Manifestazione di street art svoltasi in cinque edizioni, tra 2008 e 2012, nella cittadina pugliese di Grottaglie. Ideata e organizzata da Angelo Milano di Studio Cromie ha provocato, nei suoi cinque anni di attività, notevole risalto mediatico, anche internazionale, ospitando alcuni tra i più celebri e conosciuti protagonisti dell’arte nello spazio pubblico. La pronuncia di “Fame” è alternativamente declinabile, e significativa, in italiano o in inglese, e in questo senso già sottintende parte dello spirito e della filosofia alla base del festival. F. nel 2008 si propone come iniziativa innovativa, una delle prime del genere in Italia, provocatoria ed antagonista. L’intento del suo fondatore è quello di “risvegliare” ed animare la coscienza di Grottaglie, proporre una situazione nuova in un contesto politico-sociale accartocciato su sé stesso, mettendo in luce le sue bellezze e lanciando un grido di allarme contro l’amministrazione politica della città e la gestione della cosa pubblica. Le motivazioni del festival sono quindi prettamente politiche e prescindono qualsiasi utilizzo della street art quale strumento di abbellimento estetico, in un contesto già attraente e che non necessita di alcun tipo di azione riqualificante. In questo spirito risiede la novità e la diversità di F. rispetto alla maggioranza dei festival di street art contemporanei e successivi alla sua attuazione. Proprio la crescente “festivalizzazione” in formato standard, unita ai consensi mediatici e persino politici raggiunti nelle ultime edizioni di F., e quindi alla perdita dell’opposizione originaria, costituisce la motivazione della chiusura del festival nel 2012, all’apice del suo successo. Ogni edizione di F., autofinanziata da Studio Cromie attraverso la vendita di serigrafie degli artisti partecipanti, prende luogo tra i muri dei vicoletti del centro storico, in particolare nel quartiere della celebre ceramica di Grottaglie, e sulle facciate delle palazzine, proponendo un calendario formato da una ventina di artisti ospitati nei mesi più caldi dell’anno e lasciati liberi di esprimersi a seconda delle loro sensazioni, spesso con interventi realizzati con la sola autorizzazione del proprietario dell’immobile prescelto. Tale atteggiamento trova l’iniziale ostilità da parte dell’amministrazione, che durante la prima edizione fa cancellare un murale di Ericailcane rappresentante un gallo, simbolo della locale tradizione della ceramica. Uno dei temi di maggior critica alle autorità del luogo riguarda l’apertura di una discarica di rifiuti tossici poco distante dal paese, sul quale si esprimono alcune opere come quelle del brasiliano Nunca e di Blu, la cui emblematica sezione del terreno nelle forme di una torta da “consumare” è una delle immagini più popolari prodotte nelle varie edizioni del festival.