FILLOSSERA (dal gr. ϕύλλον "foglia" e ξηραίνω "dissecco"; lat. scient. Phylloxera De Fonsc.)
Genere d'Insetti appartenenti ai Rincoti omotteri, della superfamiglia degli Afidi (pidocchi delle piante), della famiglia dei Chermesidi, della sottofamiglia dei Fillosserini. Ai Chermesidi appartengono generi che vivono esclusivamente sulle conifere, di limitata importanza forestale, salvo alcune specie del genere Chermes, che sono specialmente dannose nei vivai. I Fillosserini, che non vivono mai sulle conifere, comprendono molte forme e si distinguono in due tribù, dei Fillosserini che secernono cera, e dei Fillosserini che non la secernono. A questi ultimi appartengono i generi Acanthochermes, Moritziella e Phylloxera, che si differenziano in base al numero degli stigmi addominali e al numero e alla disposizione dei peli tipici. Al genere Phylloxera, che si suddivide in tanti sottogeneri, appartengono la fillossera della quercia (Phylloxera quercus De Fonsc.), che, unica fra le fillossere, svolge il suo ciclo fra due specie di piante, il leccio e la quercia, producendo sulle foglie delle macchioline gialle, ma è di scarsa importanza agricola; e la fillossera della vite (Viteus vitisfolii Fitch o vastator Grassi, più nota sotto il nome di Phylloxera vastatrix Planchon).
La fillossera della vite fu scoperta per la prima volta da C. H. Fitch sulle foglie delle viti selvatiche nell'America del Nord (New York) nel 1854 e fu nuovamente ritrovata da J. O. Westwood nel 1863 sulle foglie e sulle radici della vite nelle serre di Hammersmith presso Londra. Scoperta da F. Sahut sulle radici della vite nel Sud della Francia il 15 luglio 1868, fu nuovamente descritta da J.-É. Planchon come Rhizaphis vastatrix; nel 1869 V. Signoret riconobbe l'appartenenza dell'insetto al genere Phylloxera. L'introduzione della fillossera in Europa (1858-1862) si deve attribuire indubbiamente all'importazione dall'America nel Sud della Francia di barbatelle di viti infette. In Italia erano stati avvertiti fin dal 1875 nelle vicinanze di Lecco dei deperimenti nella vegetazione delle viti, ma solo nel 1879 venne accertata la presenza dell'insetto nei dintorni di Valmadrera (Como) e di Agrate (Milano); l'anno successivo furono rinvenuti focolai d'infezione nelle provincie di Caltanissetta, di Messina e di Porto Maurizio (Imperia). Nel 1886 si scoprirono infezioni in Piemonte e nel 1888 in Toscana; nel 1899 furono riconosciute infette le Puglie; alla fine del secolo l'infezione era stata accertata in oltre 900 comuni e vi interessava più di 350.000 ha. di superficie. Nel 1931 essa risulta accertata in 89 delle 92 provincie italiane, con esclusione soltanto di Frosinone, Rieti e Napoli; circa la quarta parte degli oltre 4.000.000 di ha., sui quali in Italia è coltivata la vite, è stata distrutta o gravemente danneggiata dall'infezione, e le regioni più colpite sono quelle di maggiore importanza viticola.
La fillossera della vite può diventare adulta sotto forme diverse: gallecola, radicicola, alata e sessuale; a queste si aggiunge una quinta forma, detta ninfale, frequentemente riscontrata specialmente sulle radici di certe viti americane: in ogni caso lo stadio adulto è raggiunto dopo quattro mute. Nelle prime tre forme e nella ninfale non esistono che femmine, munite di rostro, che depongono uova fertili senza fecondazione e sono perciò partenogeniche. Nella forma sessuale si distinguono maschi e femmine, ambedue privi di rostro: la femmina, fecondata, depone un unico uovo, detto uovo d'inverno o durevole, perché deposto in estate o in autunno, schiude soltanto nella primavera successiva. La gallecola sta esclusivamente sulle parti verdi della vite e specialmente sulle foglie, in particolar modo delle viti americane, dove è causa della formazione di certe borse o galle, in cui rimane ricoverata e depone le uova; la radicicola e la ninfale stanno sulle radici, dove producono alterazioni analoghe alle galle fogliari; solo in rari casi la radicicola può stabilirsi sulle foglie, oppure nata, come vedremo, nelle galle, ivi svilupparsi senza raggiungere le radici, come avviene ordinariamente; l'alata comincia la sua vita sulle radici e la termina sotto le cortecce del ceppo (o, più raramente, sotto le foglie), dove depone le uova e dove vengono a trovarsi e vivono i sessuali, che ne hanno origine; talvolta l'alata può avere origine nelle galle da radicicole ivi stabilitesi. Ma tutte queste forme si trovano soltanto sulle viti americane, dove la fillossera compie il suo ciclo biologico normale.
