FERRERO DELLA MARMORA, Alberto
Nacque a Torino il 6 apr. 1789, dal marchese Celestino e da Raffaella Argentero di Bersezio, secondogenito di tredici figli.
Celestino (7 luglio 1754-30 ag. 1805), investito del marchesato di La Marmora il 25 luglio 1775, aveva percorso i primi gradi della carriera militare, seguendo la tradizione di famiglia. Nel 1770 era stato alfiere nel reggimento delle guardie; nel 1773 aiutante di campo di suo zio, Filippo della Marmora, allora viceré di Sardegna; nel 1787, diventato primo scudiere della principessa di Piemonte, era stato promosso capitano nel reggimento d'Ivrea. Nel 1797, allorché i domini di terraferma di casa Savoia vennero occupati dai Francesi, si era ritirato a vita privata.
Durante l'infanzia venne educato soprattutto dal padre, che aveva abbandonato la carriera militare. Influenzato dagli ideali della Rivoluzione francese, nutrì per un certo periodo simpatie repubblicane. Il 14 ag. 1806 entrò nella Scuola militare di Fontainebleau, da cui uscì nell'aprile 1807 col grado di sottotenente di fanteria. Iniziò così la carriera militare nell'esercito francese, prendendo parte a numerose campagne contro l'Austria e combattendo a Wagram nel 1809 contro le forze della quinta coalizione. Nell'ottobre 1813, dopo la battaglia di Lipsia, fu fatto prigioniero e trasferito nel Nord della Russia. In seguito all'abdicazione di Napoleone, con gli altri prigionieri di guerra venne rinviato a Torino. Ritornato in patria, il 1º ott. 184 entrò nel reggimento guardie con il grado di luogotenente. Fu promosso capitano il 16 febbr. 1816, dopo aver preso parte, l'anno precedente, sotto il generale Vittorio Sallier de La Tour, alla settima coalizione contro Napoleone.
Nel febbraio 1819 compì uno dei suoi primi viaggi di studio in Sardegna per indagare sull'ornitologia dell'isola. Ebbe come compagni di viaggio il prof. J. Keyser, geologo di Cristiania, ed il cav. De Prunner, direttore del Museo di storia naturale e di antichità di Cagliari. Questo primo viaggio gli forni un ampio materiale, che utilizzerà nei suoi successivi scritti sulla Sardegna, per descrivere l'isola in tutte le sue parti.
Il 23 ott. 1821, in seguito ai moti piemontesi, venne dispensato dal servizio militare e confinato in Sardegna, perché sospettato di connivenza coi rivoltosi. A suo carico non emerse alcun preciso capo d'accusa; su di lui però convergevano pesanti sospetti per l'amicizia che lo legava ad alcuni dei principali responsabili dei moti. Fu riammesso in servizio il 20 marzo 1824, in qualità di capitano di fanteria a disposizione del viceré di Sardegna.
Durante questo periodo compì numerosi viaggi di perlustrazione dell'isola. Frutto di queste escursioni fu la pubblicazione di numerose opere, tra cui ricordiamo il celebre Voyage en Sardaigne ou Description statistique, physique et politique de cette île avec des recherches sur ses productions naturelles et ses antiquités, I-IV, Paris-Turin 1839-57. Nel 1845 uscirà a Parigi la Carta della Sardegna, da lui curata, e nel 1860 verrà pubblicata a Torino la sua opera più conosciuta: Itinéraire de l'île de Sardaigne, pour faire suite au voyage en cette contrée.
Il primo volume del Voyage..., uscito nel 1826 e riedito nel 1839, inizia con un compendio di storia sarda antica e moderna; il F. passa poi a descrivere l'isola dal punto di vista fisico e climatico; successivamente esamina il regno minerale, vegetale ed animale; poi parla degli abitanti, di cui analizza le caratteristiche fisiche, i costumi, le abitudini e la lingua. Il volume si conclude con un quadro relativo all'amministrazione e alle attività economiche della Sardegna.
Nel secondo volume, uscito nel 1840, il F. tratta dei monumenti preromani dell'isola, simili ai menhirs, e di alcune antiche iscrizioni. A proposito dei nuraghi, dopo aver esposto le varie teorie e ipotesi, sostiene che siano monumenti religiosi destinati in certi casi anche a sepolture. Cerca poi di ricostruire la geografia dell'isola al tempo dei Romani, tentando di ricreare l'antica rete stradale. Per questa seconda parte trae molte notizie dalle ricerche del cagliaritano V. Angius. Successivamente passa ad esaminare le antichità romane presenti sull'isola, trattando delle antiche medaglie sarde, delle tombe, dei sarcofagi, dei templi, degli anfiteatri e dei teatri, e raccoglie le iscrizioni dei templi romani.
Nella terza ed ultima parte dell'opera, pubblicata in due volumi nel 1857, descrive l'isola dal punto di vista geologico, esaminando i vari tipi di terreno ed i fossili delle diverse epoche. Per far ciò, il F. cercò collaborazioni valide specie per l'esame di fossili e rocce; ebbe perciò corrispondenza con A. E. O. J. Delesse e con A.-L. Brongniart, ma soprattutto con l'italiano G. Meneghini, cui inviò i campioni paleontologici. In sostanza, il F. fu un pioniere della geologia sarda, di cui tracciò le linee fondamentali.
