eurocrisi
s. f. inv. Situazione di grave incertezza dell’Unione europea.
• il rischio è che l’eurocrisi del debito e la speculazione sui titoli del debito pubblico continentale riprenda vigorosamente. I nuovi salvataggi bancari tedeschi e irlandesi, il deficit pubblico di Dublino salito al 32% del Pil, hanno ridato munizioni a chi scommette su un’Europa differenziata in due gironi, con la Germania alla testa di un ristretto gruppo di Paesi ad alta competitività e solido rigore pubblico, e un secondo gruppo di Paesi febbricitanti nei conti pubblici e privati. (Oscar Giannino, Messaggero, 1° ottobre 2010, p. 1, Prima pagina) • La Bundesbank, la banca centrale tedesca così prodiga di intimazioni alla disciplina verso gli altri europei, ha reso noto alcuni giorni fa che il patrimonio finanziario privato dei suoi concittadini, nell’anno di crisi 2011, era elevato come mai prima: ben 4.715 miliardi di euro, 149 in più rispetto all’anno precedente. I tedeschi in altre parole non sono mai stati così ricchi. E lo sono di sicuro perché bravi ed efficienti, ma è un fatto che proprio grazie all’eurocrisi la Germania è diventata un rifugio per gli investitori, e riceve a costo zero (anzi addirittura lucrando qualcosa nella differenza tra tassi d’interesse e inflazione) immensi capitali in fuga dai titoli di Stato di altri Paesi. (Carlo Anastasio, Sicilia, 17 giugno 2012, p. 1, Prima pagina) • al ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, è stato affidato di dettare l’agenda politica del prossimo governo italiano. «È urgente che si formi un nuovo governo e spero che continuerà le riforme», perché «l’Italia deve continuare sulla strada cominciata da [Matteo] Renzi tre anni fa. Anche se i cittadini italiani non accettano questa modifica costituzionale ‒ aggiunge ‒ non c’è ragione per parlare di eurocrisi, dal punto di vista economico e politico l’Italia deve continuare sulla strada cominciata da Renzi». (Giuseppe Sarra, Giornale d’Italia, 6 dicembre 2016, p. 5, Primo piano).
- Composto dal confisso euro-2 aggiunto al s. f. inv. crisi.
- Già attestato nella Stampa del 3 settembre 1992, p. 5, Estero (E. St.).