FIESCHI, Gian Luigi, il Giovane
Nato nel 1522 da Sinibaldo e da Maria della Rovere, aveva assistito nella giovinezza alle splendide magnificenze paterne, cui era succeduto il declinare della famiglia mentre i Doria salivano per opera di Andrea a un incontrastato predominio. Forse risentimenti e rancori per ragioni affatto intime e private (come le assiduità di Giannettino presso la moglie Eleonora Cybo) contribuirono ad accrescere il malanimo di Gian Luigi contro i Doria, ma questi elementi, derivati da tarde e malsicure testimonianze, hanno un valore secondario. La congiura che Gian Luigi ordì contro i Doria ha soprattutto carattere politico, destinata a diventare un momento del duello tra Francia e Spagna, poiché abbattere i Doria voleva dire necessariamente sottrarre Genova al predominio spagnolo per sostituirvi l'influenza francese.
Gian Luigi fu indubbiamente in rapporti con la corte di Francia, ove mandò un fratello; ma in quei maneggi si trattò piuttosto di vaghe speranze che di accordi precisi. Della diretta partecipazione del papa Paolo III alla congiura manca ogni prova certa; più probabile è la preventiva conoscenza e l'intervento al complotto del duca di Piacenza Pier Luigi Farnese, figlio del papa. Scopo immediato della congiura fu quello di uccidere Andrea Doria, il nipote Giannettino e il suocero di questo Adamo Centurione, mettere sul trono ducale Barnaba Adorno e porre Genova sotto la protezione della Francia. Gian Luigi avrebbe così riavuta la posizione dell'avo e consolidati i possedimenti feudali dal Pontremolese alla Val di Taro. Accortosi il F. che delle trame che si ordivano qualche cosa era trapelato, decise di accelerare il moto e fatti venire dai suoi feudi fedeli armati, la notte dal 2 al 3 gennaio 1547 occupò le porte della città e la darsena per impadronirsi delle galere del Doria. Ma nel passare sopra un ponte improvvisato da una nave all'altra, cadde in acqua e affogò. Giannettino, accorso al rumore del tumulto, fu ucciso, ma la morte del capo dell'insurrezione scoraggiò i più, che non risposero ai richiami alla libertà di Gerolamo fratello di Gian Luigi. Riparato nel castello di Montoggio, Gerolamo vi fu preso e ucciso, mentre il palazzo di via Lata era abbattuto e i feudi passavano in possesso della repubblica, del Doria e in parte del Farnese e del governatore di Milano. Gli altri fratelli erano riusciti a fuggire in Francia; Ottobono partecipò nel 1548 alla congiura di Giulio Cybo; raggiunto a Porto Ercole, nel 1555 fu mandato a morte. Contro Scipione, come partecipe della duplice congiura, fu iniziato per ordine di Carlo V un processo che si chiuse con la condanna a morte in contumacia, e il sequestro di tutti i beni, nel 1552, ma, con l'intervento e l'aiuto della Francia, Scipione ne richiese poi la restituzione. La vertenza giudiziaria si chiuse con sentenza favorevole nel 1574.
Bibl.: Oltre le storie generali, quelle su A. Doria e le vecchie narrazioni del Foglietta, del Mascardi, del Capelloni; v. M. G. Canale, Storia della Repubblica di Genova, 1528-1550, Genova 1874, p. 165 segg.; E. Bernabò Brea, Sulla congiura del conte Gian Luigi Fieschi, Genova 1863; E. Celesia, La congiura del conte Gian Luigi Fieschi, Genova 1865 (e v. su queste opere, L. T. Belgrano, in Arch. stor. italiano, s. 3ª, IV, 1866); Nuovi documenti sulla congiura di G. L. F. raccolti da A. Gavazza, Genova 1886; Documenti ispano-genovesi dell'Archivio di Simancas e M. Spinola, Relazione sui documenti ecc., in Atti Soc. lig. st. patria, VIII (1868); L. Staffetti, La congiura del Fiesco e la corte di Toscana, ibid., XXIII (1891); E. Callegari, La congiura del Fiesco secondo i documenti degli archivi di Simancas e di Genova, in Ateneo veneto, 1892; A. Neri, Andrea Doria e la corte di Mantova, Genova 1898; C. Capasso, Paolo III, II, Messina 1924, p. 579 segg. Sul processo di Scipione, L. T. Belgrano, in Atti Soc. ligure st. patria, VIII, ii (1868). Tra le opere letterarie ispirate alla congiura di G. L. F. la più famosa è la tragedia dello Schiller.