Ciclo della fillossera. - Dall'unico uovo d'inverno, deposto dalla sessuale fecondata, schiude in primavera una gallecola, che è il punto di partenza di una nuova colonia e che perciò è detta fondatrice. In seguito alle punture in cerchio che col rostro produce sulla foglia di vite, verso cui si è diretta, si ha la formazione di una galla, dove essa depone un numero considerevole di uova, anche oltre 500, da cui nascono in grandissima quantità forme gallecole, destinate cioè, come la madre, a svilupparsi sulle foglie, e in piccola parte forme radicicole, che, raggiunti i margini della foglia, si lasciano cadere sul terreno per raggiungere le radici. Le gallecole si portano all'apice del tralcio, ove sono foglie in accrescimento, e vi producono nuove galle, entro cui depositeranno uova, che daranno origine nuovamente a gallecole e radicicole; ciò si ripeterà allo stesso modo per un numero variabile di volte entro l'anno, secondo il clima, fino ad un massimo di otto generazioni, con la sola variante che, mentre nelle prime il numero delle gallecole è prevalente su quello delle radicicole, con l'avanzare della stagione il rapporto di regola s'inverte e prevalgono le radicicole sulle gallecole. Le ultime gallecole che si producono, spesso in numero limitato, con l'arrestarsi della vegetazione e la caduta delle foglie, finiscono col morire.
Sulle radici, dalle radicicole nascono altre radicicole, per un numero vario di generazioni, specialmente in dipendenza del clima. Ma dal giugno all'ottobre certe radicicole, che al momento della nascita non sono diverse dalle altre, possono differenziarsi durante lo sviluppo ed acquistare le ali. Il numero delle alate varia a seconda di molte circostanze, tra cui predominano la nutrizione, la temperatura e l'umidità. Le alate escono dal terreno e depongono un piccolo numero di uova, fino ad un massimo di otto, in generale fra le screpolature della corteccia dei rami di due o più anni o del tronco; molto raramente presso le nervature nella pagina inferiore delle foglie. Le uova, che dànno origine ai sessuali, sono di due grandezze, ma ogni alata depone uova di una sola grandezza; le uova di dimensioni maggiori dànno origine a femmine, quelle più piccole a maschi. La femmina fecondata depone, sempre fra le cortecce del tronco ma assai più profondamente, l'uovo d'inverno, che schiuderà alla primavera ventura, iniziando il nuovo cido.
Questo ciclo, specialmente in relazione al vitigno e al clima, può subire importanti modificazioni: sulle viti americane, specie pure o ibridi resistenti, si ha una completa o quasi completa trasformazione delle radicicole in alate, in modo che la pianta resta alla fine di autunno disinfettata alle radici; sugl'ibridi di minore resistenza invece la disinfezione non è completa e le ultime radicicole che nascono si arrestano nello sviluppo ed entrano in letargo (ibernanti), da cui usciranno alla primavera successiva, riprendendo la serie delle generazioni radicicole. Sulle viti europee infine grande è il numero delle ibernanti, mentre le alate difficilmente riescono a deporre le uova; se vi riescono, raramente i sessuali si incontrano e ben più raramente la femmina può deporre le uova d'inverno; se pur questo fosse deposto, solo in casi eccezionalissimi la gallecola, che ne schiuderebbe a primavera, riuscirebbe a formare sulle foglie la galla e dare inizio alle generazioni gallecole, perché le foglie delle viti nostrali mal si prestano alla f0rmazione delle galle. Sulle viti nostrali si ha quindi, insieme con la produzione delle alate che non porta conseguenze, una serie di generazioni radicicole, interrotte annualmente da un periodo più o meno lungo di letargo invernale; del complicato ciclo sopra esposto non resta dunque che una serie di generazioni partenogenetiche, mai interrotto dalla generazione sessuale.
