femminismo giuridico
Insieme di teorie che offrono un’analisi critica del diritto e delle sue categorie ordinanti, muovendo da un’ottica di genere, diversamente interpretata a seconda delle varie opzioni politiche e filosofiche che il f. ha espresso a partire dalla fine degli anni 1960. L’intento principale, comune pressoché a tutte le correnti del f. g., è quello di smascherare la pretesa neutralità e universalità del diritto e degli strumenti concettuali che esso utilizza, mettendone, in primo luogo, in luce il modello antropologico di riferimento, vale a dire il maschio bianco, adulto, sano di mente, possidente, possibilmente coniugato. Su tale base, è stato elaborato un set di teorie che, in riferimento ai singoli settori del diritto, così come si sta operando anche in altri ambiti, mira a decostruire concetti e regole (frutto di un’elaborazione secolare), rivelandone il carattere intrinsecamente diseguale o addirittura discriminatorio, in quanto pensato da e per un modello di soggettività sessualmente, storicamente e socialmente connotata. L’intento decostruttivo si focalizza principalmente sulle dicotomie che fondano il diritto liberale: pubblico/privato, soggetto/oggetto, maschile/femminile, famiglia/mercato sopra tutte. Gli esiti della critica femminista sono fatti propri da altri approcci critici al diritto contemporanei o successivi a essa: critical legal studies (➔), critical race theory, studi postcoloniali.