GRIFFINI, Eugenio
Nacque a Milano il 26 dic. 1878, unico figlio di Rocco, ispettore capo del Comune di Milano, e di Maria Reina. Appena adolescente intraprese lo studio della lingua araba, che proseguì contemporaneamente agli studi classici e con tanto profitto da conseguire da esterno, nel 1898, il diploma di arabo presso il R. Istituto orientale di Napoli, poco prima della licenza liceale.
All'anno precedente data l'incontro col mercante di Magenta G. Caprotti, titolare di un'attività commerciale con sede a Sana nello Yemen e appassionato di cultura araba, evento decisivo per l'attività futura del G., che fu in gran parte spesa nella cura e nello studio dei manoscritti arabi yemeniti raccolti da Caprotti durante le sue missioni commerciali; sempre grazie a Caprotti, il G. venne in contatto con E. Glaser, studioso tedesco dell'Università di Monaco, che introdusse il giovanissimo G. nel circuito dell'orientalismo europeo dell'epoca.
Nel 1902 il G. conseguì a Genova la laurea in giurisprudenza, con una tesi di diritto islamico, "L'istituto giuridico dei beni di manomorta, o wakūf, nel diritto musulmano e nei rapporti col diritto internazionale privato". Negli anni successivi, i ripetuti viaggi in Nordafrica, soprattutto in Tunisia, e le ricerche sui manoscritti della collezione Caprotti fornirono al G. materia per i suoi primi saggi scientifici, di tema epigrafico e filologico.
Fin dal 1903 Caprotti avrebbe suggerito al G. di trovargli un acquirente per la sua collezione di manoscritti yemeniti, investendolo nel frattempo della loro custodia e seguitando a mandargliene di nuovi e, di fatto, fra il 1903 e il 1909 il G., parallelamente alla propria attività di viaggi e di ricerca, si occupò della raccolta Caprotti. Quindi, nel 1909, con l'aiuto del cugino, senatore L. Beltrami, e del prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, A. Ratti (il futuro Pio XI), egli promosse una sottoscrizione pubblica per l'acquisto della collezione a beneficio dell'Ambrosiana. In pochi giorni si giunse a mettere insieme una somma sufficiente e, l'8 dic. 1909, Ratti poté annunziare l'avvenuto acquisto della raccolta.
La Biblioteca Ambrosiana possedeva già un fondo di manoscritti semitici - ebraici, siri e arabi - costituito dal fondatore cardinale F. Borromeo e catalogato nell'Ottocento dallo studioso austriaco J. von Hammer-Purgstall. Con la raccolta Caprotti vi si aggiunsero 1610 nuovi codici, aumentati negli anni successivi dal dono di 180 manoscritti arabi da parte del senatore Beltrami, nonché dai codici donati dallo stesso G. all'Ambrosiana, insieme con la propria biblioteca.
Il G., fra il 1908 e il 1910, aveva intrapreso la catalogazione della prima collezione (125 manoscritti) nella Rivista degli studi orientali (tirato a parte come I manoscritti sudarabici della Biblioteca Ambrosiana di Milano: saggio del catalogo per materie della prima collezione (coranica, tradizioni, dogmatica, mistica…), Roma 1910). Il catalogo, interrotto per motivi finanziari, fu proseguito con nuovi criteri nella stessa rivista, dal 1910 al 1919 (ne esiste ugualmente un'edizione in pochi esemplari dal titolo Catalogo di manoscritti arabi di Nuovo Fondo della Biblioteca Ambrosiana di Milano, I, Codici 1-475, ibid. 1920). L'opera del G., che si arresta al momento della sua designazione a curatore della Biblioteca Palatina del Cairo, fu ripresa dallo studioso svedese O. Löfgren, e proseguita dall'italiano R. Traini.
L'occupazione italiana della Libia, nel 1911, spinse il G. a porsi al servizio dal comando militare italiano. Nel 1912, per sei mesi, egli svolse a Tripoli le funzioni di addetto all'Ufficio politico militare nella veste ufficiale di traduttore, in realtà assumendosi compiti più complessi, come il tentativo di stabilire la toponomastica indigena della Libia italiana; al suo intervento si dovette, fra l'altro, il salvataggio e il riordino dell'archivio amministrativo ottomano, già destinato alla distruzione. All'esperienza libica risale il manuale L'arabo parlato della Libia; cenni grammaticali e repertorio di oltre 10.000 vocaboli, frasi e modi di dire raccolti in Tripolitania (Milano 1913).
