fatto
Ha tre significati principali: " ciò che è accaduto o che accadrà ", " evento ", " avvenimento ": il sonno... sovente, / anzi che 'l fatto sia, sa le novelle (Pg XXVII 93); ma tosto fier li fatti le Naiade / che solveranno questo enigma forte (XXXIII 49); e' non ha di qui a Bologna / nessun, ch 'un fatto saccia me ' celare (Fiore CCXI 8); " azione ": I ' fo sì fintamente ogne mio fatto (C 1); lor fatti non son che baratterie (CLXIX 12); e ancora Fiore LXXXVIII 9, XCIII 3, CIV 2; bestemmia di fatto (Pg XXXIII 59) è pertanto quella che si compie non formulando mentalmente o con parole un'offesa a Dio ma concretizzando quest'ultima in gesti o atti (nel caso specifico l'atto di rubare o schiantare la pianta dell'Eden, creata da Dio solo a l'uso suo): cfr. Alb. Magno Sum. theol. II 23 140 3 2 " proprie loquendo blasfemia est in verbis, aliquando tamen refertur ad facta "; " impresa ": Fa che tu trovi / alcun ch'al fatto o al nome si conosca (If XXIII 74); le palle de l'oro / fiorian Fiorenza in tutt'i suoi gran fatti (Pd XVI 111); i' vi pur contrò ogne mio fatto (Fiore CXIX 2); ma i' non potti, ch'ell'era sì stretto / l'entrata, che 'l fatto andò in falligione (CCXXIX 13).
Nella sfera di tali valori f. è più di una volta messo in correlazione col verbo ‛ dire ' (o col sostantivo ‛ detto '): Però se leggier cor così vi volve, / priego che con vertù il correggiate, / sì che s'accordi i fatti a' dolci detti (Rime CXIV 14); Io non posso ritrar di tutti a pieno, / però che sì mi caccia il lungo tema, / che molte volte al fatto il dir vien meno (If IV 147); Ma quelle donne aiutino il mio verso / ch'aiutaro Anfïone a chiuder Tebe, sì che dal fatto il dir non sia diverso (XXXII 12; e v. Fiore CIII 11 ma molt' è il fatto mio al dir diverso); né mi fu noto il dir prima che 'l fatto (Pd XVIII 39).
Altrove può valere genericamente " cosa ", ma con l'implicito senso di " ciò che è effettivo, reale ", in opposizione a travisature o imprecisioni: Pria che noi siam più avanti, acciò / che 'l fatto men ti paia strano, / sappi che non son torri, ma giganti (If XXXI 30; cfr. Scartazzini-Vandelli: " V. crede opportuno di rivelare anticipatamente che cosa siano le credute torri: senza un preannunzio la ‛ strana ' realtà potrebbe, orribile com'è, rimescolar troppo l'animo dell'alunno "; e il Mattalia, con rimando a Pg XV 116, precisa: " la cosa, la ‛ res vera ', l'oggetto reale [distinto dalla sua ‛ immagine ' ottica "]); ma 'l fatto è d'altra forma che non stanzi (Pg VI 54); Ma chi venisse il fatto riguardando, / ed egli avesse alquanto sale in testa, / veder potrebbe in che 'l fatto si ne sta (Fiore XCIII 5 e 7); affine può considerarsi l'occorrenza di Fiore CXCV 5 'l fatto de l'amor, che equivale a " ciò in cui l'amore effettivamente consiste ".
In certi casi, pur non discostandosi da codesto senso generico, riceve dal contesto particolari coloriture: Se nostra donna conoscer non poi, / ch'è sì conquisa, non mi par gran fatto, non mi pare " gran cosa ", da meravigliarsene (Rime LXXl 10); i' fo il fatto mio [" le mie cose "] sanza rumore (Fiore XCIX 13); quando vedrò che 'l fatto sia ben giunto, che " le cose siano a buon punto " (CXL 10; analogamente al successivo v. 14 Molto mi parve che 'l fatto sie 'n punto); In poca d'or si 'l fatto mi bistorna [" la situazione mi si capovolge "] I che d'abate tornai men ch'a converso (XXVI 13).
Frequentemente però, appunto come ‛ cosa ' (v.), non ha un proprio significato autonomo e si fa vicario di quanto è stato detto precedentemente o risulta comunque già noto; in simile uso è di solito preceduto dal pronome dimostrativo: s'a questo fatto l'uon non ci provede (Fiore XXlI 3); Di questo fatto non far più sentore (XLII 12); che questo fatto non fia già coverto (CXXXIV 11); Sopra me lascia la cura / di questo fatto (CXCVII 3); Ma Falsembiante trametter non s'osa / di questi fatti (LXXXVl 10); sanza di questi fatti più parlare (XCIX 2); Com'era gito il fatto ebbi contato / a motto a motto (XLIX 1); Al Die d'amore ricordaro il fatto (LXXXIV 1); Po' sentì 'l fatto Vergogna e Paura (CCIV 1); e così in LXIV 14 e Detto 477, mentre in Fiore CLIV 10 Giovane donna non è ma' oziosa, / sed ella ben al fatto sì ripensa / per ch'ella sti ' a menar vita gioiosa, sembra assolvere una funzione prolettica.
Sono comuni nel Fiore, come del resto in molti testi medievali, locuzioni del tipo ‛ il f. mio ', ‛ il f. tuo ' e simili, per " la mia sorte ", " la tua sorte " (sóstanzialmente " io ", " tu ", ecc.): 'l fatto loro andrà pur peggiorando (XCIX 8); Ciascun di noi per sé lui raccomanda: / del fatto vostro penserem ben noi (CXXXVIII 14); Il fatto suo si tien tratutto a voi (CXXXVIII 12); il fatto suo sarebbe ben e bello (CLXXVI 4); ma, quand'i' vidi Malabocca morto, / vie men del fatto mio sì mi dottai (CC 11); e v. ancora CV 5, CLXXII 6, CLXXXll 3, CCIII 2.
Un guasto del testo non permette di individuare con esattezza il valore del vocabolo in Fiore CXXXII 14; sembra tuttavia probabile che ivi f. sia voce verbale piuttosto che sostantivo.
F. rientra infine in alcuni modi avverbiali: Cv IV XXII 12 Così fossero tanti quelli di fatto [" veramente ", " in effetti "] che s'insetassero, quanti sono quelli che da la buona radice si lasciano disviareí; Fiore CXXXIX 12 Nol ridottate più già mai a fatti (ma nell'ultimo esempio il sostantivo trattiene in parte il proprio valore).