BASTICO, Ettore
Nato a Bologna il 9 apr. 1876 da Achille e Matilde Roisecco, nell'ottobre 1894 entrò come allievo nella Scuola militare di Modena (istituto di formazione degli ufficiali di fanteria, oggi Accademia militare di Modena) e ne uscì nell'ottobre 1896 come sottotenente in servizio permanente, destinato al 30 reggimento bersaglieri. Tenente alla fine del 1899, frequentò la Scuola di guerra di Torino nel 1902-05, prestando poi servizio presso il comando del corpo di Stato Maggiore nel 1905-06, il comando dell'VIII corpo d'armata di Firenze nel 1906, il comando della divisione Cuneo nel 1906-08 e infine il ministero della Guerra nel 1908-10. Capitano per promozione a scelta nel 1909, dal 1910 al 1913 fu assegnato al 2° reggimento bersaglieri in Roma, servendo per alcuni mesi in Libia nella primavera del 1913 come osservatore di dirigibili nel battaglione specialisti del genio. Nel 1913-15 tornò a prestare servizio presso il ministero della Guerra, conseguendo una medaglia di bronzo di benemerenza per l'organizzazione dei soccorsi alla popolazione in occasione del terremoto di Avezzano del gennaio 1915.
Maggiore nell'arma di fanteria con anzianità 9 ott. 1915, dal maggio 1916 svolse incarichi di Stato Maggiore in zona di guerra: tenente colonnello nel febbraio 1917 e colonnello nell'agosto, fu successivamente capo di Stato Maggiore della 50ª divisione, direttore delle tappe presso l'intendenza della 6ª armata dall'aprile al novembre 1917, capo di Stato Maggiore della 25ª, 28ª e 32ª divisione, conseguendo una medaglia d'argento al valore, una di bronzo, la croce di guerra italiana e quella francese.
Dal 1919 al 1923 il B. fu insegnante di arte e storia militare terrestre presso l'Accademia navale di Livorno, partecipando al dibattito sulla riorganizzazione dell'esercito e scrivendo la ponderosa opera in tre volumi L'evoluzione dell'arte della guerra (I, La guerra nel passato; II, La guerra nel secolo XX; III, La guerra nel futuro) pubblicata nel 1924 a Firenze: una sintesi degli studi, tradotta in varie lingue, che costituì fino al 1940 il testo raccomandato per la preparazione agli esami di ammissione alla Scuola di guerra e ancora oggi fornisce una valida testimonianza dei pensiero militare del tempo.
Dal 1923 al 1927 ebbe il comando del 9° reggimento bersaglieri in Asti. Nel 1927-29 fu direttore della Rivista militare e comandante della Scuola centrale di educazione fisica. Generale di brigata nel giugno 1928, dal 1929 al 1931 tenne il comando della XIV brigata di fanteria in Gorizia. Generale di divisione nel maggio 1932, fu comandante della ia divisione celere Principe Eugenio di Savoia (Udine) nel 1932-33, poi della 16ª divisione di Bologna nel 1933-35. Nell'aprile 1935 fu messo a capo della 1ª divisione camicie nere 23 marzo, costituita per la campagna d'Etiopia, e in agosto la condusse in Eritrea, poi nelle prime fasi della guerra. Il 20 novembre Badoglio gli affidò il comando del III corpo d'armata speciale di nuova costituzione, che ebbe un ruolo brillante nel febbraio 1936 nella decisiva battaglia dell'Endertà e nella seconda battaglia del Tembien, per poi svolgere compiti essenzialmente logistici nell'ultima fase della campagna (costruzione di strade e trasporto di rifornimenti). Le imprese del corpo furono narrate dal B. nel fortunato volume Ilferreo III corpo in Africa orientale (Milano 1937), che offre una documentazione interessante e viva, pur con qualche cedimento agiografico.
Promosso comandante di corpo d'armata con anzianità febbraio 1936, il B. ricevette la nomina a commendatore nell'Ordine militare di Savoia, grand'ufficiale nell'Ordine coloniale della Stella d'Italia e cavaliere di gran croce nell'Ordine della Corona d'Italia. Alla fine del 1936 assunse il comando del corpo d'annata di Alessandria, ma nell'aprile successivo fu inviato in Spagna a comandare il Corpo truppe volontarie inviato da Mussolini in appoggio alla rivolta nazionalista; si diede alacremente a riorganizzare le truppe ancora scosse dalla sconfitta di Guadalajara e con una severa selezione ne fece uno strumento bellico efficiente, difendendone l'unità e il ruolo anche contro il generalissimo Franco.
