FARA SABINA (A. T., 24-25-26)
SABINA Villaggio della Sabina, posto a 484 m. s. m., sopra un colle da cui si gode un vasto panorama sulla campagna romana, fino agli Albani, al Cimino e al Soratte. Dista pochi chilometri dall'abbazia di Farfa (v.). Ha 319 ab. (1921); il comune di cui è capoluogo è vasto 56,60 kmq. e ha 4438 ab., che si addensano soprattutto tra i 200 e i 600 m.; circa la metà di essi vive in case sparse. Del territorio comunale (quote estreme 20 e 710 m.) 3352 ett. sono occupati da seminativi, 51 da colture di piante legnose (oliveti e vigneti), 980 da boschi e castagneti, 1064 da prati e pascoli, e il resto da strade, fabbricati e terreni sterili. Dei centri, oltre al capoluogo, è da ricordare Coltodino, a 236 m. s. m., con 605 ab.
Storia. - L'origine longobarda di Fara Sabina è chiaramente indicata dal nome stesso. Essa è nominata per la prima volta in documenti farfensi del sec. XI, dai quali appare che fu donata al monastero di Farfa nel 1052 e che, verso la fine del secolo stesso, cadde in mano dei Crescenzî, i quali, perduta in gran parte la loro influenza in Roma, avevano costituito nella Sabina il centro della loro potenza. Ritornata in possesso del monastero, sembra seguisse le parti di Gregorio VII nella lotta con Enrico IV. Fu perciò dall'imperatore assalita, presa e confermata al monastero. Da allora in poi fu sempre possesso dell'abbazia farfense, della quale seguì le sorti. Nell'ordinamento dello stato pontificio era sede del governatore d'una circoscrizione della Sabina.