PONZETTI, Ferdinando
PONZETTI (Ponzetta), Ferdinando. – Sono scarse e controverse le notizie riguardo il luogo e la data di nascita: secondo Ferdinando Ughelli (1720) e Alessandro Ferrajoli (1913) nacque a Firenze nel 1444 da ser Francesco di ser Piero Puccetti, originario di Figline in Val d’Arno, e da Caterina di Giovanni di Lico della Casa. Nel 1448 la famiglia si sarebbe trasferita a Napoli dove il padre, professore di diritto nello Studio fiorentino, divenne giudice e assunse diversi incarichi giudiziari. Luigi Gaetano Marini (1784) invece, ritiene sia nato a Napoli, da una famiglia di origine fiorentina, così come Pietro Capparoni che indica nel 1447 la data di nascita.
Gli studiosi concordano nel credere che Ponzetti abbia trascorso la sua infanzia e gioventù a Napoli, dove probabilmente nacque l’amicizia con il genovese Giovanni Battista Cibo, futuro papa Innocenzo VIII, che aveva seguito il padre Arone, medico, e a cui la famiglia di Ponzetti era molto legata, come egli stesso afferma nella dedica al cardinale Cibo della sua Summa brevis theologie (Roma, G. Mazzocchi, 1521). Per l’incertezza sulle sue origini e sul luogo di nascita nei documenti viene definito a volte fiorentino a volte napoletano. Su questa disparità in molti scritti lo stesso Ponzetti gioca in ragione dei suoi interessi economici e politici nel definirsi di un luogo o di un altro.
Come testimoniano vari brevi papali divenne dottore in teologia e medicina; cominciò a praticare l’arte medica e ciò gli permise, anche in ragione del suo antico legame col coetaneo Giovanni Battista Cibo, di entrare nella Curia papale in qualità di medico e di essere fortemente favorito nella carriera ecclesiastica. Il 4 maggio 1485 Innocenzo VIII scrisse a Lorenzo de’ Medici definendolo già «medicum et familiarem nostrum» (Capparoni, dopo il 1934, p. 4) nella permuta di un credito a Firenze e nell’ottobre dello stesso anno lo nominò scrittore delle lettere apostoliche. Nel 1486 fu nominato abbreviatore pontificio e magister artium et theologiae. Nel 1487 divenne rettore della chiesa di S. Angelo del Castello dell’Abate, nella diocesi di Capaccio, che possedeva un ricco beneficio; nel 1489 fu nominato da Innocenzo VIII lettore dell’udienza delle lettere contraddette, nel 1494 maestro del registro delle bolle da Alessandro VI, che poi, nel 1499 lo fece segretario apostolico. L’8 maggio divenne chierico di Camera.
Durante il pontificato di Giulio II Ponzetti divenne un protagonista della vita finanziaria della Curia: nel 1507 fu nominato unico depositario dei proventi delle indulgenze per la fabbrica di S. Pietro e nel 1509 commissario per l’applicazione in Umbria della riforma monetaria. Il 14 agosto 1510 divenne decano dei chierici di Camera e luogotenente del cardinale camerlengo. Apparentemente, la sua carriera ebbe un momento di stasi nel 1511 quando, decidendo di assentarsi da Roma per andare a Napoli, ottenne dalla Camera apostolica un lungo congedo. Ponzetti spiega le ragioni del soggiorno napoletano nella dedicatoria al cardinale Giulio de’ Medici della sua Tertia pars naturalis phylosophie pubblicata a Roma nel 1515 (G. Mazzocchi), affermando di aver voluto «spem future vite accuratius ante oculos ponere et si quid temporis superesset emendationibus meorum librorum accomodare» (p. 2).
Le motivazioni vennero meno con l’elezione a pontefice di Leone X. Ponzetti tornò a Roma per ribadire le sue origini fiorentine e celebrare con la costruzione di un arco trionfale vicino alla sua casa l’insediamento papale dell’11 aprile 1513. Pochi mesi dopo, il 23 ottobre, riprese la sua ascesa: fu nominato da Leone X tesoriere generale e il 20 aprile 1517 fu eletto vescovo di Molfetta, consacrato dallo stesso papa il 21 dicembre di quell’anno. Sempre nel 1517, il 6 luglio, divenne cardinale, ricevendo il titolo di S. Pancrazio. Nel 1522 consegnò il vescovado di Molfetta al nipote Giacomo e fu nominato alla diocesi di Grosseto, che lasciò nel 1527, anche questa volta a favore di quello stesso nipote, cui già nel 1515 aveva anche assegnato l’ufficio di abbreviatore e che aveva cooptato nel 1517 nel tesorierato.
