Il maggiore ceramista attico dello stile severo (attivo tra il 510 e il 470 a. C.). La sua firma ricorre su tredici vasi e su due tazze frammentarie, ma per l'esame del suo stile occorre valersi solo dei quattro vasi da lui firmati come pittore. Il più antico di questi è dipinto per l'officina di Cacrilione (la cosiddetta tazza di Monaco), con l'efebo cavaliere, la lotta di Eracle e di Gerione e il furto dei bovi. Le sue grandi possibilità d'espressione appaiono in pieno nel cratere con la lotta di Eracle e Anteo (Louvre), d'una composizione unitaria, con il grandioso gruppo triangolare degli avversarî in primo piano e lo sguardo patetico del gigante. Un frammento ad Atene raffigura Peleo e Tetide e uno psictere dell'Ermitage un gruppo di etere giacenti. Di mano sua sono anche il cratere di Arezzo con l'Amazzonomachia di Eracle e altri nove vasi, fra cui uno dipinto per Eussiteo. In quasi tutti questi vasi si trova l'acclamazione al "bel Leagro", forse il nobile giovinetto ateniese che più tardi divenne stratego e morì, secondo Erodoto, nel 467 a. C. Degli otto vasi firmati da E. come proprietario d'officina, cinque sono stati attribuiti al "pittore di Panàitios", uno a Onesimo, due al "pittore di Pistòxenos".