BOIARDO (Boiardi), Feltrino
Nacque da Matteo e da Bernardina Lambertini nella seconda metà del sec. XIV. Dopo la morte del padre, avvenuta anteriormente al 1401, prese le redini della famiglia - il primogenito Carlo si era infatti votato allo stato ecclesiastico - e dedicò la vita alla grandezza del suo casato, proseguendo la tradizionale politica familiare di fedeltà e di amicizia verso gli Estensi. Prode cavaliere e allegro compagno, ma ambizioso, avido di feudi, implacabile nell'odio, fu al fianco di Niccolò III nelle guerre e nei viaggi: nel 1403 partecipò ai fatti d'arme seguiti alla morte di Gian Galeazzo Visconti, nel 1409 alla guerra contro Ottobono Terzi, nel 1413 seguì Niccolò nel pellegrinaggio in Terrasanta, l'anno successivo in quello, sfortunato, verso San Iacopo di Compostella, nel 1416 fu inviato a Napoli per ottenere la liberazione di Muzio Attendolo Sforza. Intanto la sua fedeltà ed i suoi servigi davano i primi frutti: nel 1409 veniva nominato governatore di Reggio e nel 1413 Niccolò III lo cingeva del cingolo cavalleresco in Gerusalemme, davanti al S. Sepolcro; quando poi gli Este, per assicurarsi il controllo delle comunicazioni tra Reggio e Modena, chiesero ai Boiardo la consegna della rocca di Rubiera di cui erano signori, il B. in cambio della cessione - effettuata da lui e dal cugino Matteo il 7 giugno 1423 - ottenne per sé l'investitura del feudo comitale di Scandiano, riconfermatogli poi da Filippo Maria Visconti. Da quel momento fissò la sua residenza a Scandiano, che con grandi spese ingrandì e abbellì magnificamente; era cittadino ad ogni modo anche di Ferrara, dove possedeva una casa donatagli il 13 giug. 1414 da Niccolò III, e di Reggio, dove nel 1426 risulta che, come i suoi avi, vi aveva casa presso S. Giovanni Battista. Spesso, lasciando alla moglie Guiduccia il governo di Scandiano, si recava a Ferrara presso gli Este, che si servivano di lui per incarichi di fiducia: il 29 genn. 1435 riceveva 100 ducati d'oro per andare con cinque servitori in Piemonte per conto del marchese; nel 1438 fu delegato insieme con Alberto de la Sale a ricevere l'imperatore d'Oriente, che visitò Ferrara in occasione del concilio. Leonello d'Este lo nominò governatore di Modena e poi suo capitano in Reggio; nel 1448 lo investì di Salvaterra, che aggiunse alla contea di Scandiano, e inoltre donò a Giovanni, figlio del B., tutte le gabelle - eccetto quelle di traversia - dei feudi paterni, fino allora spettanti alla Camera marchionale. Il B. non dovette gradire molto quest'ultima donazione, che affrancava il figlio dalla patria potestà e sembrava menomare la sua autorità feudale: morto nel 1451 Giovanni, e avendo Borso confermato al figlio di questo Matteo Maria la concessione delle gabelle, il B. ordinò nel testamento che dopo la sua morte il nipote mettesse i dazi in comune con l'altro erede, Giulio Ascanio, sotto pena di perdere gran parte dell'eredità. Intanto prendeva con sé a Scandiano la famiglia dell'estinto, continuando sempre la sua attività alla corte estense: Borso, che nel 1451 aggiunse ai suoi possessi Molendino di Campogalliano, volle che il B. portasse la sua spada nel solenne ingresso che fece a Modena nel 1452 dopo esser stato creato duca dall'imperatore. Nel viaggio di ritorno l'estense volle sottolineare la sua stima per il B. salendo alla rocca di Scandiano e sedendovi a mensa con il suo feudatario: quello stesso anno lo investiva di Casalgrande, Dinazzano e Montebabbio perché li incorporasse nella sua contea. Nel 1455 il B. andò a Reggio per ricevere Giovanni d'Angiò a nome degli Estensi.
