BARNABEI, Felice
Nacque a Castelli (Teramo) il 13 genn. 1842. Compiuti i primi studi nel collegio dei barnabiti di Teramo, passò alla Scuola normale superiore di Pisa, dove si laureò in lettere nel 1865. Dal 1865 al 1875 egli insegnò lettere classiche al liceo Vittorio Emanuele di Napoli, maturando intanto una profonda passione per gli studi archeologici, particolarmente epigrafici e topografici. Quando nel 1875 R. Bonghi, allora ministro della Pubblica Istruzione, istituì la Direzione generale dei musei e degli scavi - poi Direzione generale delle antichità e belle arti - il B. vi fu chiamato come segretario del primo direttore generale, Giuseppe Fiorelli, del quale fu amico carissimo e al cui fianco restò fino alla morte di lui, avvenuta nel 1896, succedendogli poi fino al 1900. Molte iniziatìve prese in questo periodo dalla Direzione dei musei e degli scavi sono dovute all'Azione intelligente del Barnabei. Due di esse sono, però, particolarmente opera sua: la creazione delle Notizie degli scavi di antichità e la istituzione dei Musei nazionali di antichità in Roma.
Sino al 1876 tutte le informazioni sugli scavi e sui ritrovamenti archeologici in Italia apparivano quasi esclusivamente sul Bullettino dell'instituto di corrispondenza archeologica, edito dall'istituto archeologico germanico di Roma.
Fu il B. a realizzare nell'Anno 1876 quelle Notizie degli scavi di antichità, edite a cura dell'Accademia dei Lincei, che raggiunsero presto un posto dì primaria importanza fra le pubblicazioni archeologiche nel mondo intero, che egli diresse fino alla morte e in cui pubblicò moltissimi articoli.
Al fine poi che lo Stato italiano avesse in Roma propri musei nazionali che potessero reggere degnamente il confronto con i musei del Vaticano e del Campidoglio, il B. dedicò subito le proprie energie e ottenne dall'Amn-ùnistrazione militare le due grandi sedi delle Terme di Diocleziano, con l'Annesso chiostro michelangiolesco, e la magnifica villa cinquecentesca di papa Giulio III. Nella prima fece sorgere il Museo nazionale romano (1889), destinato ad accogliere le opere d'Arte classica che continuamente emergevano dal suolo di Roma e del Lazio. La seconda ospitò, nello stesso anno, tutte le antichità protostoriche, falische ed etrusche, che scavi e scoperte fortuite mettevano in luce in tutto il territorio dell'etruria meridionale, alla destra del Tevere. I due istituti assunsero subito vaste proporzioni. Presso il Collegio Romano esisteva poi il piccolo Museo kircheriano, già dei gesuiti, che raccoglieva manufatti emografici e della più antìca preistoria. Avvalendosi dell'opera esperta di Luigi Pigorini, il B. trasformò (1876) quel piccolo museo in un grande istituto, che in seguito prese ìl nome del Pigorini e che divenne di fama internazìonale.
Dopo aver lasciato la Direzione generale delle antichità e belle arti, il B. fu noninato, nel 1907, consigliere di Stato, venne eletto deputato al parlamento per cinque legislature, dalla XX alla XXIV per i collegi di Teramo e di Atri, e fu anche per qualche tempo presidente del Consiglio superiore delle antichità e belle artì.
Il B. morì a Roma il 29 ott. 1922.
La vasta attività organizzativa non distolse il B. dai suoi studi prediletti, e le sue pubblicazioni scientifiche, elencate nella necrologia del Paribeni, ammontano a ben 152, di cui molte contenute nelle Notizie degli scavi di antichità, che pubblicano ininterrottamente i contributi epigrafici dei B. dal 1882 al 1922. Tra i lavori giovanili meritano di essere ricordati la Relazione di un viaggio archeologico sulla via Salaria lungo il corso del Vomano, in Giornale degli scavi di Pompei, n. s., 1 (1868), Coll. 76-83, e Gli scavi di Ercolano, in Atti della R. Accad. dei Lincei, classe di scienze morali, S. 3, 11 (1877-78), pp. 751-768; tra i lavori posteriori devono essere segnalati: Di un diploma militare scoperto nell'Alveo del Tevere presso il ponte Palatino, in Monumenti antichi pubbl. a c. dell'Acc. Naz. d. Lincei, I, 1 (1890), pp. 429-436; I commentarii dei ludi secolari augustei e severiani scoperti in Roma sulla sponda del Tevere presso S. Giovanni dei Fiorentini, ibid., 1, 3 (1891), pp.601-610; Della biga greca arcaica scoperta in Monteleone presso Norcia in Sabina, in Nuova Antologìa, 16 apr. 1904, pp. 643-658. Ma di particolare importanza sono due opere. La prima riguarda le antichità del territorio falisco esposte nel Museo Nazionale di Villa Giulia illustrate dal B. in unione con G. F. Gamurrini, A. Cozza e A. Pasqui in Monumenti antichi..., IV (I894), pp. 5 ss.: i contributi particolari del B. riguardano i fittili, gli oggetti di ornamento personale, le armi e gli altri strumenti del corredo funebre deTimportantissima necropoli di Narce, dove, nella prima età del ferro, si è diffusa la civiltà villanoviana. La seconda opera di grande risonanza del B. è La villa pompeiana di P. Fannio Sinistore scoperta presso Boscoreale. Relazione a S. Ecc. il Ministro della Pubblica Istruzione, pubblicata a cura dell'Accademia dei Lìncei, Roma 1901.
Dopo la morte del B. il suo copioso carteggio fu donato dalla figlia alla Biblioteca Angelica di Roma dove tuttora si conserva.
Bibl.: D. A., Marginalia: F. B., in Il Marzocco, 5 nov. 1922; R. Paribeni, F. B., in Notizie degli scavi..., s. 5, XIX (1922), pp. 339-346 (con bibl.); Id., F. B.: Commemorazione, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, classe scienze morali, s. 5, XXXI (1922), pp. 364-367; R. Aurini, Diz. bibl. della gente d'Abruzzo, III, Teramo 1958, pp. 296-316 (con bibl.; contiene, oltre a un cenno biografico, un elenco dei lavori e una copiosa bibliografia degli scritti sul B. fino al 1958); Encicl. Ital., VI, p. 202.