MALAGUTI, Faustino (Faustino Giovita Mariano)
Nacque il 15 febbr. 1802 a Pragatto, presso Bologna, da Giuseppe Valerio, farmacista, e da Anna Medici. Dopo aver frequentato le scuole dei padri barnabiti si iscrisse all'Università di Bologna, dove conseguì il diploma di farmacista. Lavorò dapprima come farmacista e in seguito fu nominato delegato della sanità alla dogana con l'incarico di ispezionare i medicinali importati.
Partecipò ai moti del 1831 e fu nominato segretario di Pio Sarti, ministro della polizia del governo provvisorio istituito a Bologna. Dopo la Restaurazione fu imprigionato a Venezia e poi condannato all'esilio. Si rifugiò a Parigi dove, nel 1833, divenne assistente del chimico Th.-J. Pelouze nel laboratorio di J.-L. Gay-Lussac all'École polytechnique. Nel 1835 fu nominato chimiste attaché nel laboratorio ricerche della R. Manifattura di porcellane di Sèvres, diretta da A. Brongniart.
Brongniart consentì al M. di compiere ricerche di chimica anche non connesse con le porcellane. In effetti nei sette anni trascorsi a Sèvres, il M. pubblicò solo due lavori legati alle porcellane: uno sul pink colour, un colorante rosa (che diventa rosso dopo cottura) fabbricato in Inghilterra secondo una formula segreta, che il M. analizzò e riprodusse fondendo acido tannico con creta e cromato di potassio (Annales de chimie et de physique, LXI [1836], pp. 433-444); l'altro, col Brongniart, sui caolini per porcellana (Journal für praktische Chemie, XIII [1841], pp. 735 ss.). Prevalentemente le altre ricerche di quel periodo riguardavano le sostituzioni in chimica organica, oggetto della tesi che il M. presentò per il dottorato in scienze conseguito alla Sorbona nel 1839. Nel 1840 il M. prese la cittadinanza francese.
Poco dopo sposò la francese Fanny Megissier, parente di un suo compagno d'esilio, dalla quale ebbe un figlio, Carlo. Nel 1842 il M. fu nominato, per concorso, professore di chimica generale alla facoltà di scienze dell'Università di Rennes. La cattedra fu in seguito meglio definita come chimica generale e agraria.
Nel campo della chimica organica il M. iniziò con alcune ricerche su reazioni di trasformazione degli zuccheri: studiò l'idrolisi - acida e alcalina, a caldo e a freddo - dello zucchero di canna (saccarosio), evidenziando la formazione di zucchero d'uva (glucosio), acido umico, ulmina e, in presenza di aria, acido formico (Action des acides étendus sur le sucre, in Annales de chimie et de physique, LIX [1835], pp. 407-423). Studiò anche un prodotto di ossidazione dello zucchero, l'acido mucico, e osservò che per ebollizione con acqua si trasforma in un isomero, che denominò acido paramucico e trovò essere bibasico (Sur l'acide paramucique, modification isomérique de l'acide mucique, ibid., LX [1835], pp. 195-201); studiò l'acido piromucico e ne preparò vari derivati, fra cui un estere; facendo reagire questo con il cloro trovò che alcuni atomi di cloro sostituiscono altrettanti atomi di idrogeno (ibid., LXIV [1837], pp. 275-286). Da quest'ultimo lavoro ne scaturirono altri riguardanti l'azione del cloro soprattutto sugli esteri; furono pubblicati in brevi note, riunite in una più ampia pubblicazione (Action du chlore sur plusieurs substances éthérées et sur le méthylal, ibid., LXX [1839], pp. 337-406). La ricerca approfondisce il fenomeno, osservato da J.