FIRPO
Famiglia di musicisti, attivi tra i secoli XIX e XX, prevalentemente in Liguria.
Giovanni nacque a Genova il 7 dic. 1829 da Ambrogio e Giovanna Tiraboschi. Di umili origini, frequentò l'oratorio genovese di S. Leonardo e iniziò così i primi studi musicali con N. Uccelli. Nel 1855 Sposò Maria Chiapporì, dalla quale ebbe quattro figli. Dotato d'una bella voce tenorile, iniziò la carriera teatrale nel 1861: scritturato dall'impresa Buratti, debuttò il 28 ottobre al teatro Comunale di Casale Monferrato nella parte di Rambaldo nell'opera Roberto il Diavolo di T.G. Meyerbeer e in quella di Pisani ne Il bravo di Venezia di S. Mercadante.
Scritturato al teatro Comunale di Novara ancora nelle stesse parti, cantò nel 1862 al teatro Andrea Doria dì Genova ne Il birraio di Preston di L. Ricci e nell'Ernani di G. Verdi. Nell'autunno-inverno del 1862-63 interpretò la parte di Riccardo nell'opera Un ballo in maschera di G. Verdi, al teatro Civico di Cagliari, riportando un successo trionfale. Sempre nello stesso teatro interpretò La castellana di Thur di P. Rachel e I falsi monetari di L. Rossi, quindi fu in tournée in Istria e Dalmazia. In particolare si esibì nei Masnadieri di Verdi e nella Sonnambula di V. Bellini al teatro Baiamonti di Spalato.
Sempre nel 1863 fu a Zara e Pola per le repliche dei Masnadieri e del Marin Faliero di G. Donizetti. Tornato in Italia, venne scritturato al teatro S. Radegonda di Milano per l'autunno 1863 nelle opere Regina di Golconda e Gemma di Vergy di G. Donizetti.
Dopo Milano, dove ebbe modo di conoscere Verdi, tornò a Genova: qui nel 1864 fu Arvino nei Lombardi alla prima crociata di Verdi al Carlo Felice. Nell'autunno dello stesso anno fu al teatro Valle di Roma in Regina di Golconda, Linda di Chamonix e Torquato Tasso di Donizetti.
Il 5 dic. 1864 l'Accademia di S. Cecilia lo nominò socio onorario. Dopo Roma Giovanni si recò a Rieti, scritturato al teatro Comunale dei Condomini per ventidue recite de La favorita di Donizetti e per l'Aroldo di Verdi. Nella primavera del 1865 fu a Lecce, Siena e in una serie di importanti concerti al teatro Carignano di Torino. Nell'autunno dello stesso anno interpretò al teatro Morlacchi di Perugia Marta di F. von Flotow e il Don Pasquale di Donizetti. Al termine della stagione fu al teatro Pagliano di Firenze ancora in Un ballo in maschera di Verdi.
Nell'autunno del 1866 era al teatro Goldoni di Livorno quale interprete, nel ruolo di Manrico. del Trovatore di Verdi. Successivamente, nel carnevale 1866-67, fu al teatro Vittorio Emanuele di Rimini, ancora nella Marta, Tutti in maschera di C. Pedrotti e Pipelè di S.A. De Ferrari. Nel 1867 cantò al teatro Carignano di Torino nella Marta e nel Rigoletto di Verdi. Continuò la stagione nei teatri di Cesena, interpretando la Contessa d'Amalfi di E. Petrella, poi replicata a Chieti insieme con la Beatrice di Tenda di V. Bellini e I due Foscari di Verdi, e infine al Politeama di Pisa ancora per la Contessa d'Amalfi.
Per la stagione di carnevale 1868-69 fu al teatro Piccinni di Bari ancora in opere di Verdi (Rigoletto, Traviata e Trovatore), Domino nero di L. Rossi e Folco d'Arlex di N. De Giosa. Dal 1869 al 1871 fu in tournée a Salerno e Castellammare di Stabia, a Galati nei Principati danubiani, a Milano, Torino, Genova, Firenze, La Spezia e di nuovo Genova; fu poi a Ferrara per iniziare subito dopo una lunga tournée in Spagna nelle città di Malaga, Barcellona e Valencia impegnandosi nelle recite del Trovatore e del Rigoletto, Roberto il Diavolo di Meyerbeer, Saffo, di G. Pacini, Le educande di Sorrento di E. Usiglio.
