MILLOSEVICH, Federico. –
Nacque a Venezia il 10 genn. 1875, secondogenito di Elia e di Vittoria Fanton.
Il padre, destinato a divenire uno dei maggiori astronomi italiani del tempo, si trasferì a Roma con la famiglia alla fine del 1879, e da allora il M. risiedette nella capitale.
Compiuti gli studi nel liceo-ginnasio E.Q. Visconti, si laureò in scienze naturali nel 1896: allievo di G. Strüver, ne divenne assistente l’anno stesso della laurea, con l’incarico dell’insegnamento di mineralogia agli allievi farmacisti. Conseguita la libera docenza a Roma nel 1902, passò a Catania nel 1903, quindi, appena trentunenne (1906), vinse la cattedra di mineralogia presso l’Università di Sassari e due anni dopo ottenne il trasferimento a quella dell’Istituto di studi superiori di Firenze. Nell’ottobre 1913 passò a Roma, subentrando nell’insegnamento e nella direzione dell’istituto a Strüver, nel frattempo collocato a riposo; infine, alla morte del maestro, il 20 giugno 1915 l’Università romana gli affidò anche la direzione del Museo di mineralogia.
Scoppiata la guerra, collaborò con il governo come addetto all’Ufficio invenzioni e ricerche per il reperimento di materie prime (in riconoscimento del servizio prestato, nel giugno 1918 venne nominato capitano del genio); fu poi inserito in varie commissioni governative di esperti, dapprima (1923-25) in qualità di ispettore generale delle miniere presso il ministero dell’Economia nazionale, poi come membro del Consiglio superiore delle miniere e della Commissione di controllo per le ricerche petrolifere del ministero delle Corporazioni, diventando un punto di riferimento per tutti i problemi della ricerca scientifica italiana, anche al di fuori del normale circuito accademico.
Del prestigio e delle benemerenze acquisite negli ambienti ministeriali, nonché della palese adesione al fascismo, il M. si valse per promuovere importanti iniziative in campo scientifico e accademico. Il decentramento dell’ateneo romano, progettato già nel 1907, trovò in lui un deciso sostenitore. Approvata dal governo la costituzione di una nuova «città degli studi» a Roma, che subentrasse all’antica struttura ubicata nel complesso di S. Ivo alla Sapienza, di cui il M. era stato rettore dal novembre 1927 all’ottobre 1931, proprio sotto il suo rettorato fu varata la legge per la concessione delle aree occorrenti; pertanto, grazie anche alla fiducia accordatagli dal governo, riuscì ad accelerare i lavori in un contesto moderno e molto ardito, che si avvaleva dei progetti di famosi architetti. La Città universitaria, corredata da opere di supporto quale la casa dello studente, venne inaugurata il 26 ott. 1935; l’istituto di mineralogia vi otteneva sede adeguata, dove si potevano esporre notevoli collezioni di minerali, rocce, marmi e soprattutto meteoriti (collezione Riccioli, Spada, raccolta Strüver). Nei ventisette anni di attività presso l’istituto il M. avrebbe inoltre realizzato una biblioteca fra le più fornite e aggiornate, oltre a moderni e attrezzati laboratori di chimica, dove riuscì a collocare, primo in Italia, un’apparecchiatura di diffrazione ai raggi X per lo studio della cristallografia strutturale. Inoltre, in un’ala annessa all’istituto ospitò il Museo di mineralogia e di geologia, ricco di 24.000 reperti e di numerosi blocchi di materiale minerario.
Nominato senatore del Regno il 22 dic. 1928 (del Senato fu poi anche segretario, dal 30 apr. 1934 al 3 marzo 1939), nel 1930 il M. fondò il Periodico di mineralogia, per molto tempo l’unica rivista italiana per gli studi di mineralogia, cristallografia, petrografia e geochimica. Grande comunicatore, nonostante l’accumularsi di incarichi e nuove incombenze il M. non tralasciò mai l’attività didattica, che anzi potenziò mediante esercitazioni con gli studenti che avevano come meta le cave di pozzolana, di tufo, di peperino della via Appia, di Albano o della Tolfa.
Oltre che presidente di vari enti, fu membro onorario di numerose accademie nazionali ed estere e di importanti società scientifiche internazionali. In particolare fu socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei dal 1913, nazionale dal 1921, vicepresidente dal 1935 al 1938 e presidente dal 14 febbr. 1938 al 9 giugno 1939, quando, in seguito alla fusione dei Lincei con l’Accademia d’Italia, ne divenne vicepresidente. Ancora, fu direttore di sezione dell’Enciclopedia Italiana e il 20 giugno 1941 venne nominato presidente della Commissione degli Affari dell’Africa italiana.
