FACIES (lat. facies "aspetto")
Botanica. - Nella terminologia botanica questa parola fu usata per la prima volta dal Lorenz nel 1863 per indicare le piccole differenze locali di una formazione vegetale. Da altri autori invece è usato come sinonimo di associazione; presso gli autori inglesi col nome di facies s'indica "the general aspect or appearence". Secondo E. Warming e P. Graebner (Lehrbuch der ökologischen Pflanzengeographie, 3ª ed., Berlino 1918) per facies s'intendono le piccole differenze di costituzione sparse a macchie o a zone in un'associazione vegetale. Così, p. es., nelle faggete, a causa delle differenze nell'illuminazione, nell'umiditb del terreno, ecc., si osservano differenze di costituzione nella flora, sparse qua e là a macchie: in un luogo domina l'Anemone nemorosa, in un altro si trovano Asperula odorata o Stellaria nemorum, Mercurialis perennis o Stellaria holostea, ecc. Le cause di questa diversità sono spesso edafiche, ma altre volte dipendono dalle piccole influenze climatiche, come per es. dalla maggiore o minore esposizione solare, ecc. Così la flora di una trincea ferroviaria presenta facies diversa nella sua faccia nord e in quella sud; lo stesso avviene in un prato alpino secondo l'esposizione dei suoi pendii. Ma spesso è impossibile una distinzione tra facies e associazione.
Geologia. - In geologia questa parola indica l'aspetto delle rocce, cioè la fisionomia che ne rivela l'origine. Ad ogni facies litologica corrispondono una fauna e una flora speciale, che la caratterizzano, per cui una facies può definirsi come l'insieme dei caratteri litologici e paleontologici di un sedimento in un dato punto della Terra. Si hanno facies continentali nel senso stretto della parola, cioè subaeree, lacustri, fluviali, lagunari, marine; queste ultime distinte in facies litorale, facies di estuario, facies di mare aperto, di mare profondo, ecc. Quelle marine hanno la maggiore importanza per la loro grande estensione. Definirle è lo stesso che definire le condizioni biologiche del fondo del mare. Come è noto, il fondo marino è stato diviso in una zona neritica (νηρίτης, "conchiglia"), una batiale (βαϑύς, "profondo") e una abissale (ἄβυσσος, "senza fondo"), in ciascuna delle quali domina un insieme di fattori fisici, che determinano un'associazione biologica speciale e una speciale struttura litologica: i principali sono temperatura, luce, movimenti delle acque, salsedine, ecc. La delimitazione delle varie associazioni non è però assoluta, e ciò spiega la presenza di talune specie, caratteristiche di una data epoca geologica, sia nei sedimenti neritici, sia in quelli batiali. Il passaggio da una facies litologica a un'altra è perciò spesso parallelo alla compenetrazione delle faune, e ciò facilita molto lo studio del sincronismo dei terreni.
La fisionomia delle associazioni animali di un dato ambiente, il paragone delle faune di una stessa epoca permettono di ricavare conclusioni importantissime relative alle comunicazioni dei mari. Lo scambio delle faune, le colonizzazioni, gli adattamenti speciali si possono collegare in una serie stratigrafica, quando si possiede un sufficiente materiale fossile.
Se la temperatura è, in tutte le profondità, il principale fattore determinante la ripartizione delle specie, anche la luce ha grandissima importanza nella sua zona di penetrazione. Così, p. es., la presenza di specie erbivore è preziosa per determinare la profondità in cui s'è formato un deposito; così, se in uno stesso strato si vedono specie erbivore passare lateralmente a specie carnivore, si dedurranno delle conclusioni precise sulla forma delle depressioni; una soglia che separa due depressioni batiali può essere così determinata con certezza, e ciò è elemento prezioso per lo studio dell'embriologia delle pieghe. Quanto fin qui si è detto può mostrare il significato dei dati attuali dell'oceanografia applicati alla paleontologia e il valore degli argomenti paleontologici nella discussione dei risultati dell'osservazione stratigrafica.
Medicina. - In semeiotica medica il termine facies si riferisce alle particolari espressioni assunte dal volto in determinati stati morbosi. Ricorderemo le forme più importanti. La febrilis è caratterizzata da vivo arrossamento delle guance e spiccata lucentezza degli occhi; nella f. hectica (tubercolosi) sul volto pallido e scarno spicca un intenso arrossamento dei pomelli; nella f. hippocratica (gravi affezioni addominali) il naso è affilato, gli occhi sono incavati, le tempie depresse, le orecchie cianotiche, la cute della fronte è ruvida, tesa e arida, il colorito del volto verdastro, livido o plumbeo; nella f. tetanica (tetano) si ha una contrazione spastica dei muscoli masticatori (trisma) e dei muscoli mimici che conferiscono al volto del paziente un'espressione insieme di sorriso e di dolore (riso sardonico); nella f. parkinsoniana (encefalite epidemica) sono caratteristici la modica ptosi palpebrale, lo spianamento delle salienze naturali del volto, la bocca semiaperta dalla quale scola spesso saliva, l'espressione attonita della fisionomia; nella f. acromegalica (affezioni dell'ipofisi) spiccano le enormi proporzioni assunte dalla mandibola e dal naso; nella f. basedoviana (morbo di Basedow) si ha spiccata lucentezza degli occhi, esoftalmo, arrossamento della cute del volto spesso coperta da sudore, grande mobilità dei muscoli mimici, espressione di terrore attonito.