-B. Dumas nel 1834, della sostituzione dell'idrogeno (elettropositivo) col cloro (elettronegativo), il che era in disaccordo con la teoria dualistica di J.J. Berzelius, allora universalmente accettata. Le ricerche del M. confermarono ed estesero l'osservazione di Dumas; esse furono lodate dallo stesso Berzelius, che però ne dette una diversa interpretazione, non contrastante con la sua teoria. Il M. continuò per anni le ricerche sugli esteri clorurati e le riassunse in un'ampia pubblicazione (Recherches sur les éthers chlorés, ibid., s. 3, XVI [1846], pp. 5-93). In quel periodo il M. effettuò altre ricerche di chimica organica, come quelle sull'acido canforico, di cui trovò la formula contemporaneamente ad A. Laurent, e preparò vari derivati (Sur la composition de l'acide camphorique et sur les produits de son éthérification, ibid., LXIV [1837], pp. 151-170); sulla cistina, amminoacido in cui per la prima volta fu individuato e dosato lo zolfo, che era sfuggito a precedenti ricercatori (Recherches sur la cystine, en commun avec M. Baudrimont, in Comptes rendus hebdomadaires des séances de l'Académie des sciences de Paris, V [1837], pp. 394 ss.); infine, sulla preparazione di varie ammidi, alcune delle quali nuove, la loro formazione dai sali d'ammonio dei corrispondenti acidi e la loro trasformazione in nitrili, secondo reazioni scoperte con Dumas e F. Leblanc (ibid., s. 3, XIII [1845] - XXIV [1848]).
Nel campo della chimica inorganica il M. eseguì, fra i primi lavori, alcune ricerche sul tungsteno (Annales de chimie et de physique, LX [1835], pp. 271-290), di cui misurò il peso atomico trovando un valore (185) assai vicino a quello oggi accettato (183,84); credette di averne individuato un nuovo cloruro, che tuttavia risultò essere un ossicloruro. Espose un metodo per preparare il perossido di uranio (ibid., s. 3, IX [1843], pp. 463-465); descrisse una varietà di sesquiossido di ferro magnetica (ibid., s. 3, LXIX [1863], pp. 214-257). Di particolare interesse la descrizione di alcuni sali ottenuti trattando con ammoniaca i cromati di certi metalli bivalenti: notò che non si trattava di sali doppi, ma di "prodotti complessi", contenenti 4 o 6 molecole di ammoniaca per atomo di metallo (Action de l'ammoniaque liquide sur plusieurs chromates du groupe magnésien, en commun avec M. Sarzeau, ibid., s. 3, IX [1843], pp. 431-463). Nel settore della chimica inorganica mineralogica fece una serie di ricerche tra il 1846 e il 1859 col geologo J. Durocher. I due, probabilmente per primi, studiarono il meccanismo di sfiorimento della laumontite (una zeolite), trovando che nello sfiorire perde acqua e può riprenderla riacquistando la trasparenza. In altre ricerche il M. si occupò dell'estrazione dell'argento dai minerali; trovò inoltre - per la prima volta - che l'acqua di mare contiene argento, oltre a rame e piombo, e che l'argento è presente anche negli organismi viventi, animali e vegetali. Ancora con Durocher il M. eseguì ricerche sulla temperatura del terreno in rapporto a quella dell'aria e sulle proprietà termiche dei differenti terreni, che correlò con la loro fertilità. Da queste osservazioni il M. fu portato a studiare la fertilità di certi terreni nelle vicinanze di Rennes e le proprietà fertilizzanti del guano della Patagonia. Una serie di interessanti lavori riguarda la composizione minerale delle piante, posta in relazione con la loro posizione tassonomica e la natura del terreno in cui erano cresciute.
