ferro
Elemento chimico metallico (simbolo Fe), numero atomico 26, appartenente all’ottavo gruppo del sistema periodico; raramente libero in natura, mentre abbondanti sono i suoi composti minerali. Come elemento biogeno appartiene alla categoria dei microelementi, o elementi traccia; è importante per l’organismo umano (la sua assenza determina gravi squilibri nei processi vitali). Malattia da f.: lo stesso che siderosi.
L’organismo umano adulto contiene complessivamente 3,5÷5 g, di f. di cui Il 65% legato all’emoglobina contenuta nei globuli rossi, il 10% nella mioglobina, mentre il resto, in quantità minime, si trova nei citocromi, in alcuni enzimi (perossidasi, catalasi), in certi sistemi funzionali del cervello e, sotto forma di riserva, nel fegato, nella milza e nel midollo osseo legato alle proteine ferritina ed emosiderina. Una piccola quantità si trova anche nel plasma sanguigno, legata alla transferrina. È grazie al f. contenuto nell’emoglobina che l’ossigeno può legarsi in forma reversibile per essere trasportato e ceduto ai tessuti.
Il f. ingerito è ridotto, assorbito (soprattutto nel duodeno) e quindi immagazzinato nella proteina ferritina e nell’emosiderina sotto forma ossidata. Quando il tasso ematico del f. diminuisce, passa dalla ferritina al sangue, dove si combina con una α-globulina dando origine alla transferrina, sua forma di trasporto verso i tessuti, dove viene fissato all’emosiderina che funge da proteina-deposito. Non si conoscono forme di escrezione del f. in eccesso, per cui somministrazioni continuative di f. o ripetute trasfusioni possono provocare accumuli nei tessuti (emocromatosi). La regolazione pertanto avviene solo a livello dell’assorbimento: più alta è la quota di f. ingerita, o presente come riserva, più bassa è la quota assorbita, e viceversa.
Il fabbisogno giornaliero di f. di un adulto è tra 10 e 20 mg. L’assorbimento del f. contenuto negli alimenti dipende in gran parte dalla sua biodisponibilità, ovvero dalla forma chimica in cui si trova e dalla presenza di altri composti che ne riducono l’assimilazione. Infatti può essere presente negli alimenti come f. ferroso, legato al gruppo eme (emoglobina e mioglobina delle carni), che è molto bene assorbito; oppure trovarsi in forma ferrica (nei vegetali) ed è assorbito con maggiore difficoltà. L’assorbimento viene ostacolato dalla presenza di sostanze che legano il f. (acido fitico, nei cereali integrali; acido ossalico, in alcuni ortaggi; polifenoli, nel tè e nel cacao), oppure da certi farmaci, come gli antiacidi. Ma può essere facilitato da sostanze come l’acido ascorbico (vitamina C). Nel latte umano il ferro è unito alla lattoferrina, proteina che ne agevola l’assorbimento nel neonato.
La carenza di ferro produce anemia, rilevata in un primo stadio da un basso livello di ferritina sierica, in un secondo stadio da una diminuzione della transferrina (carenza di f. senza anemia) e, infine, in un terzo stadio in cui si abbassa il livello dell’emoglobina (anemia da carenza di f.). I preparati più usati in terapia sono a base di f. ridotto, di carbonato, di solfato e di citrato (➔ marziale, terapia).