Lamennais, Félicité-Robert de
Pensatore e polemista francese (Saint-Malo 1782-Parigi 1854). Aveva cominciato a imparare l'italiano nel 1811, e partendo nel 1824 per il primo viaggio in Italia aveva scritto: " Je m'en vais dans cette belle et riante Italie qui inspira la génie de l'Ariosto et du Tasse, et de ce Dante Alighieri qu'a presque mérité le nom du poëte souverain qu'il donne à Homère " (lett. pubblicata in L. Le Gouillou, L'Évolution de la pensée réligieuse de F. de L., p. 133); e in Italia si familiarizzò meglio con la lingua e la cultura italiana negli anni 1827-28. Nelle lettere di quel periodo alla contessa Louise de Senfft, moglie dell'ambasciatore d'Austria prima a Torino poi a Firenze, è frequente testimonianza di scambio di libri italiani e giudizi sugli scrittori della nostra letteratura: di D. il L. cita alcuni passi nell'originale, ricorda episodi, ripete su di lui giudizi un po' scontati della cultura romantica (l'Inferno come " une grande vengeance ": Correspondance, I 306) altri più originali: " Monti préferait le Purgatoire aux deux autres parties du grand poème de Dante. Les derniers chants du Paradis me paraissent encore supérieurs. C'est quelque chose de ravissant " (ibid., p. 392). Quando nel 1828 il L. raccolse a La Chesnaie una comunità di giovani cattolici liberali, impegnati in un rinnovamento spirituale e culturale (c'erano, fra gli altri, Lacordaire, Montalambert e Veuillot e venivano in visita Liszt, Sainte-Beuve e Rio) volle che, fra le opere lette in comune, ci fosse, accanto a Milton e Schlegel, Dante: e lo leggeva lui stesso, traducendo e commentando (con l'aiuto di Montalambert).
Gli echi della conoscenza della poesia dantesca sono frequenti in tutta l'opera del L., sia negli scritti dottrinali sia negli articoli giornalistici. In un articolo famoso dell'" Avenir " (3 novembre 1830), ad esempio, parlando dei sistemi di governo egli scrive: " Dans l'enfer légal qu'on nous avait fait, nous ressemblions à ces malheureux que Dante a peints se traînant et haletant sous des chapes de plomb, et, comme eux, n'apercevions devant nous que cette éternité "; e nell'Esquisse d'une philosophie (Parigi 1840, III 387-390), trattando " De L'art ", egli dedicò all'opera dantesca alcune pagine appassionatamente romantiche, parlando delle potenti espressioni dantesche " qui retentissent dans les abîmes du coeur, et en réveillent tous les échos ", e della capacità di D. di suscitare i sentimenti " par une sorte de magique évocation ". Anche le altre opere, specialmente quelle scritte dal L. dopo la condanna di Roma alle sue idee (1832-34) e la sua adesione sempre più convinta a un socialismo umanitario ed evangelico, contengono, accanto agli echi delle parole dei profeti, di Savonarola, di Pascal, degli scrittori politici, non poche immagini e giri di frase di derivazione dantesca.
Il L. ritornò a D. negli ultimi due anni della vita, preparando una traduzione in prosa della Commedia (su suggerimento - secondo F.F. Carloni [Gli italiani all'estero, II, Città di Castello 1890, 333] - dell'esiliato italiano G. Montanelli), che portò a termine nel luglio 1853, aggiungendovi le note e un'introduzione. Il manoscritto già pronto per la stampa fu pubblicato postumo per cura di E.D. Forgues (1855) fra le 0euvres posthumes. Nella lunga ed eloquente introduzione (particolarmente appassionata là dove il L., parlando del conflitto fra D. e i papi, pensa evidentemente a sé stesso) egli utilizza non poche delle idee del Rossetti, accanto a idee di Quinet e dell'Ozanam. La traduzione, minuziosa e fedele ma anche sostenuta ed eloquente, e l'introduzione del L. furono accolte con interesse da alcuni e con critiche da altri, come ad esempio dal Renan (in " Revue des Deux Mondes ", 15 agosto 1857) e dal De Sanctis (in " Cimento ", luglio 1855, poi in Saggi critici, a c. di L. Russo, I, Bari 1963, 120-135).
Bibl. - V. alla voce FRANCIA (particolarmente i contributi di Counson, Cochin, Maugain, W.P. Friederich, Beyer). E inoltre: per le opere di L., Oeuvres complètes, Parigi 1844 (rist. anast. Francoforte 1967); Oeuvres posthumes, a c. di E.D. Forgues, ibid. 1856; Correspondance, a c. dello stesso, ibid. 1863; Oeuvres inédites, a c. di A. Blaize, ibid. 1866. Sul dantismo di L.: E. Littré, Histoire de la langue française, I, ibid. 1863, 406-434; E. Terrade, D. et L., in Études comparées sur D. et la D. C., ibid. 1904, 73-108; C. Boutard, L.: sa vie et ses doctrines, ibid. 1905-13; F. Duine, La Mennais. Sa vie, ses idées, ses ouvrages, ibid. 1922 (particolarmente 294-300); ID., Essai de bibliographie de F.R. de L., ibid. 1923; Bibl. Nation., Lamennais, ibid. 1954; J.R. Derré, L., ses amis, et le mouvement des idées à l'epoque romantique, ibid. 1962; L. Le Gouillou, L'Évolution de la pensée religieuse de F. de L., ibid. 1966.