Dal suo matrimonio con Guiduccia, figlia di Gherardo conte di Correggio, nacquero Giulio Ascanio, Emilia, Giulia (madre di Giovanni Pico della Mirandola), Giovanni (padre di Matteo Maria) e Giovanna; l'esclusivo amore per la sua famiglia e l'ambizione di aumentarne la potenza e i feudi sembra lo spingessero a lasciare nel più completo abbandono i rami collaterali del casato, che si ridussero alla miseria.
Uomo colto, amico del Poggio, del Guarino, del Bruni (di cui appoggiò le tesi sui caratteri del volgare latino) e dei fratelli Decembrio (Angelo lo pose tra gli interlocutori della sua Politia letteraria), fu uno dei membri più importanti del circolo letterario estense del periodo guariniano, rappresentandovi la parte del dilettante erudito e probabilmente del mecenate; unica sua opera letteraria di cui abbiamo notizia è una traduzione o meglio parafrasi dell'Asino d'oro apuleiano, stesa senza impegno, tanto per svagarsi con la piccola corte che teneva a Scandiano nella lettura degli aneddoti e delle favole di cui il romanzo è contesto: di tale traduzione ci resta traccia in quella, fortunatissima, di Matteo Maria, che probabilmente completò e revisionò, se non rifece di sana pianta, il manoscritto del nonno. Del suo epistolario ci resta una sola lettera nella Biblioteca Civica di Bergamo (cod. Lambda II 32, cc. 22-23v); a testimoniare le relazioni del B. vi sono due lettere indirizzategli da P. C. Decembrio (una alla Biblioteca Universitaria di Bologna, cod. 2387, c. 20r, e alla Biblioteca Braidense di Milano, cod. A. H. 12, c. 15v; l'altra alla Biblioteca Riccardiana di Firenze, cod. 827, c. 17r), una da Guarino (Archivio di Stato di Reggio Emilia, cod. M. b. 4, ff. 4-5) e una da Filippo Maria Visconti duca di Milano, riguardante la morte di Braccio da Montone e quindi successiva al 5 giugno 1424 (Siena, Biblioteca Comunale, cod. H. VII. 6); lo riguarda anche una lettera di Guarino al duca di Milano (Novara, Biblioteca Capitolare del duomo, ms. 122, Ep. XV).
Il B. morì il 22 0 23 luglio 1456 a Scandiano, dove fu sepolto.
Bibl.: B. Azzurrini, Liber Rubeus, in Rer. Italie. Script., 2 ed., XXVIII, 3, a cura di A. Masseri, p. 73 n. 2; P. C. Decembrii Opuscula historica,ibid., XX, 1, a cura di A. Butti, F. Fossati, G. Petraglione, p. 276 n. 2;Iohannis Ferrariensis Ex annalium libris... March. Estensium excerpta, ibid., XX, 2, a cura di L. Corneoni, pp. 42, 51; G. Tiraboschi, Bibl. modenese, I, Modena 1781, pp. 287-91; G. B. Venturi, Storia di Scandiano, Modena 1825, p. 78; G. Ferrari, Notizie della vita di Matteo Maria Boiardo, in Studi su M. M. Boiardo, Bologna 1894, pp. 3-6, 467; R. Sabbadini, La scuola e gli studi di G. Guarini veronese, Catania 1896, pp. 104, 131, 149, 153; G. Bertoni, Nuovi studi su M. M. Boiardo, Bologna 1904, pp. 6, 296 s.; Id., Guarino da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara, Ginevra 1921, pp. 41, 42, 77, 78; A. della Guardia, La "Politia letteraria" di A. Decembrio e l'umanesimo a Ferrara…, Modena 1910, pp. 46-48; G. Reichenbach, La casa di M. M. Boiardo in Ferrara, in Atti e mem. della Deputaz. ferrarese di storia patria, XX (1911), pp. 4-8; Id., Un gentiluomo poeta del '400, M. M. Boiardo, I, Ferrara 1923, pp. 13, 21; Id., M. M. Boiardo, Bologna 1929, pp. 1-6, 46, 93, 155, 162; P. Litta, Famiglie celebri italiane, s. v. Boiardo.