Nell'Itinéraire è descritto un viaggio attraverso tutta l'isola, da Sud a Nord, ed ogni regione è considerata sotto l'aspetto geologico, archeologico, storico ed economico. L'esposizione è intervallata da aneddoti sui costumi degli abitanti e sulle avventure capitategli nei suoi spostamenti. La grande Carta della Sardegna, ultimata nel '45, fu il frutto di quattordici anni di studi geodetici e trigonometrici, che lo collocano fra i più noti geografi europei.
Il 12 febb. 1829 gli furono conferiti il grado e l'anzianità di maggiore e l'8 ott. 1831 passò, con questo stesso grado, nel corpo dello stato maggiore del comando militare di Cagliari. Nel frattempo era stato nominato membro dell'Accademia delle scienze di Torino (novembre 1829). Il 22 nov. 1831 Carlo Alberto lo richiamò dalla Sardegna per promuoverlo luogotenente di stato maggiore e lo decorò con la croce dell'Ordine civile per i suoi studi su quell'isola. Nel 1832 divenne membro dell'Accademia geologica di Firenze e nel 1834 cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Il 3 ag. 1836 fu promosso maggiore generale, comandante della Reale Scuola di marina ed ispettore delle miniere a disposizione del ministero di Sardegna. Nel 1844 fu presente al V Congresso degli scienziati italiani a Milano (A. Hortis, Discorso inaugurale all'XI Congresso della Società italiana per il progresso d. scienze, Roma 1845, p. XXXVII).
In seguito allo scoppio della prima guerra d'indipendenza il F. chiese di essere inviato al campo con un incarico operativo. Così, l'8 apr. 1848, gli venne ordinato di recarsi a Venezia a disposizione del governo provvisorio per collaborare all'organizzazione dei volontari veneti. Qui ottenne il comando di alcune truppe sulla linea del Piave fino al 7 maggio, allorché dal quartier generale di Carlo Alberto ricevette l'ordine di tornare a Venezia per prendervi il comando delle truppe. Il governo provvisorio, però, aveva già affidato tale incarico a G. Pepe, cosicché il F., rimasto senza un compito preciso, chiese al ministro della Guerra di essere mandato altrove. Nell'ottobre 1848 lasciò Venezia, essendo stato nominato senatore il 20 maggio di quell'anno. Il 3 marzo 1849 fu promosso luogotenente generale e nominato comandante generale della Sardegna, ove fu mandato in veste di commissario straordinario con pieni poteri per sedare una rivolta di pastori che avevano attaccato la proprietà agricola e gli "stabili", ossia le ex terre comuni, poi trasformate in proprietà private adibite alla coltivazione e all'allevamento del bestiame. Forte dei pieni poteri attribuitigli, il F. riportò l'ordine nell'isola.
Il 5 marzo 1849 il deputato G. Asproni presentò alla Camera un'interpellanza contro la missione in Sardegna del F., accusato di aver usato sistemi repressivi. L'interessato rispose pubblicando a Torino, nel 1849, i Riscontri del r. commissario straordinario per l'isola di Sardegna, in risposta alle interpellanze e accuse del sig. deputato Asproni. Il F. si difese spiegando che, giunto nell'isola, aveva dovuto innanzitutto provvedere a ripristinare l'ordine, ma che la sua aveva voluto essere essenzialmente una missione di pace e non di tirannia. Egli aveva agito per impedire ulteriori disordini, ma certamente non aveva mai mosso guerra né alle idee, né alle istituzioni costituzionali, anzi aveva sollecitato spesso il re per un generale indulto dei delitti politici.
Riportato l'ordine in Sardegna, il F. depose i pieni poteri e restò sull'isola in qualità di comandante generale. In Senato si batté sempre per gli interessi dell'isola ed il 16 nov. 1851 gli venne concessa la cittadinanza cagliaritana. Il 5 ott. 1851, frattanto, aveva lasciato il comando dell'isola al generale G. Durando, perché logorato dalla podagra, ed era tornato a Torino. Dal 1851 al 1857 compì ancora numerosi viaggi in Sardegna per terminare i suoi studi; nel 1857 uscivano gli ultimi due volumi del Voyage en Sardaigne, dedicati a G. Provana di Collegno.
Si spense a Torino il 18 maggio 1863 e fu sepolto nella chiesa di S. Sebastiano a Biella.
Fonti e Bibl.: L'archivio della famiglia Ferrero, poi Ferrero della Marmora, è conservato presso la Sezione di Archivio di Stato di Biella; le collezioni del F. si trovano in parte nel Museo dell'Istituto di geodesia dell'Università di Cagliari. Per notizie sulla carriera cfr. in Archivio di Stato di Torino, Sezioni riunite, Indice Patenti controllo Finanze 1831-42; 1843-1850, ad nomen; Ibidem, Ruolo matricole degli ufficiali generali, p. 33. Notizie biografiche in G. Briano, Della vita e delle opere del conte A. F., Torino 1863; P. Martini, Della vita e degli scritti del conte A. F., Cagliari 1864; M. D'Avezac, Notices sur la vie et les travaux du lieutenant - général Albert de la Marmora, Paris 1864; S. Pozzo, Notizie biogr. di A. F., Biella 1869; A. Mori, Cenni storici sui lavori geodetici e topografici..., Firenze 1903, pp. 38-42; A. F. generale e scienziato ... Mostra documentaria (catal.), a cura di M. Cassetti - G. Bolengo, Vercelli 1989; Enc. it., XX, pp. 401 s.; Enc. militare, III, p. 705; Diz. del Risorg. it., III, p. 76; G. Marsengo-G. Parlato, Diz. dei piemontesi compromessi nei moti del 1821, Torino 1986, II, ad nomen.