In questi stessi anni ebbe inizio il lavoro preparatorio a quella che è considerata, col catalogo dei manoscritti arabi dell'Ambrosiana, la maggior impresa scientifica del G., l'edizione del Magmū al-Fiqh, trattato di diritto canonico musulmano attribuito all'imām Zaid ibn 'Alī, discendente di Maometto (morto nel 122 dell'Egira, 740 d.C.), dal quale prende il nome la setta sciita degli zaiditi, fiorente soprattutto in Yemen (Corpus iuris di Zaid ibn 'Alī (VIII sec. d. C.). La più antica raccolta di legislazione e di giurisprudenza musulmana finora ritrovata, ibid. 1919).
Ai meticolosi preliminari biobibliografici all'edizione del testo e ai solidi risultati conseguiti nella non facile ricostruzione andò il riconoscimento del mondo scientifico, pur essendo criticato il G. per aver talvolta abbracciato ipotesi eccentriche di diritto comparato e, più sostanzialmente, essendo posta in dubbio la stessa attribuzione del testo all'imām Zaid.
In questi stessi anni il G. si dedicò all'insegnamento, prima nell'Università di Roma, dove aveva conseguito, nel 1915, la libera docenza in lingua e letteratura araba, poi, dall'anno successivo, a Milano. Nel gennaio 1922 ottenne la nomina a professore straordinario di arabo e civiltà islamica presso l'allora R. Istituto di studi superiori (poi Università) di Firenze, ma all'insegnamento preferì, dal 1920 e fino alla morte, la carica di bibliotecario di re Fu'ād I di Egitto, con l'incarico di riordinare e completare la Biblioteca Palatina e di raccogliere i documenti europei, arabi e turchi relativi alla vita del bisnonno di Fu'ād, Muḥammad 'Alī, il famoso governatore riformista di Egitto.
Il G. trascorreva ormai gran parte dell'anno al Cairo, integrandosi progressivamente nella società intellettuale cairota dell'epoca: collaborò fra l'altro al quotidiano Al Ahrām con articoli di erudizione e fu membro di diverse accademie arabe, di scienze e di lingua, nonché attaché presso l'Istituto francese d'archeologia. I rapporti con la colonia italiana d'Egitto furono invece pressoché inesistenti e anche quelli con gli orientalisti italiani si diradarono nell'ultimo quinquennio della sua vita: a questo distacco - non è possibile sapere se temporaneo o definitivo nelle sue intenzioni - non furono forse estranee le critiche al suo opus maius, l'edizione del Magmū al-Fiqh.
La morte del G. sopraggiunse improvvisa il 3 maggio 1925 al Cairo, in seguito a una polmonite.
La figura del G. è affine a quella del viaggiatore curioso ed erudito, frequente nella tradizione anglosassone più che italiana. All'interesse puramente scientifico egli sembrò aver anteposto il gusto di colmare la distanza, linguistica e psicologica, con la società araba. Di questa sua profonda conoscenza della vita sociale e politica dei paesi arabi rimane purtroppo ben poco nei suoi scritti, a causa della morte precoce, né essa fu messa a frutto dalle autorità italiane dell'epoca, nonostante i progetti d'espansione coloniale in quei paesi.
Anche se determinati caratteri dell'orientalismo italiano dell'epoca impedirono un più pieno riconoscimento dell'opera del G. da parte della comunità scientifica contemporanea, le sue doti di studioso sono evidenti, espresse al meglio nella ricostruzione della storia dei testi. Ne sono esemplari, oltre alle note e agli studi sui manoscritti yemeniti dell'Ambrosiana, l'introduzione al Magmū al-Fiqh e l'abbagliante erudizione profusa nelle addizioni alla Biblioteca arabo-sicula di M. Amari (Nuovi testi arabo-siculi, in Centenario della nascita di M. Amari, I, Palermo 1910, pp. 364-448).
Fonti e Bibl.: D. Santillana, Il libro di diritto di Zayd b. Alì e il sistema zaydita, in Riv. degli studi orientali, VIII (1921), 4, pp. 743-777; F. Béguinot, E. G., in Boll. della R. della Soc. geografica italiana, s. 6, XLII (1925), 7-9, pp. 405-407; G. Levi Della Vida, E. G., in Riv. degli studi orientali, X (1925), 4, pp. 726-730; C.A. Nallino, E. G., in Riv. della Tripolitania, II (1925), pp. 124-132; G. Ricchieri, Il dottor E. G., in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, LVIII (1925), pp. 465-470; L. Beltrami, E. G. Bey. Catalogo dei libri a stampa ed elenco sommario dei manoscritti del dr. G. legati alla Biblioteca Ambrosiana, Milano 1926; A. Codazzi, E. G. e l'Ambrosiana, in Atti del Convegno La Lombardia e l'Oriente, … 1962, Milano 1963, pp. 80-88; O. Löfgren, I manoscritti arabi dell'Ambrosiana e la loro catalogazione, ibid., pp. 209-216.