Il suo successo, come quello di altri toscani che presero il sopravvento economico nella Roma di Leone X, fu accompagnato da forti critiche per la cattiva gestione della finanza papale. Fu preso di mira da varie pasquinate, in particolare da Pietro Aretino, per la sua presunta avarizia e per aver comprato il cappello cardinalizio. Gli ultimi anni della sua vita lo videro in conflitto con alcuni familiari, in particolare con Giacomo per il controllo sui benefici e sulle ricchezze che egli era riuscito negli anni ad accumulare. Si trattava di una vera e propria fortuna che, come testimonia la donazione che fece in favore del nipote Giacomo il 23 agosto 1527, comprendeva beni mobili e immobili nel Regno di Napoli e in Toscana, così come ingenti crediti sul banco Tolosa, su quello Chigi e sull’Ansaldo di Genova. Anche la rete delle sue relazioni attestava il suo potere: così l’amicizia con il banchiere napoletano Paolo di Tolosa, cui dedicò un primo compendio del suo Libellus de venenis, e quella con Agostino Chigi, alla quale è molto probabile si debba la scelta nel 1516 di affidare a Baldassarre Peruzzi l’incarico di affrescare nella chiesa di S. Maria della Pace la cappella Ponzetti, che si trova proprio di fronte a quella dei Chigi dipinta da Raffaello. Nell’affresco principale è rappresentato il cardinale inginocchiato che prega sotto la protezione della Vergine con il bambino, di S. Caterina d’Alessandria e di S. Brigida. La cappella doveva ospitare le tombe di due giovanissime nipoti di Ponzetti, Beatrice e Lavinia, morte di peste nel 1505 e a cui egli era molto legato, e una tomba comune per la famiglia, dove lo stesso Ponzetti fu poi sepolto.
La morte di Ponzetti avvenne durante il sacco di Roma, il 2 settembre 1527, a causa dei maltrattamenti che dovette subire e per la peste che si diffuse in quel periodo.
Partecipò attivamente alla vita culturale della Roma rinascimentale come si evince dalle numerose opere da lui composte che riguardano la teologia, la filosofia naturale e morale e la medicina. Prese parte ai circoli intellettuali romani e curiali come testimonia il fatto che Giacomo Mazzocchi, strettamente legato all’Accademia di Pomponio Leto ed editore dello Studium urbis, fu tra il 1520 e il 1524 l’editore di tutte le sue opere. Un legame, quello con i letterati presenti a Roma, sottolineato dal fatto che il suo Libellus de venenis (1521), come Ponzetti stesso scrive nella dedicatoria, fu rivisto e corretto da Agostino Nifo, filosofo e medico celebre anche per la confutazione del trattato di Pietro Pomponazzi sull’immortalità dell’anima scritta su richiesta di Leone X. Come sottolinea Ferrajoli, anche Ponzetti, nella sua Tertia pars naturalis phylosophie del 1515, fa riflessioni sulla natura dell’immortalità dell’anima che ricordano Pomponazzi e Nifo, facendoci percepire la sua preparazione e curiosità intellettuale. È significativo della varietà dei suoi interessi e anche del suo opportunismo il fatto che un’altra sua opera, il Libellus de sacramentis, pubblicato nel 1522, sia stata dedicata all’appena eletto Adriano VI, che nel 1512 a Parigi aveva pubblicato un’opera che riguardava lo stesso tema (Quaestiones in quartum sententiarum praesertim circa sacramenta). Il libro di maggior successo di Ponzetti fu il Libellus de venenis, scritto, oltre che sulla base di testi medievali, anche sulla base dell’osservazione.
Altre opere: Libellus de origine anime (1521); Prima pars phylosophie moralis (1524); Prima pars phylosophie naturalis (1522); Secunda pars philosophie naturalis (1521);Tertia pars philosophye moralis (1521); Santis Ardoyni [...] Opus de venenis [...] Adiunximus eiusdem generis commentarium doctissimum, Ferdinandi Ponzetti, Basilea, H. Petri - P. Perna, 1562.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Urb. lat., 1512; Chigi, R.V.b.; Barb. lat., 2273; A. Chacón, Vitae et res gestae pontificum romanorum et S.R.E. cardinalium, III, Romae 1677, pp. 388 s.; F. Ughelli, Italia sacra, III, Venetiis 1720, pp. 691-693; L.G. Marini, Degli archiatri pontifici, II, Roma 1784, pp. 227-233; L. Cardella, Memorie storiche de cardinali della Santa romana Chiesa, IV, Roma 1793, pp. 38 s.; Il Diario di Leone X di Paride de Grassi maestro delle cerimonie pontificie, a cura di P. Delicati - M. Armellini, Roma 1884, pp. 53, 56, 59; A. Ferrajoli, Il ruolo della corte di Leone X. Prelati domestici, in Archivio della Società romana di storia patria, XXXVI (1913), pp. 553-584; K. Eubel, Hierarchia Catholica, III, Monasterii 1923, pp. 16, 68, 206, 241; P. Capparoni, Il “Libellus de Venenis” di F. Ponzetta, medico e cardinale del Rinascimento, s.l. né d. (dopo il 1934); C.L. Frommel, Baldassarre Peruzzi als Maler und Zeichner, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XI (1967-68), pp. 81-84; C. Stollhans, Peruzzi’s standing Saint Paul in the Ponzetti chapel, Santa Maria della Pace: tradition or innovation?, in Source, X (1991), pp. 14-20; P. Cherubini, Studenti universitari romani del secondo Quattrocento a Roma e altrove, in Roma e lo Studium Urbis. Spazio urbano e cultura dal Quattro al Seicento. Atti del convegno... 1989, Roma 1992, pp. 101-132; I. Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, il Campidoglio e il papa: il gioco delle parti, ibid., pp.169-185; C.L. Frommel, Alla maniera e uso delj bonj antiquj. Baldassarre Peruzzi e la sua quarantennale ricerca dell’antico, in Baldassarre Peruzzi 1481-1536, Atti del seminario, Roma-Vicenza... 2001, a cura di C.L. Frommel et al., Venezia 2005, pp. 3-82; A. Pastore, Veleno Credenze, crimini, saperi nell’Italia moderna, Bologna 2010, p. 23.