Il corpo partecipò all'offensiva nazionalista su Bilbao (caduta in giugno) con compiti di appoggio, poi in agosto ebbe la parte principale nella conquista di Santander (in cui però le condizioni di resa garantite dagli Italiani vennero peggiorate dai nazionalisti). Entrato in urto con il generalissimo Franco per l'intransigente difesa delle sue truppe, nell'ottobre 1937 il B. fu richiamato in Italia, con la nomina a grand'ufficiale nell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, cavaliere di gran croce nell'Ordine coloniale della Stella d'Italia, grand'ufficiale nell'Ordine militare di Savoia, mentre Franco gli concesse la medaglia militare con brillanti e la gran croce dei merito militare con distintivo bianco.
Comandante designato d'armata nel novembre 1937 e poi comandante d'armata per merito di guerra con anzianità agosto 1937 (in riferimento alla presa di Santander), ebbe il comando della 2ª armata dal maggio al novembre 1938 e poi fino al maggio 1940 quello della 6ª armata, denominata armata del Po, che riuniva le più moderne unità dell'esercito. Nel maggio 1939 fu fatto senatore.
Nel giugno 1940 lasciò il comando dell'armata del Po e fu a disposizione d51 ministero della Guerra fino al 10 dic. 1940, poi governatore delle Isole italiane dell'Egeo con tutti i poteri civili e militari e il compito di difendere i possedimenti italiani da attacchi greci e britannici, che però non si verificarono. Il 19 luglio fu nominato governatore generale della Libia e comandante superiore delle forze armate dell'Africa settentrionale (il più elevato comando operativo del momento), avendo alle sue dipendenze i servizi civili della colonia, le truppe della Tripolitania e dei Sahara libico, le forze navali di Marilibia, la 5ª squadra aerea e le truppe dislocate in Cirenaica.
L'8 agosto queste truppe vennero organizzate in due masse, la prima dipendente direttamente dal B. e dislocata sul Gebel cirenaico e sulle posizioni di Ain el Gazala e composta dal X corpo d'armata (Bengasi), dai comandi di settore di Derna, Barce e Agedabia e dal Corpo d'armata mobile (poi denominato Corpo d'armata di manovra) del generale Gambara (il quale svolgeva anche le flinzioni di capo di Stato Maggiore del B.) con la divisione corazzata Ariete e la divisione motorizzata Trento (poi sostituita dalla Trieste); la seconda costituita dal Panzergruppe Afrika agli ordini dei generale Rommel, dislocato in Marmarica e composto dal XXI corpo d'armata intorno a Tobruk (divisioni Brescia, Pavia, Bologna, poi Trento), dall'Afrika Korps (divisioni corazzate tedesche 15ª e 21ª e reparti vari, poi riuniti nella 90ª divisione leggera) e dai presidi orientali (divisione Savona e reparti tedeschi).
Questa organizzazione di comando non diede buona prova. Nell'anno e mezzo in cui fu il più alto comandante italiano in Africa settentrionale, il B. vide la sua azione di comando limitata e compromessa dal ruolo crescente di Rommel, dalle ingerenze dirette dei comandi romani di Cavallero, capo di Stato Maggiore Generale, e di Kesselring, comandante tedesco per il Mediterraneo, e dall'interesse dimostrato da Hitler e Mussolini per le operazioni in Africa settentrionale. Generale di eccezionali doti tattiche e trascinatore ineguagliabile di uomini, forte dei suo i successi e del comando diretto delle unità tedesche che costituivano la spina dorsale delle forze dell'Asse in Africa settentrionale, Rommel non esitava a sottrarsi all'autorità dei suoi superiori italiani e tedeschi e a estendere la sua sfera di comando, senza alcun rispetto dei suo comandante Bastico. Gli accordi dell'8 agosto inoltre erano tecnicamente indifendibili, perché prevedevano la doppia dipendenza dei corpo di Gambara dal B. (senza il controllo di questo corpo, scriveva questi a Roma il 6 sett. 1941, "il Comando superiore italiano sarebbe ridotto alle sole funzioni di governo civile della Libia") e da Rommel, comandante di tutte le truppe della Marmarica, dove si sarebbe svolta la battaglia contro gli Inglesi; e Rommel ebbe perciò buon gioco nell'ottenere da Mussolini piena autorità sul corpo di Gambara il 23 novembre, quando era in corso l'offensiva inglese. Il B. dovette quindi assistere alla battaglia nella Marmarica di novembre-dicembre 1941 senza possibilità di intervento diretto; e quando in dicembre chiese a più riprese conto a Rommel dei ripiegamento delle unità italo-tedesche fino a Agedabia, non ebbe alcuna soddisfazione né riuscì a imporsi al suo subordinato, nonostante l'appoggio avuto da Cavallero e Kesselring. E fu ancora all'insaputa del B. che Rommel riprese nel gennaio 1942 l'offensiva che lo riportò sulle posizioni di Ain el Gazala, con un successo che lo metteva al riparo dall'intervento dei suoi superiori.
