EUTHYKRATES (Εὐϑυκράτης, Euthycrătes)
1°. - Scultore di Sicione, figlio di Lisippo e presunto erede della maniera paterna. Plinio (Nat. hist., xxxiv, 66), in un giudizio sull'arte di E., probabilmente tratto dal libro di Senocrate, dice che egli avrebbe seguito la constantiam, piuttosto che la elegantiam del padre, attuando una maniera più austera; si deve intendere cioè che E. seguì Lisippo piuttosto nella composizione e nella proporzione (il termine greco σύστασις deve essere quello che Plinio ha tradotto constantia) che nella eleganza e nel genere giocondo. Sempre Plinio (op. cit.) ricorda anche diverse opere di E.: un Eracle a Delfi, Alessandro cacciatore a Tespie, la statua di Trofonio a Lebadeia (nel cui santuario presso il fiume la statua di culto era opera di Prassitele: Paus., ix, 39, 4; mentre la statua di E. era nella grotta dell'oracolo sul monte) un combattimento di cavalieri, molte quadrighe, cani da caccia ed un cavallo che porta reti per la caccia equum cum fuscinis (o canestri, se si accetta la variante fiscinis). Si è anche supposto che queste ultime opere facessero tutte parte di un unico gruppo della "Caccia di Alessandro", che Plinio avrebbe suddiviso nelle schede. Taziano (Contra Graecos, pp. 114 e 116), che vuole imputare all'artista soggetti poco degni, nomina i ritratti della poetessa Anite di Tegea, delle etere Mnesarchide efesia e Taliarchide argiva, oltre il gruppo erotico di Pannichide con l'amasio. I temi plastici accennati sono in gran parte comuni alla produzione paterna: se pure rimangono copie delle sculture di E., non è stato finora possibile distinguerle nella serie lisippea. Troppo opinabile è la identificazione dell'Alessandro di Tespie con una statuetta equestre di bronzo trovata ad Ercolano. Suo alunno fu Teisikrates (Plin., Nat. hist., xxxiv, 67) che però si avvicinò di più alla maniera di Lisippo.
Bibl.: W. Amelung, in Thieme-Becker, XI, Lipsia 1915, p. 51 ss., s. v.; C. Robert, in Pauly-Wissowa, VI, c. 1507, s. v., n. 6; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, Suppl. VIII, c. 169, 7; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Storia delle arti antiche, Roma 1946, pp. 75, 89, 105.