mercato, fallimenti del
Insieme dei casi in cui i mercati non sono in grado di determinare allocazioni efficienti delle risorse, ovvero di raggiungere equilibri di ottimo paretiano (➔ Pareto, ottimo di p; efficienza economica; benessere, teoremi dell’economia del; Arrow-Debreu, modello di).
I fallimenti del m. dipendono dalla mancanza di almeno una delle condizioni del primo teorema dell’economia del benessere, le quali recitano che: gli agenti economici hanno il medesimo livello di informazioni senza asimmetrie; i beni prodotti e scambiati sono privati e non si è in presenza di esternalità (➔); la tecnologia è data e vi è assenza di barriere all’entrata e all’uscita (➔ barriera); gli operatori economici sono tutti price taker (➔ concorrenza perfetta p). Nell’ambito dello studio del ruolo del settore pubblico nell’economia, accanto alle giustificazioni di intervento a carattere redistributivo, basate su giudizi di natura soggettiva, i fallimenti del m. (➔ esternalità; bene pubblico p; asimmetria informativa; monopolio) costituiscono la motivazione più indiscussa e oggettiva dell’intervento pubblico volto a correggere l’inefficienza allocativa generata dal malfunzionamento dei mercati. In questi casi, la ragione più ricorrente per l’intervento pubblico deriva dalla constatazione che se i m. raggiungono equlibri subottimali è sempre possibile ottenere, tramite un apporto esogeno, un miglioramento paretiano. Per indagare sulla desiderabilità dei provvedimenti di miglioramento paretiano, e sull’ampia gamma di modalità con cui possono essere effettuati, è importante comprendere la natura dei fallimenti del m. sottostanti l’inefficienza allocativa. Ogni fattispecie di market failure, come precendemente evidenziato, è sempre connessa al venir meno di una delle condizioni sopra elencate.
Si verifica in presenza di asimmetria informativa tra gli operatori economici (➔ selezione avversa; azzardo morale). Considerati gli esiti subottimali a cui, così, giungono i m., frutto di comportamenti opportunistici degli operatori dotati di un maggiore patrimonio informativo (➔ Akerlof, Gorge Arthur), l’intervento pubblico dovrebbe essere volto ad ampliare l’accessibilità dell’informazione alla totalità degli agenti economici (per es., mediante l’imposizione di obblighi di divulgazione o altre forme di regolazione).
Si verifica qualora i beni prodotti e scambiati siano beni pubblici. In questo caso, il fenomeno del free rider (➔) impedisce la creazione di un mercato privato. Tale circostanza impone un’iniziativa da parte del settore pubblico, volta ad assicurare la produzione di beni e servizi considerati essenziali per la collettività. L’assenza di un meccanismo di m. capace di garantire la fissazione di prezzi di risorse scarse, che influenzano una pluralità di m., si manifesta anche quando si è in presenza di esternalità. In tali casi si impone il ricorso a un intervento pubblico per mezzo di tassazione e sussidi (➔ Pigou, tassa di), diretto a far contabilizzare i costi e i benefici esterni, o tramite una attenta definizione dei diritti di proprietà sulla risorsa, finalizzata a consentire l’internalizzazione degli effetti esterni mediante la contrattazione privata (➔ Coase, Ronald Harry).
Avviene quando i mercati non sono contendibili (➔ contendibilità). In presenza di tale anomalia, l’operatore pubblico, soprattutto tramite il ricorso al diritto antitrust e alla regolazione, dovrebbe avere come obiettivo la rimozione degli ostacoli (➔ sunk cost; barriera) che impediscono lo svilupparsi della dinamica concorrenziale all’interno del mercato.
Tale condizione è disattesa allorquando gli agenti economici godono di potere di mercato. Poiché essi, in questi casi, sono in grado di fissare il prezzo, spingendo il m. verso equilibri subottimali, emergono come necessari interventi correttivi che si sostanziano nel ricorso alla disciplina antitrust e nella regolazione dei mercati.