CESA BIANCHI, Ettore
Nacque a Milano il 28 apr. 1884 da Luigi e da Cherubina Giorgetti. Avendo dimostrato una precoce disposizione per la musica, fin dal 1895 fu allievo del conservatorio di Milano, presso il quale nel 1906 si diplomò in contrabasso e nel 1911 in canto. Il 26 dic. 1911 debuttò al teatro Fraschini di Pavia nel Lohengrin, opera che subito dopo ripropose a Trieste, e con la quale si presentò alla Scala il 3 dic. del 1912, sotto la direzione di T. Serafin, con L. Cannetti e N. De Angelis. Ancora alla Scala tornò il 18 febbr. 1913 nell'Oberon di C. M. von Weber nel ruolo di Ugo di Bordeaux, sempre con la direzione di T. Serafin; poi cantò per la prima volta al teatro Colón di Buenos Aires, al Comunale di Bologna, protagonista nel Lohengrin (11 nov. 1913), e a Barcellona.
Dopo la parentesi della guerra, riprese la sua attività con numerose tournées artistiche in tutto il mondo, riportando sempre un notevole successo. Continuando a percorrere una strada ricca di interpretazioni suggestive, il C. giunse ad affrontare il capolavoro wagneriano, Tristano e Isotta, al Comunale di Bologna, il 3 nov. 1921, accanto a Elena Rakowska Serafin (Isotta), opera che avrebbe riproposto nel 1926 sotto la direzione di A. Guarnieri. Si affermò anche con i Maestri cantori e la Walkiria, rappresentata tra l'altro al Regio di Torino e alla Scala il 26 nov. 1924, nella quale sostenne il ruolo di Siegmund e ove ancora si ritrovò con N. De Angelis (Wotan), direttore E. Panizza. Affrontò anche la Norma di Bellini al Regio di Torino nel 1925, il Fidelio di L. van Beethoven sempre al Regio di Torino nel 1927 e la Vestale di G. Spontini al teatro S. Carlo di Napoli ancora nel 1927. In questo stesso anno il C. si ritirò dalle scene, cessando ogni attività artistica.
Morì a Milano il 17 ott. 1952.
Artista versatile, il C. preferì tuttavia dedicarsi soprattutto al repertorio wagneriano, poiché la musica del grande compositore tedesco risultava particolarmente adatta alle sue risorse vocali ed alla sua indole sensibile nel rendere la drammatica e profonda caratterizzazione dei personaggi.
Per la chiarezza del suo fraseggio, con il quale raggiungeva le più preziose sfumature, fu molto apprezzato nel suo tempo, come testimoniano le molte critiche dell'epoca; per quelle sue doti timbriche nitide e chiare, avrebbe potuto affrontare anche il repertorio italiano, se non avesse accusato verso il registro acuto un certo limite, che riduceva la sua estensione vocale.
Bibl.: Notizie in Musica d'oggi, VI (1924), 12, p. 393; VII (1925), 11, p. 329; C. Gatti, Il teatro alla Scala rinnovato, Milano 1926, p. 217; Id., Il teatro alla Scala, Milano 1963, pp. 249, 251; Id., Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte(1778-1963), II, Cronologia, Milano 1964, pp. 71 s., 79; L. Trezzini, Due secoli di vita musicale - Storia del teatro Comunale di Bologna, II, Bologna 1966, pp. 144, 157, 167; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 183; Enc. d. Spett., III, coll. 456 s.; Diz. Ricordi della musica e dei musicisti, I, p. 282; Encicl. della Musica Ricordi, I, p. 455; La Musica,Diz., I, p. 386.