EUSEBIO di Emesa
Nato verso il 295 da una ricca famiglia di Emesa in Siria, studiò a Edessa, ad Antochia e ad Alessandria, avendo a maestri di esegesi scritturale Eusebio di Cesarea e Patrofilo di Scitopoli. Stabilitosi ad Antiochia rifiutò il seggio episcopale di Alessandria offertogli (341) durante l'esilio di Atanasio; si fece invece eleggere più tardi a Emesa, ma solo con l'aiuto di Giorgio di Laodicea (Socrate, Hist. ecc., II, 9, ci ha in parte conservato l'elogio di E. steso da Giorgio) poté fronteggiare l'ostilità degli Emesiani verso di lui, accusato di arianesimo e di astrologia. Fu caro all'imperatore Costanzo: con lui fece parte di una spedizione (contro i Persiani?), con lui forse trascorse gli ultimi anni della sua vita, chiusa ad Antiochia nel 359 circa.
È difficile controllare la tradizione che ha fatto di E. un ariano, o quanto meno un semiariano seguace di Basilio d'Ancira e di Giorgio di Laodicea: infatti delle sue molte opere (per lo più di esegesi scritturale: S. Girolamo, De viris ill., XCI, ci ha conservato l'elenco delle principali) non ci sono giunti che brevi frammenti (in Patrol. graeca, LXXXVI, col. 535 segg.) e due omelie (ibidem, col. 509 segg.) che, per quanto attribuite da alcuni codici a E. di Emesa, fanno parte della collezione pseudoepigrafa di omelie che va sotto il nome di Eusebio di Alessandria (v.). Una collezione di omelie segnalata dal Wilmart, con tutta probabilità opera di E., è tuttora (a eccezione di una De matre et duabus filiabus martyribus) inedita in un ms. di Troyes del sec. XII. Pare che siano di E. almeno i primi due opuscoli di una serie di 14 giuntaci in versione latina sotto il nome di Eusebio di Cesarea (Patrol. graeca, XXIV, coll. 1047-1070).
Bibl.: J. C. Thilo, Über die Schriften des Eusebius von Alexandrien und des Eusebius von Emesa, Halle 1832; A. Wilmart, in Anal. Bollandiana, XXXVIII (1920), pp. 241-262; segue (pp. 263-284) l'ed. dell'omelia citata; id., in Revue de l'Orient chrétien, XXII (1920-21), p. 72 segg.