Rientrato in Italia, fu a Catanzaro ove, accanto ad opere di repertorio, cantò ne L'ebreo di G. Apolloni e nella Linda di Chamonix. Andò poi a Corfú e di nuovo a Genova, Ancona, Firenze nel Ruy Blas di F. Marchetti e poi in tournée in varie città francesi, quali Cannes, Tolone, Marsiglia. Nella stagione autunnale 1876-77 cantò al teatro Comunale di Corato nel Rigoletto e nella Lucrezia Borgia di Donizetti. Poi s'impegnò ancora in una serie di tournées in Italia e all'estero con nuove interpretazioni (Lorenzino de' Medici di Pacini e Norma di Bellini).
Tornato a Genova, a seguito di frequenti disturbi cardiocircolatori si vide costretto a rinunciare alla scrittura più prestigiosa ed ambita della sua vita: la Scala. Dopo vent'anni di carriera, all'età di cinquantaquattro anni, pur avendo ancora una bellissima voce, Giovanni doveva ormai accontentarsi di cantare nelle chiese e di fare parti di comprimario nei teatri locali; poté comunque farsi ancora apprezzare cantando nelle chiese della Liguria in particolare in quella di S. Ambrogio, dove occupò per parecchio tempo il posto di primo tenore.
Verso il 1890, a seguito di un intervento chirurgico, fu costretto ad abbandonare definitivamente il canto, ritirandosi a vita privata. Morì a Genova il 17 ag. 1910.
Dotato di una voce calda e piena di vibrazioni, Giovanni riusciva ad estenderla al massimo nei registri acuti per attenuarla poi delicatamente in quelli più baritonaleggianti. Tenore di forza, egli poteva liberare la voce chiara, ampia e ben timbrata, impiegando tutte le proprie risorse vocali nei do di petto dei personaggi del repertorio verdiano, ruoli a lui congeniali che gli consentivano di manifestare la sua capacità drammatica raggiungendo in tal modo, per l'efficacia espressiva, alti livelli interpretativi. Pur calcando le scene al fianco di mitiche figure del panorama lirico della seconda metà dell'Ottocento, Giovanni, sia per una innata modestia che per non aver saputo valorizzare la sua immagine, non seppe mai esaltare al massimo le proprie qualità d'interprete e i propri successi al punto di giungere sino a noi con la fama che avrebbe meritato.
Giovanni, figlio del precedente Giovanni e di Maria Chiappori, nato a Genova il 9 giugno 1858, fu avviato alla musica sin da giovane: studiò pianoforte con A. Zerbi, composizione e contrappunto con G. Rossi, e strumentazione con A. Guarnieri. Impiegatosi come commesso presso il grande stabilimento musicale Bossola - una sorta di salotto musicale dove, oltre ad effettuare la vendita di musica e strumenti musicali, le famiglie della borghesia genovese potevano trovare sempre un buon insegnante per i propri figli e dove passavano i grandi musicisti dell'epoca - continuò gli studi e iniziò la carriera nel 1878, partecipando a un concerto alla sala Sivori. Nel 1885 vinse il concorso per il posto di organista nella chiesa di Nostra Signora della Consolazione di Genova e da allora operò come organista e collaudatore.
Nel 1892, in occasione del quarto centenario della scoperta dell'America, compose un inno per cori e orchestra, intitolato La scoperta dell'America e dedicato a Umberto I, che ebbe largo successo. Nel 1893 fece eseguire al teatro Colombo di Genova l'operetta in due atti I piccoli eroi (libr. di L. Morione), che riportò un discreto consenso di pubblico. Nel 1895 venne nominato organista della chiesa di S. Ambrogio. Nel 1896, in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele di Savoia, principe di Napoli, con Elena di Montenegro, scrisse un Inno per cori, soli e grande orchestra a loro dedicato. Nello stesso anno gli fu affidato l'organo elettrico a due tastiere della cappella dell'ospedale Duchessa di Galliera e, in occasione della solenne festa di Nostra Signora della Guardia, concertò e diresse, nella chiesa di S. Stefano, la grande Messa di gloria per cori, soli e orchestra di G. Rossi. Nel 1898 fu chiamato a collaudare nella chiesa di Nostra Signora della Consolazione l'organo a tre tastiere della ditta Locatelli.
Attivo come direttore oltre che organista, il 18 ag. 1900 in memoria di Umberto I diresse a Monza la Messa di requiern di Verdi. Istituì una scuola di canto per i giovani di un pio istituto genovese ed organizzò il servizio di orchestrine a bordo dei grandi piroscafi della Navigazione generale italiana.
