PYAT, Félix
Uomo politico e scrittore francese, nato a Vierzon (Cher) il 4 ottobre 1810, morto a Saint-Gratien (Seine-et-Oise) il 4 agosto 1889. Addottoratosi in legge a Parigi nel 1831, non esercitò l'avvocatura per dedicarsi al giornalismo, e fu collaboratore del Figaro, della Revue de Paris, del National, ecc. Fu anche autore drammatico e alcuni suoi lavori (Une révolution d'autrefois, 1832; Une conjuration d'autrefois, 1832; Le chiffonnier de Paris, 1847, ecc.) a sfondo politico ebbero il successo del momento. Assai per tempo si gettò nelle lotte politiche, e nel 1848 e 1849 fu deputato alla Costituente, schierandosi fra i montagnardi più ardenti. Partecipò al tentativo rivoluzionario del 10 giugno 1849 e, costretto all'esilio, si rifugiò nel Belgio, poi a Londra, dove continuò a congiurare. Nel 1858 destò rumore un suo opuscolo in cui faceva l'apologia dell'attentato di Felice Orsini. Rientrato in Francia per l'amnistia del 15 agosto 1869, alla caduta dell'impero fu deputato all'assemblea nazionale a Bordeaux, poi fu membro della comune. Condannato a morte in seguito alla repressione del moto insurrezionale, esulò di nuovo a Londra. Usufruì dell'amnistia del 1880 e nel 1888 fu rieletto deputato come candidato del partito socialista.