Un campo in cui il M. lasciò una forte impronta è quello della chimica fisica. Importanti le sue ricerche sull'affinità chimica e sugli equilibri (ibid., s. 3, XXXVII [1853], pp. 198-206 e LI [1857], pp. 328-358). Egli studiò l'interazione di una coppia di sali solubili e quella di un sale solubile e uno insolubile; le sue conclusioni sono interessanti anche se in parte furono superate dalla teoria della dissociazione elettrolitica di S.A. Arrhenius, pubblicata nel 1887. Nei fenomeni di doppio scambio il M. dà importanza all'affinità più che alla solubilità relativa e conclude che, secondo una legge naturale, "quando due sistemi molecolari agiscono l'uno sull'altro, i loro elementi tendono sempre a costituire nuovi sistemi a equilibrio più stabile". Inoltre egli sottolinea l'intervento di azioni eguali e contrarie esercitate dai prodotti finali. Questo concetto sarà quantificato nella legge dell'azione di massa (1864-67) di C.M. Guldberg e P. Waage, che citano "le belle esperienze" del Malaguti. Altre ricerche di chimica fisica riguardano la fotochimica, che il M. fra i primi studiò quantitativamente misurando l'effetto ritardante esercitato da certi liquidi incolori sull'azione della luce nei riguardi di reazioni chimiche, quali la decomposizione del cloruro d'argento (ibid., LXXII [1839], pp. 5-27).
Il M. effettuò numerose altre ricerche, che si possono considerare minori; ne furono oggetto, fra l'altro, l'ozocherite (1836), il rubino artificiale (1837), l'azione dell'acetato di rame sullo zucchero di fecola (1842), la resistenza dei cementi all'acqua di mare (1854).
Il M. fu persona assai modesta, lavoratore instancabile e rigoroso. Ebbe molti riconoscimenti, in Italia e in Francia. In Italia prima dell'esilio era stato nominato membro dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, della Società medico-chirurgica di Bologna, dell'Accademia delle scienze di Torino; nel 1840 fu proposto come membro corrispondente dell'Accademia delle scienze di Bologna, ma la nomina fu bloccata a causa del suo passato di rivoluzionario e approvata solo nel 1856; nel 1849 fu nominato socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei. In Francia fu nominato membro della Società farmaceutica francese, della Società filomatica e dell'Accademia di medicina di Parigi, socio corrispondente dell'Accademia delle scienze di Parigi. Per molti anni fu rettore dell'Università di Rennes; gli restò tuttavia il rimpianto di non avere ottenuto il trasferimento a Parigi; lo manifestò nelle lettere all'amico e collega Ch.-F. Gerhardt, anch'egli relegato in università di provincia per contrasti con alcuni luminari della chimica.
Il M. morì a Rennes il 26 apr. 1878.
Opere: Oltre a diverse decine di memorie scientifiche, il M. è autore di alcuni testi: Leçons de chimie agricole, Rennes 1848; alcune di queste lezioni furono tradotte da F. Selmi (Lezioni di chimica agraria, Torino 1850), altre da P. Carlevaris (Nuove lezioni di chimica agraria di F. Malaguti, ibid. 1854); Leçons élémentaires de chimie, Paris 1853, tradotte in varie lingue, fra cui il cinese; Cours de chimie agricole, Rennes 1858; Chimie appliquée à l'agricolture, Paris 1862. Con J.-H. Fabre pubblicò: Notions de chimie, les sels et les métaux, ibid. 1869; Notions préliminaires de chimie, ibid. 1877; Chimie organique, ibid. 1878.
Fonti e Bibl.: A. Casali, F. M. e le sue opere, Bologna 1879. Particolarmente ampia la biografia pubblicata da I. Guareschi in Supplemento annuale alla Enc. di chimica scientifica e industriale, XVIII (1902), pp. 413-475. V. anche: J.C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch zur Geschichte der exakten Wissenschaften, II, Leipzig 1863 e III, ibid. 1898; A. Quartaroli, in Enc. Italiana, XXI, Roma 1934; G. Provenzal, Profili bio-bibliografici di chimici italiani, Roma s.d. [ma 1938]; J.R. Partington, A history of chemistry, III, London 1970 e IV, ibid. 1964, ad ind.; A. Gaudiano, in Scienziati e tecnologi dalle origini al 1875, II, Milano 1975.