PELLEGRINI, Felice
– Nacque a Perugia nel 1567 (Pascoli, 1732). Figlio di Bastiano, fu fratello maggiore di Vincenzo, pittore.
Fu posto, ancora molto giovane, sotto la guida di Federico Barocci. Secondo Pascoli fu lo stesso Barocci a notarlo in occasione di un soggiorno a Perugia presso il noto collezionista d’arte Simonetto Anastagi, possessore del Riposo dalla Fuga in Egitto, capolavoro di Barocci realizzato nel 1573. Trasferitosi a Urbino intorno al 1579, Pellegrini restò a lungo nella bottega di Barocci, guadagnandosi la stima del maestro; secondo Pascoli «copiava così francamente l’opere del maestro, che egli stesso a prima vista vi s’ingannava» (p. 169).
Pellegrini intraprese un autonomo percorso che lo condusse a dipingere l’interessante Compianto sul Cristo morto della chiesa di San Bartolomeo a Torgiano, opera firmata e datata 1582. In essa, i pur riconoscibili spunti barocceschi, tratti con evidenza dalla Deposizione dalla croce del Duomo di Perugia, si sposano con suggestioni nordicizzanti riconoscibili tanto nella costruzione a Vesperbild del gruppo centrale, quanto nell’intonazione un po’ cupa del colore.
Successivamente realizzò la Sepoltura di Cristo, dipinto firmato e datato 1593, commissionato dalla Confraternita del Crocifisso per lo spazio di culto confraternale annesso alla chiesa di Santa Maria Nuova in Perugia.
In questo caso il modello è chiaramente identificabile nella Sepoltura di Cristo eseguita da Barocci tra il 1579 e il 1582 per la chiesa di Santa Croce a Senigallia, della quale ripropone fedelmente anche la rappresentazione, sullo sfondo, del Palazzo ducale di Urbino, senza tuttavia uguagliarne la freschezza ideativa e la iridescente e sfumata tavolozza cromatica. Il dipinto si colloca fra la traduzione a stampa di Philippe Thomassin, eseguita tra il 1585 e il 1590, e quella, sempre a stampa, di Aegidius Sadeler, del 1595 circa. Ciò costituisce prova della fortuna incontrata dal prototipo baroccesco il quale, come attesta Giovan Pietro Bellori (1672), fu copiato con tale assiduità, e spesso con l’aiuto di calchi, da costringere lo stesso Barocci a intervenire con un restauro tra 1606 e 1608. È stato ipotizzato (Mancini, 1983) che committente della Sepoltura di Cristo sia stata Laura Coli Pontani, figura di rilievo della storia artistica perugina, coinvolta in prima persona nella commissione a Federico Barocci dell’Annunciazione per la cappella di famiglia a Santa Maria degli Angeli, un insieme di fondamentale importanza per la storia del manierismo perugino, databile intorno al 1592, nella quale si registra l’attività di pittori locali come Mattia Salvucci, Pietro Rancanelli e Scilla Pecennini, guidati dal marchigiano Giovan Battista Lombardelli. La commissione della pala perugina a Pellegrini, motivata dal forte legame che la donna intratteneva con la Confraternita del Crocifisso e forse a seguito di un fallito tentativo di ottenere da Barocci in persona una sua opera, potrebbe essere stata indirizzata dallo stesso maestro: l’11 gennaio 1591 Pellegrini ottenne un acconto di 25 scudi per il quadro, per il quale fu saldato nel giugno del 1593 (Mancini, 1983).
Appare dunque evidente come la vicenda di Felice Pellegrini si dipani quasi interamente all’interno di un circuito fortemente influenzato dalla cultura baroccesca. Orlandi (1704), Pascoli (1732) e Lanzi (1809) riferiscono di un possibile soggiorno di Pellegrini a Roma, dove secondo Pascoli sarebbe stato chiamato da Clemente VIII per partecipare alla decorazione dei Palazzi Vaticani. Mancano tuttavia documenti, e soprattutto opere, utili a convalidare tale ipotesi. Teodori (1981) tende a scartare questa idea, sostenendo che l’attività di Pellegrini si svolse, sul finire del secolo, quasi esclusivamente nelle Marche. Non trova riscontro anche la notizia, riportata sempre da Pascoli (1732) relativa a un’attività di Pellegrini in altri centri italiani non meglio precisati, favorita, anche in questo caso, dallo stesso Barocci.