Il M. aveva iniziato la sua attività scientifica sulle orme di Strüver, con ricerche di cristallografia morfologica, ma in seguito passò gradualmente a interessarsi dei metodi di determinazione ottica e chimica dei minerali per lo studio delle rocce, orientandosi via via verso la petrografia e la mineralogia chimica, pura e applicata, con particolare riferimento agli ambienti genetici magmatici. Egli infatti aveva compreso che lo studio petrografico di una regione non doveva esaurirsi nella semplice determinazione delle rocce, ma richiedeva di essere completato con ricerche relative ai loro rapporti genetici e alle loro trasformazioni.
Tra i suoi apporti scientifici più rilevanti si devono pertanto ricordare gli studi sui problemi petrografici della Terra del Fuoco e, in Italia, le numerose indagini sui minerali del Piemonte (specie quelli radioattivi di Lurisia), della Valle d’Aosta (in particolare la perowschite di Emarese e la rodocroisite e l’ematite titanifera di Pralorgnan, nel vallone di Saint Barthélemy), delle zolfatare siciliane, delle pozzolane di Ischia, dei minerali dell’isola d’Elba e del Giglio, dove raccolse 5000 campioni che volle collocati nel museo di Firenze. Nel tentativo di attenuare la tradizionale dipendenza italiana dagli altri paesi nel campo metallifero, fu il primo a individuare nelle leuciti laziali una fonte sostitutiva di alluminio rispetto alle bauxiti. Ancora, studiò in Sardegna l’anglesite di Montevecchio, la bourmontite del Serrabus, l’andesina di monte Palmas, la fosgenite di Monteponi (dove rinvenne forme nuove o rare), le zeoliti e la baritina, i minerali di Malfidano e alcune pseudomorfosi che illuminano la genesi dei giacimenti calaminari. Si occupò anche dei derivati della santonina, studiandone la triboluminescenza in relazione con la struttura; misurò i cristalli di alcuni derivati del pirrodiazolo per individuarne le proprietà chimiche ed esaminò la sintesi di vari minerali, occupandosi in particolare della formazione dei carbonati di rame naturali e dell’alumogeno per azione solfatariana. Scoprì e descrisse due minerali nuovi, la «paternoite» (un borato idrato di magnesio, dall’aspetto zuccherino, proveniente da Calascibetta, in Sicilia) e la rarissima cobaltocalcite. Tra le sue più acute osservazioni, va ricordata la corretta impostazione del problema genetico per i giacimenti legati ad azioni pegmatitiche e pneumatolitico-idrotermali, che intuì essere intimamente legato a quello della differenziazione magmatica.
Per sua scelta, nel 1938 il M. passò alla cattedra di petrografia, aprendo ufficialmente l’insegnamento di questa disciplina in Italia; in tale ambito s’interessò soprattutto di problemi geo-petrografici, con intuizioni comprese solamente molti anni dopo, in rapporto con la teoria della tettonica a placche.
Il M. morì a Roma l’8 nov. 1942.
Fonti e Bibl.: Fra i necrologi e le commemorazioni tenute in occasione della scomparsa, si vedano: E. Onorato, in Periodico di mineralogia, XIII (1942), pp. 245-253, con elenco cronologico delle sue 114 pubblicazioni; R. Fabiani, in Memorie della Soc. italiana delle scienze, detta dei XL, s. 3, XXV (1943), pp. 97-109 (particolarmente dettagliato sui rapporti intrattenuti dal M. con gli enti governativi nel settore petrolifero); U. Panichi, in Rendiconti della Soc. mineralogica italiana, II (1942), pp. 21 s.; A. Rosati, in Boll. della Società geologica italiana, LXI (1942), pp. XLVII-LIV, pure con elenco delle pubblicazioni. Cfr. inoltre: G. Carobbi, Mineralogia, in Un secolo di progresso scientifico italiano. 1839-1939, II, Roma 1939, pp. 441, 443 s., 446, 448 s.; A. Cavinato, Giacimenti minerari, ibid., p. 457; Annuario della R. Acc. d’Italia, XIV (1941-42), pp. 89, 101; Il Parlamento italiano. 1861-1988, XIV, Milano 1989, p. 621; Lessico universale italiano, XIII, p. 653.
G. Gullino