L'uovo d'inverno o durevole è appena visibile ad occhio nudo: è infatti lungo poco più di un quarto di mm. e largo poco più di un decimo. Appena deposto è di color giallo, lucente, liscio; ma dopo poche ore assume una tinta color verde oliva, che mantiene durante tutto l'inverno fino all'approssimarsi della schiusura, quando torna a farsi più chiaro. Alla parte anteriore dell'uovo si vedono, al microscopio, tante piccole insenature, che vanno attenuandosi verso la parte posteriore, che porta un peduncolo ripiegato, il quale unisce l'uovo alla corteccia della vite.
La piccola larva che in primavera ne schiude (fondatrice), di color giallo chiaro, è lunga circa 1/3 di mm., di forma ellittica allungata, con antenne relativamente lunghe. Il terzo articolo dell'antenna è sempre sottile, fusiforme, più acuminato all'apice che alla base e porta la fossetta olfattoria o rinario. Le setole boccali sono molto brevi e i peli dei tarsi sono più lunghi che nelle forme radicicole. Nel primo stadio, che va dalla nascita alla prima muta, la fondatrice si dirige subito verso le foglie tenere della vite, ancora ripiegate. Anche se trovasse condizioni sfavorevoli di sviluppo (foglie di viti europee, per esempio), la gallecola non può cambiare il suo destino e non può fissarsi sulle radici; o produce una galla o è condannata a morire. Le giovani larve gallecole - tanto la fondatrice quanto quelle delle generazioni successive, che, specialmente negli stadî più avanzati, del tutto le assomigliano - attaccano le foglie con una serie di punture disposte in piccolissimo cerchio: si produce un giro di peli, all'interno del quale la superficie s'inspessisce e si accresce ricurvandosi e formando come una sorta di borsa, che sporge dalla pagina inferiore della foglia. I peli allungandosi e incrociandosi vengono a chiudere l'apertura della borsa, in cui sta la fillossera, che dopo breve tempo non è più visibile. Le dimensioni e la forma delle galle fillosseriche variano a seconda del vitigno, della stagione, dello stato di sviluppo della foglia, ecc. La galla ha in generale forma sferoidale, spesso ristretta superiormente in guisa da presentare una sorta di collo; può ospitare, oltre la gallecola che l'ha prodotta, due, tre o più delle sue figlie o nipoti diventate adulte e ovificanti. Quando le larve gallecole siano molte o in casi speciali, si attaccano oltre che alla pagina inferiore delle foglie, ai viticci, ai piccioli delle foglie, ai peduncoli fiorali e anche ai fiori, ma la galla non si forma allora regolarmente. Sulle viti nostrali si hanno formazioni di cercini pelosi, infossamenti emisferici più o meno profondi, galle aperte o incomplete, raramente perfette. In certe viti americane la serie circolare delle punture mortifica le cellule; si vede così un piccolo cerchio nero, ma la galla non si sviluppa e la gallecola muore. In altri vitigni, specialmente ibridi europeo-americani, in conseguenza delle punture apparisce una macchiolina violacea, contornata da un'aureola chiara. La gallecola adulta, distinguibile dagli stadî precedenti per la presenza dell'apertura genitale, può raggiungere mm. 1/4 di lunghezza; piena di uova assume un aspetto quasi sferoidale, è di colore giallo verdastro e il lato dorsale non presenta tubercoli. Le uova, di un giallo chiarissimo o di un giallo intenso, sono sempre lucenti e alla superficie si vede, al microscopio, una specie di reticolo a maglie larghe.