Tra le commissioni marchigiane ricevute, invece, forse grazie al maestro, si colloca la tela raffigurante l’Ultima Cena, che gli fu richiesta dalla Compagnia del Santissimo Sacramento per la collegiata di Santo Stefano a Castelfidardo. L’opera, per la quale ricevette pagamenti scaglionati fra il 1594 e il 1600 (Teodori, 1981), rivela interessi per il naturalismo riformato di matrice toscana di Andrea Boscoli e contatti con la pittura dell’anconetano Andrea Lilli, entrambi abbondantemente attivi nelle Marche tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento. A parere di Toscano (1989), che accetta l’ipotesi di un soggiorno romano al tempo di Clemente VIII, Pellegrini è un «baroccesco inquieto”, che approda nell’Ultima Cena di Castelfidardo ad un «baroccismo frenato e naturalizzato» (pp. 363 s.).
Pascoli, dopo aver riferito che Pellegrini morì «negli anni 1630, od in quel torno» (p. 171), racconta della morte di Barocci, avvenuta nel 1612, e dalla morte del fratello di Pellegrini, Vincenzo (il 'pittor bello'), ucciso nello stesso anno. Ancora secondo Pascoli, a seguito di questi eventi Pellegrini abbandonò la professione per dedicarsi totalmente all’insegnamento: «giornalmente faceva in casa accademie di disegno, a cui per verità talmente applicò che pochi l’uguagliarono» (p. 170). Secondo Orlandi (1704) fu sepolto nella chiesa perugina di San Francesco al Prato.
Fonti e Bibl.: G.P. Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architettori moderni (Roma 1672), a cura di E. Borea, Torino 1976, p. 189; P.A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 149; L. Pascoli, Vite de’ pittori, scultori ed architetti perugini, Roma 1732, pp. 168-171; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia: dal Risorgimento delle Belle arti fin presso al fine del XVIII secolo (Bassano 1809), a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, p. 356; B. Teodori, Aspetti del baroccismo perugino: Benedetto Bandiera, Felice e Vincenzo Pellegrini, in Arte e Musica in Umbria tra Cinquecento e Seicento. Atti del XII convegno di studi umbri, Gubbio-Gualdo Tadino… 1979, a cura di B. Brumana - F.F. Mancini, Perugia 1981, pp. 289 s.; F.F. Mancini, Un documento per Federico Barocci e la cappella Coli-Pontani in Santa Maria degli Angeli, in Esercizi: Arte-Musica-Spettacolo, 1983, n. 6, pp. 20-23; B. Toscano, La pittura in Umbria nel Seicento, in La pittura in Italia. Il Seicento, I, Milano 1989, pp. 363 s.; C. Galassi, F. P., in Nel segno di Barocci. Allievi e seguaci tra Marche, Umbria, Siena, a cura di A.M. Ambrosini Massari - M. Cellini, Milano 2005, pp. 304-307; F.F. Mancini, Il maestro e la scuola. Barocci e il baroccismo in Umbria, in Federico Barocci 1535-1612. L’incanto del colore. Una lezione per due secoli. Catalogo della mostra, Siena 11 ottobre 2009-10 gennaio 2010, a cura di A. Giannotti - C. Pizzorusso, Cinisello Balsamo 2009, pp. 138-145; Id., In Umbria, al tempo di Federico Barocci, in Federico Barocci e la pittura della maniera in Umbria. Catalogo della mostra, Perugia, 27 febbraio-6 giugno 2010, a cura di F.F. Mancini, Cinisello Balsamo 2010, pp. 11-27.