti savonesi.
Sebastiano morì a Savona nel 1854; secondo il suo testamento la manifattura fu affidata ai discendenti della figlia Marianna e fu il nipote Sebastiano Ricci a farsene carico negli anni successivi.
Fonti e Bibl.: Ove non diversamente indicato, la bibliografia si intende relativa alla figura di Sebastiano. Si veda: G. Corona, La ceramica, Milano 1885, pp. 31, 132 ss.; F. Noberasco, La ceramica savonese, Savona 1925, pp. 15-18; A. Minglietti, I ceramisti, Roma 1939, pp. 186 s.; G. Morazzoni, La terraglia italiana, Milano 1956, p. 124; N. Cerisola, Storia delle industrie savonesi, Genova 1964, pp. 45 ss.; P. Torriti, Giacorno Boselli e la ceramica savonese del suo tempo, Genova 1965; La ceramica ligure dell'800 (catal., Albisola), a cura di G. Buscaglia, Savona 1970; A. Folco, La ceramica Folco, in Atti III Convegno internazionale della ceramica, Albisola 1970, Savona 1971, pp. 33 ss., fig. 2; Id., Un casato di ceramisti della vecchia Savona, in Minuti Menarini, gennaio 1972, n. 150, pp. 26-29; A.M. Rossetti, I figuli savonesi nei secoli XVII e XVIII secondo le matricole e i "Libri delle Arti", in Atti VII Convegno internazionale della, ceramica, Albisola 1974, Albisola 1974, pp. 229 s. (per Filippo); P. Torriti, La collezione d'arte della Cassa di risparmio di Genova e Imperia, Genova 1975, pp. 213 ss. (anche per Filippo); F. Marzinot, Ceramica e ceramisti in Liguria, Genova 1979, pp. 207 s., 249 s., 257, 306 s., 310 (per tutta la famiglia); A. Cameirana, Progetto di decorazione della "Fabbrica di stoviglie" Folco a Savona, in Sabazia, I (1982), pp. 22 s.; G. Farris - A. Storme, Ceramica e farmacia di S. Salvatore a Gerusalemme, Genova 1982, pp. 264 s.; C. Varaldo, Ceramisti savonesi del XVII secolo: i F., i Chiodo…, i Peirano, in Atti XI Convegno internazionale della ceramica, Albisola 1978, Savona 1982, pp. 125-128 (per Nicolò e Giovanni Battista); A. Cameirana, Inedite società ceramiche a Savona nel XVIII secolo, in Atti XVIII Convegno internazionale della ceramica, Albisola 1985, Albisola 1988, pp. 122 s.; D. Uscione, Antiche maioliche savonesi dal XVI al XVIII secolo, Savona 1989, p. 51 (per Filippo); R. Aiolfi - G. Buscaglia, La ceramica savonese nella raccolta civica, Savona 1990, pp. 93 s.; F. Benente - P. Ramagli, Ritrovamento di terraglia savonese della manifattura Folco, in Atti XXII Convegno internazionale della ceramica, Albisola 1989, Albisola 1992, pp. 109-111.