Come è stato detto, da queste uova nascono larve che hanno forme e destino diverso, cioè una parte sono gallecole e vanno sulle foglie a formar nuove galle, l'altra parte sono radicicole e passano ad infettare le. radici. Alla schiusura dell'uovo, le radicicole si distinguono dalle gallecole perché le antenne sono relativamente più grosse e il terzo articolo termina a guisa di becco di flauto a causa della fossetta olfattoria che è molto grande; inoltre i peli delle antenne e delle zampe sono più robusti e più grossi; si scorgono già, specie nella parte anteriore, tracce di tubercoli, che si faranno più evidenti negli stadî successivi, le setole rostrali già più lunghe vanno sempre crescendo col succedersi delle generazioni.
Poiché le galle si producono soltanto su foglie in accrescimento e la schiusura delle uova d'inverno è contemporanea allo svilupparsi dei nuovi germogli, le foglie infette dalle fondatrici sono di regola le prime quattro foglie basali del tralcio, eccezionalmente le prime sei; durante lo sviluppo della fondatrice si formano nuove foglie che rimarranno sempre prive di galle; vi è così una netta distinzione fra le galle di prima e quelle di seconda generazione; non così fra le generazioni successive che si accavallano. Non vi è differenza fra le radicicole nate sulle radici e quelle provenienti dalle galle. Nella radicicola la scultura del dorso è modificata per le pieghe che convergono verso le papille dei peli, dove la cuticola si presenta più sollevata e oscura a formare i tubercoli, che mancano nelle gallecole.
Le giovani larve si fissano sulle radici ed a seconda che queste crescano ancora in lunghezza oppure crescano solo in spessore si hanno diverse forme delle alterazioni, che si originano in seguito alle punture. Si dicono nodosità i rigonfiamenti a forma di minuscola testa d'uccello o più o meno irregolari, che si formano verso l'apice vegetativo di una radichetta in accrescimento. Si dicono tuberosità i rigonfiamenti che si formano quando le radicicole si fissano su giovani radici, ma in un punto distante dall'apice vegetativo (tuberosità sottoepidermiche); oppure su radici di più anni (tuberosità sottoperidermiche). Le tuberosità hanno la forma di protuberanze emisferiche, più o meno irregolari. Tanto le nodosità quanto le tuberosità dopo qualche tempo marciscono: questo marciume, col moltiplicarsi della fillossera che invade ed altera tutto l'apparato radicale delle viti europee, distrugge la maggior parte delle radici, provocando prima il deperimento e dopo la morte della pianta: la fillossera ne è dunque la causa indiretta. Le uova della radicicola sono lievissimamente più grandi di quelle della gallecola e di forma ovoide; il colore varia dal verdastro al giallo vivo e al giallo bruno; non sono lucenti né presentano il rilievo esagonale delle uova di gallecole; anche il loro numero è minore e raramente arriva a 250.
Con l'avvicinarsi della stagione invernale e con l'arrestarsi della vegetazione, le giovani larve radicicole non proseguono nel loro sviluppo, acquistano un colore scuro, che diventa tanto più intenso quanto più il clima è freddo e l'ibernamento è prolungato: non si muovono più, non si nutrono e non compiono più le mute; vivono cioè in stato di letargo e sono dette ibernanti. Sulle radici delle viti europee sono numerosissime; stanno spesso addossate l'una all'altra, con le zampe ripiegate lungo il corpo, le setole rostrali infisse nella radice, se questa è giovane; oppure restano libere, riparate sotto le cortecce, se le radici su cui si trovano sono più adulte. Un fenomeno simile all'ibernamento si produce, per difetto di alimentazione, quando le larve si trovino su radici in cattive condizioni, specialmente in seguito all'arresto della vegetazione della pianta: prende un aspetto più generale, e fu detto estivamento, quando le viti si trovino in terreni sabbiosi, aridi, che in piena estate determinano quasi un arresto nella vegetazione delle piante.
Le giovani radicicole, sia che provengano dalle galle, sia che abbiano origine sulle radici, sono bipotenti, possono cioè diventare madri attere virginopare (producenti uova partenogenetiche) o alate sessupare (producenti uova sessuate); e ciò per cause estrinseche alle radicicole stesse (nutrizione, temperatura, umidità, vitigno, ecc.). Il differenziamento comincia al terzo stadio, nel quale la radicicola che diventerà alata (preninfa) presenta le antenne più lunghe, l'addome più ristretto e i tubercoli più pronunziati. Lo stadio successivo (ninfa) è caratterizzato dalla presenza degli astucci o guaine delle ali; il terzo articolo delle antenne e le zampe sono assai più lunghi; più evidenti i tubercoli; alle tre faccette degli occhi larvali se ne aggiungono altre tre; la colorazione diventa arancione.