Nella primavera del 1942 la promozione di Rommel a comandante dell'armata italo-tedesca, che riuniva tutte le forze operanti della Cirenaica, rafforzò ulteriormente la sua posizione dinanzi al B., esautorato anche dagli interventi diretti di Cavallero e Kesselring nella impostazione e direzione della battaglia. Il B. non ebbe quindi molta parte nelle operazioni di maggio-giugno che portarono alla sconfitta delle forze britanniche; tentò di arrestare l'avanzata italo-tedesca in Egitto, ma dovette ancora cedere dinanzi all'intervento diretto di Hitler e Mussolini. In agosto, quando Rommel era ormai giunto alle posizioni di El Alamein, la sua armata fu sottratta alle dipendenze del B. e subordinata direttamente al Comando supremo di Cavallero. Le ricompense furono però proporzionate al ruolo ufficiale del B., che fu fatto cavaliere di gran croce nell'Ordine militare di Savoia e ebbe dai Tedeschi la croce di ferro di seconda e poi di prima classe, la gran croce dell'Aquila germanica con spade e la croce germanica. Quando Hitler promosse Rommel maresciallo, anche Cavallero e il B. (il 12 ag. 1942) furono elevati al grado di marescialli d'Italia.
Nell'agosto 1942 il comando del B. fu limitato alle forze armate della Libia (non più dell'Africa settentrionale); la battaglia di El Alamein fu quindi condotta al di fuori della sua sfera di responsabilità. In novembre ebbe però nuovamente alle sue dipendenze (almeno dal punto di vista formale, perché il comando effettivo rimase a Rommel) le forze italo-tedesche che ripiegavano dall'Egitto e le seguì in Tunisia. Il 5 febbr. 1943 fu esonerato dal comando e successivamente nominato governatore generale onorario della Libia. Non ebbe più comandi effettivi nella guerra. Nel dopoguerra, dopo un breve periodo di sospensione dal grado, fu collocato nella riserva (27 marzo 1947), conservando ad personam il grado di maresciallo d'Italia non più contemplato nell'ordffiamento militare italiano. Nel 1957 ricevette la gran croce al merito della Repubblica.
Nel 1956 il B. assunse la presidenza dei neocostituito Centro internazionale d'uniformologia, iconografia e scenografia storico-militare, che si proponeva di studiare e documentare uniformi, equipaggiamenti e ordini cavallereschi di tutto il mondo, nonché la rappresentazione dei fatti bellici. Frutto della sua attività di presidente del Centro furono, tra l'altro, le mostre internazionali del figurino storico-militare (1959 e 1965) e il Museo internazionale del figurino storico-militare, aperto in Roma nel 1961. Nel 1972 egli lasciò la presidenza del Centro per motivi di età e di salute.
Morì a Roma il 2 dic. 1972.
Fonti e Bibl.: Lo stato di servizio del B. e ulteriori notizie sulla sua carriera sono stati cortesemente forniti dall'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito. Per le operazioni dal 1935 al 1943 rimandiamo alla vasta bibliografia specifica, limitandoci a citare: A. Del Boca, Gli italiani in Africa orientale, II, La conquista dell'impero, Roma-Bari 1979, ad Indicem; J. F. Coverdale, I fascisti italiani alla guerra di Spagna, Roma-Bari 1979, ad Indicem; L. Ceva, Le forze armate, Torino 1981, ad Indicem. In particolare per la campagna in Africa settentrionale: Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito, La prima controffensiva italotedesca in Africa settentrionale, Roma 1974, passim; Id., Seconda offensiva britannica in Africa settentrionale e ripiegamento italo-tedesco nella Sirtica orientale, Roma 1949, passim. Le notizie sull'attività del B. come presidente del Centro internazionale di uniformologia sono state cortesemente fornite dal col. A. Gasparinetti segretario generale del Centro.