CALANDRINI, Filippo
Nacque a Lucca, dove fu battezzato il 9 ag. 1548, da Giuliano di Filippo e da Caterina di Agostino Balbani. Rimasto orfano di madre nel 1554, fu allevato, con i fratelli, dalla zia Maddalena Amolfini, sposa di Benedetto Calandrini, che non aveva figli. Visse praticamente con gli zii, venuti ad abitare nella medesima casa, perché il padre era costretto dagli affari a lunghi periodi di assenza.
Ben presto convertitosi, sulle orme del padre Giuliano, alla Riforma, abbandonò Lucca nella primavera del 1567 insieme con gli zii: la famiglia si ritrovò così al completo in Francia. Il 30 luglio 1567 il C. ricevette l'intimazione a comparire a Lucca sotto l'accusa di eresia, entro il termine di quattro mesi, cui fece seguito la concessione di una proroga fino al febbraio del 1568. Il 28 febbr. 1570 il C. fu messo al bando dalla Repubblica di Lucca e dichiarato eretico e ribelle insieme con lo zio Benedetto, Michele di Francesco Burlamacchi ed altri.
Intanto a Parigi il C. e i familiari travolti dalle guerre di religione e scampati alla notte di S. Bartolomeo, passavano per ogni genere di peregrinazioni con gravi perdite del loro patrimonio. Mentre tutti i suoi si trattenevano in Francia sotto la protezione di influenti personaggi, il C. varcava la Manica e nel dicembre del 1572 entrava a far parte, previo esame dogmatico, della Chiesa italiana riformata di Londra, insieme con Francesco Pucci, Michele Clerici ed altri dei numerosi esuli che si erano rifugiati in Inghilterra. Unico in una famiglia di mercanti e di banchieri, il C., assuefatto dall'esilio a una vita spericolata, non esitò ad abbracciare la carriera delle armi al seguito del duca di Montgomery: successivamente, tornato in Francia, prese a militare sotto il barone d'Anguillière e il duca di Rohan.
Il 21 apr. 1575 tenne a battesimo a Sedan un figlio di Michele Burlamacchi, che con altri profughi lucchesi aveva trovato asilo presso il duca di Bouillon. Il 3 luglio 1583 sposò una gentildonna francese, già vedova, parente della duchessa di Rohan, denominata dal castello di Villejeger. Probabilmente senza aver avuto figli, morì a La Rochelle nel mese di ottobre del 1586.
Fonti e Bibl.: Ginevra, Bibliothèque publ. et universitaire, ms. Suppl. 438: Libro de' degnissimi ricordi delle nostre famiglie (sec. XVII), cc. 53, 89; Lucca, Biblioteca governativa, ms. 1109: G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi (sec. XVIII), c. 79; F. Pucci, Lettere, docum. e testim., a cura di L. Firpo-R. Piattoli, II, Firenze 1959, p.115; J. A. Galiffe, Notices généal. sur les familles genevoises depuis les premiers temps jusqu'à nos jours, II, Genève 1836, p.549; Ch. Eynard, Lucques et les Burlamacchi. Souvenirs de la Réforme en Italie, Paris 1848, p. 210; J. B. G. Galiffe, Le refuge italien de Genève aux XVIe et XVIIe siècles Genève 1881, p. 153; G. Sforza, La patria, la famiglia e la gioviezza di papa Niccolò V, in Atti della R. Accademia lucchese di scienze, lettere e arti, XXIII(1884), p. 319; A. Pascal, Da Lucca a Ginevra. Studi sulla emigrazione religiosa lucchese a Ginevra, Pinerolo 1935, passim;L. Firpo, La Chiesa italiana di Londra nel Cinquecento e i suoi rapporti con Ginevra, in Ginevra e l'Italia, Firenze 1959, pp. 372 s.