L'alata, dopo qualche oia dall'uscita dalla spoglia di ninfa, presenta una colorazione arancione, col corsaletto bruno e le ali iridescenti; il terzo articolo delle antenne presenta due fossette olfattorie; accanto agli occhi larvali vi sono gli occhi composti, molto sviluppati, e tre occhi semplici, situati l'uno in mezzo alla fronte e gli altri due alla base delle antenne. Le uova dell'alata, deposte in numero variabile da uno ad otto, in generale due o tre, sono lucenti, ovalari e presentano il rilievo esagonale, come le uova di gallecola. La ninfale è una forma sotto la quale la radicicola raggiunge lo stadio adulto, acquistando caratteri che sono in certo modo intermedî tra la radicicola attera e l'alata. Le ninfali depongono uova, che daranno origine a radicicole, identiche a quelle delle madri attere. I sessuali per divenire adulti compiono pure quattro mute, come tutte le altre forme, ma i diversi stadi non sono egualmente differenziati. Finché il sessuale non è adulto non si sposta e non si libera dalle membrane dell'uovo e dalle quattro spoglie, che rimangono aderenti alla parte posteriore. Tanto i maschi quanto le femmine sono atteri e sprovvisti di rostro; i maschi sono lunghi meno di 1/3 di mm.; le femmine raggiungono facilmente il mezzo mm. e hanno una colorazione più chiara. Un maschio può fecondare più femmine; la femmina si trova spesso morta presso l'uovo deposto, molto raggrinzita e ridotta di volume.
In questi ultimi anni è stata assai dibattuta, fra autori italiani e stranieri, specialmente tedeschi, la questione della esistenza di razze o specie distinte della fillossera della vite. Mentre l'esistenza di due specie distinte con particolari caratteri morfologici è stata vittoriosamente oppugnata, è stato riconosciuto un differente comportamento biologico in fillossere di diversa origine, facilmente verificabile nella formazione delle galle; cioè mentre, per esempio, fillossere gallecole di una sorta sono atte a produrre galle su certi vitigni americani, altre gallecole di diversa origine sono incapaci alla produzione delle galle sugli stessi vitigni. Secondo il Börner si tratterebbe di due razze già esistenti nell'America Settentrionale e importate direttamente in Europa, la prima (che egli denomina vastatrix) con ibridi della vite Labrusca, particolarmente attaccata da questa fillossera, e usati come produttori diretti; la seconda (denominata vitifoliae) con le viti Aestivalis, Riparia, Rupestris, usate come portainnesti. La prima di queste forme sarebbe caratterizzata da una maggiore lunghezza delle setole rostrali. Queste due razze avrebbero anche dato origine ad ibridi naturali e ormai si troverebbero frammiste nella quasi totalità del vigneto europeo; onde la questione della loro esistenza non sembrerebbe avere alcuna pratica importanza, se non per lavori di ibridazione in vista di un eventuale ottenimento di vitigni produttori diretti, resistenti ad ogni infezione fillosserica e ad altre malattie parassitarie.