Nonostante gli impegni come interprete riuscì a dedicarsi alla composizione scrivendo pezzi brillanti, editi dalla Casa Ricordi di Milano. Lasciò pregevoli brani di musica sacra tra i quali un Preludio, dedicato al celebre maestro romano F. Capocci, e una Messa di requiem, con accompagnamento di grande orchestra. Nel dicembre del 1904, durante le solenni feste in onore dell'Immacolata, Giovanni concertò e diresse per l'ultima volta nella chiesa di Nostra Signora della Consolazione, alla presenza di vescovi, cardinali e di un pubblico numeroso, una messa di J. Haydn.
Frattanto il motu proprio di Pio X emanato nel 1903 per riformare lo stile della musica sacra giunta a livelli di grave decadenza stilistica trovò in Giovanni uno spirito sensibile alle esigenze proposte dalla riforma; tuttavia la lentezza nella realizzazione del programma venne attaccata vivacemente dai giornali, con critiche che amareggiarono Giovanni e incisero negativamente sul suo mite carattere, logorando ulteriormente la sua salute gia precaria.Interprete sobrio e versatile, Giovanni emerse nel genere sacro, rivelandosi musicista dotato di grande sensibilità individuabile nelle composizioni ove predomina un sentimento pervaso di profondo, solenne misticismo.
Il F. morì a Genova il 1° genn. 1905.
Emilio, figlio del precedente e di Chiara Badano, nacque a Genova il 21 genn. 1890. Iniziò gli studi musicali con L. Monleone presso il Civico Istituto musicale; continuò poi col padre e infine col maestro E.M. Poggi. A sette anni suonava già il secondo organo nella chiesa di Nostra Signora della Consolazione, aiutando il padre in alcuni servizi. Subentrato in tutti i posti di organista lasciati dal padre, continuò gli studi e si avviò contemporaneamente a una brillante carriera.
Nel 1905 pubblicò a Genova una composizione per voci bianche e pianoforte, dal titolo Il figlio dell'operaio, e un'Ave Maria per baritono ed accompagnamento d'organo. Dal 1906 al 1910 diresse numerose esecuzioni di musica sacra nella chiesa di Nostra Signora della Consolazione e in altre chiese della città. Nello stesso periodo si dedicò alla composizione di canti sacri e canzoni brillanti; compose tra l'altro una Missa choralis per canto e organo (Torino 1909) e pubblicò il Manuale del moderno organista in due volumi (Firenze 1909).
Nel 1910 compose due romanze per canto e pianoforte: A voi bruna ed A te, entrambe pubblicate a Milano dalla Carish & Jänichen. La seconda fu dedicata alla celebre artista Gea della Garisenda. Musicò i testi delle canzoni di E. Petrolini, che, ancora sconosciuto, si esibiva per lunghi periodi al teatro Alcazar di Genova.
Nel 1911, su esortazione del romanziere L. Motta, compose l'operetta Sultana, acquistata dalla compagnia di G. Magnani e rappresentata al teatro Fossati di Milano il 10 marzo con grande successo di pubblico.
Compose, tra le altre, le operette: Il bacio della duchessa (libr. di Motta), rappresentata il 22 nov. 1912 al teatro Reinach di Parma; Poleska la zoccolaia (libr. di D. Bernardi, Vicenza, teatro Verdi, 1912).
Terminata la grande guerra, interruppe completamente l'attività di organista e, stabilitosi a Milano, si dedicò interamente a quella di direttore d'orchestra di musica leggera. Compose dapprima l'operetta Boulevard di Motta e dal 1930 al 1932, valzer e canzoni quali: Tango azzurro (ed. propria), Meazza, balilla del gol (Milano, Carisch), Dai Carnera, Forza Guerra, Girardengo; queste canzoni sportive rappresentarono una novità nel campo della musica leggera.
Fu autore dì numerose altre canzonì, anche dialettali, riprodotte su dischi Columbia e Cetra nella interpretazione di rinomate "Squadre di canto genovese".
Emilio morì a Milano il 26 marzo 1977.
Autore dallo stile elegante e ricercato nella musica d'operetta, alla quale seppe infondere anche una squisita teatralità, Emilio si distinse anche nella musica sacra, in cui alla buona fattura formale univa una sincera religiosità. Nel repertorio canzonettistico rimane compositore di motivi dai ritmi brillanti apprezzabili per la garbata linea melodica d'ispirazione tipicamente italiana.
Bibl.: C. Carbone, Artisti genovesi (interamente dedicato ai F.), Genova 1940; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, II, p. 769; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, p. 213 e Supplemento, p. 91.