La diffusione della fillossera. - La fillossera si diffonde naturalmente o casualmente. Fra i modi naturali di diffusione predomina grandemente su tutti la fuoriuscita dal terreno delle giovani larve radicicole. Le larve appena dischiuse dall'uovo tendono ad allontanarsi dal luogo dove sono nate per andare alla ricerca di nuove radici da infettare. In questo stadio esse sono attratte e guidate dalla luce; cioè se pervenga loro, attraverso le fenditure del terreno, una debolissima luce, salgono verso la superficie, la raggiungono e camminano su essa; dopo avervi vagato, tentano raggiungere le radici introducendosi nuovamente nelle fessure del terreno. La fuoriuscita delle larve si esalta ed è facilmente verificabile quando gli strati superficiali del terreno siano bagnati, come dopo una pioggia; essa continua per tutto il periodo di attiva proliferazione delle radicicole. Per mezzo di queste larve che hanno raggiunto la superficie, l'infezione s'irraggia normalmente attorno alla vite prima infetta, oppure queste larve trascinate dal vento o dalle acque o raccolte dal passaggio di persone, di animali, di arnesi di lavoro ecc. possono essere trasportate anche a distanza, e, raggiunta nuovamente una radice di vite, dare origine ad una nuova infezione. L'infezione può anche passare sotterraneamente da vite a vite, attraverso le fenditure del terreno, le gallerie scavate dagli animali, ecc., senza che le larve abbiano raggiunta la superficie. Anche le larve uscite dalle galle possono propagare l'infezione, specialmente attraverso la forma radicicola: la forma gallecola può solo propagare l'infezione ove trovi viti americane adatte alla produzione delle galle, perché sulle viti europee si sviluppa con difficoltà e spesso rapidamente si estingue. L'alata fu ritenuta la forma destinata a spargere la specie in lontananza ed a produrre nuove colonie: in realtà, per il vigneto europeo, non ha pratica importanza per la difficoltà ad ovificare, per la mancanza di orientamento nei vigneti nostrali, per la difficoltà dei sessuati di svilupparsi e di incontrarsi, per la difficoltà infine della fondatrice, schiusa dall'uovo d'inverno, a produrre una galla fertile sulle viti europee. Quando invece esistono viti americane non innestate può l'alata diventare agente di diffusione, attraverso le generazioni gallecole, che dalla sua discendenza e dall'uovo d'inverno traggono origine.
Fra i modi casuali o artificiali, il trasporto a distanze più o meno grandi di barbatelle di viti costituisce il modo ordinario di diffusione della malattia. Le talee di viti non possono invece trasportare l'infezione, perché non esiste un ibernamento delle gallecole; perché se esse sono prive di radici, come devono, non possono ospitare radicicole; e perché infine sul legno dell'annata non può trovarsi l'uovo d'inverno, se non, eccezionalmente, nella parte basale che, per il fatto di rimanere profondamente interrata, provocherebbe il marcimento dell'uovo stesso. Durante il periodo attivo dell'insetto, qualunque cosa che esca dal vigneto può essere causa di trasporto dell'infezione per mezzo delle radicicole emigranti; durante il periodo di ibernamento solo con le radici di vite, o con porzioni di esse, può essere trasportata l'infezione: solo quindi ciò che può contenere radici di viti (concimi, terra, ecc.) può divenire agente di propagazione.
La lotta contro la fillossera. - Può essere diretta o indiretta. Col primo sistema si tende ad impedire l'introduzione dell'infezione, a soffocarne le prime manifestazioni, a ostacolarne la moltiplicazione e la diffusione, a render più lenta la marcia devastatrice dell'insetto. Col secondo sistema si ricostruisce il vigneto con viti resistenti all'insetto: quest'ultimo costituisce la migliore lotta economica contro la fillossera e ha permesso la conservazione del vigneto europeo.
Nella lotta diretta si ricercano le infezioni, che si manifestano all'esterno col deperimento delle viti e si accertano con l'esame radicale. Delimitata l'infezione, si inietta nella zona infetta e in una zona circostante, detta di sicurezza, a mezzo di appositi strumenti (pali iniettori), del solfuro di carbonio (proposto da Thénard nel 1869) nella dose di circa 300 gr. al mq. Queste iniezioni causano la morte delle viti e degl'insetti ospitati sulle radici. Questo metodo, detto estintivo, ha dato e dà efficaci risultati ai primordî dell'infezione fillosserica e quando si tratta d'infezioni poco estese o che minacciano importanti zone viticole immuni. Applicando il solfuro di carbonio (o il solfocarbonato potassico) in dosi più attenuate (20-30 gr. a mq.) si ha una parziale disinfezione della pianta, che non risente danno del trattamento (metodo curativo). Ma per la necessità di limitare il trattamento ai terreni sciolti e profondi, dove i vapori tossici possono diffondersi facilmente e senza perdite; per la spesa ingente della cura, che va ripetuta annualmente o quasi; per la necessità di laute concimazioni ricostituenti, il metodo ha trovato scarsa e limitata applicazione, che il reddito viticolo raramente consente. La sommersione invernale ed annuale dei vigneti infetti, proposta da Seigle nel 1868, è pure un efficace metodo di disinfezione, ma di limitatissima possibilità d'attuazione. Anche l'impianto nelle sabbie preserva le piante dall'infezione: la sabbia ostacola infatti il cammino delle giovani larve radicicole. A quest'azione può aggiungersi l'influenza della sommersione capillare.
Sono metodi di lotta diretta contro la fillossera i divieti di circolazione di materiali atti a diffonderla. Nei rapporti internazionali i divieti sono regolati dalla convenzione di Berna sottoscritta nel 1881; nei rapporti nazionali ciascuno stato provvede con divieti d'importazione, di esportazione e di transito e con divieti di vendita di viti o di parti di viti; provvede anche con l'imposizione della disinfezione delle viti (barbatelle), che si esegue con diversi sistemi (immersione in acqua calda a 53° per 5′; esposizione ai vapori di acido cianidrico per un'ora, ecc.). Contro l'infezione gallecola, che può deprimere fortemente la vegetazione delle viti americane destinate alla produzione delle talee per la ricostituzione del vigneto europeo, può ricorrersi alla pennellatura invernale dei ceppi, per la distruzione dell'uovo d'inverno, con una miscela (Balbiani) a base di olio pesante di catrame e calce; o al sotterramento invernale dei ceppi allo scopo di provocare il marcimento delle uova d'inverno; o, alla raccolta a mano e distruzione delle prime galle, cioè delle galle formate dalla fondatrice schiusa dall'uovo d'inverno.
Bibl.: B. Grassi ed allievi, Contributo alla conoscenza delle fillosserine ed in particolare della fillossera della vite, seguito da un Riassunto teorico-pratico della biologia della fillossera della vite di A. Foà, Roma 1912 (con bibliografia completa dei precedenti studî zoologici sulla fillossera); B. Grassi, Nuovi contributi alla conoscenza delle fillosserine, in Rend. della R. Acc. dei Lincei, cl. sc. fis. e mat., s. 5ª, XXI, Roma (1912) e XXIII (1914); id., Ricerche intorno alla fuoriuscita dal terreno delle prime larve della fillossera della vite, in Boll. del Minist. di agr., ind. e comm., 1915; id., e M. Topi Esistono diverse razze della fillossera della vite?, in Rend. R. Acc. dei Lincei, cl. sc. fis. e mat., s. 5ª, XXVI (1917); id., Esperimenti sulle presunte diverse razze o specie di fillossera della vite, ibid., s. 5ª, XXXIII (1924); id., Le diverse specie di fillossera della vite, distinte dal Börner, sono inconsistenti, ibid., s. 5ª, XXXIII (1924); M. Topi, ancora sull'esistenza di diverse specie di fillossera della vite ecc., ibid., s. 5ª, XXXIII (1924); id., Sulle probabili cause del diverso comportamento della fillossera ecc., in Monit. zool. ital., 1926; id., Sulla esistenza di diverse razze della fillosera, ecc., ibid., 1927; id., La lotta contro la fillossera gallecola della vite, in Boll. della R. Staz. di Pat. veg., 1928; id., Ulteriori ricerche sulla esistenza di razze diverse della vite, ibid., 1929; K. Börner, Die deutsche Reblaus, ecc., 1910; id., Über die Sanierung von Reblausherden, ecc., 1921; id., Gibt es eine oder zwei Reblausarten...?, 1922; id., Neue Aufgaben der Reblausforschung, 1923; id., Die neuen Forschungen zur Reblausrassenfrage, 1924; id., Phänologie und Bekämpfung der Blattreblaus, 1926; id., Reblaus, in Weinbau-Lexikon für Winzer, ecc., Berlino 1929; Schneider-Orelli e Leuzinger, Vergleichende Unters. z. Reblausfrage, 1924; F. Stellwaag, Die Weinbauinsekten d. Kulturländer, Berlino 1928.