ESTE
. Famiglia principesca italiana che tenne la sovranità dei ducati di Ferrara, Modena e Reggio, della contea di Rovigo e di altre terre, e si estinse nel ramo legittimo maschile con Alfonso II nel 1597, e nei ramo legittimato dall'imperatore e rimasto a regnare a Modena e Reggio, con Ercole III, nel 1803. Essa fu continuata dalla casa d'Austria-Este, estinta con Francesco V nel 1875. Questa casa, illustre per la protezione alle lettere e alle arti, lo è anche per le sue importanti diramazioni, in quanto un ramo di essa formò la celebre casa dei Guelfi di Germania, aspirante all'impero, ridotta poi al solo ducato di Brunswick, ma nel 1714 salita, col nome di Casa di Hannover, al trono reale d'Inghilterra con Giorgio I.
Le origini medievali della famiglia furono dottamente chiarite dal Muratori, abbattendo la fungaia di genealogie cortigiane, e più recentemente dal Bresslau: dalle ricerche loro e di altri si ricava che la casa d'Este è una delle quattro linee in cui si divise la celebre famiglia degli Obertenghi (v.), derivante da un marchese Oberto, figlio di Adalberto pure marchese, fuggito, in odio a Berengario II, nel 960 presso Ottone I di Germania, che nel 962 lo fece conte Palatino. Questo Oberto I era di nazionalità longobarda come gli Estensi e da lui nasce Oberto II, padre di Alberto Azzo I, il cui figlio, Alberto Azzo II, nato verso il 996 e morto centenario nel 1097, si può considerare il vero capostipite della casa d'Este, così detta dal Castello del Padovano, in cui essa finì col fissare la sua abituale residenza, mentre in origine gli Obertenghi possedevano beni e uffici nelle Marche di Genova e Milano, in Lunigiana e in altri comitati. Nessuna parentela, contrariamente alle genealogie cortigiane, ebbe invece questa casa con i Canossa. Alberto Azzo II sposò in prime nozze Cunegonda, sorella di Guelfo III duca di Carinzia e marchese di Verona; e questi, essendo rimasto senza figli, adottò come erede il figlio di Alberto e Cunegonda, Guelfo IV, il quale fu da Enrico IV fatto duca di Baviera e continuò la celebre casa Guelfa. Da una seconda moglie, Garsenda del Maine, ebbe Alberto Azzo altri figli, tra cui Folco, che continuò la linea italiana ed ebbe con la bavarese dissidî per l'eredità. Folco (morto circa il 1136) fu padre di Obizzo I (morto il 1193), incaricato da Federico Barbarossa del giudizio di appello nella marca di Verona: a lui premorì il figlio Azzo V, mentre il nipote Azzo VI doveva dare alla casa d'Este una notevole importanza politica, ben diversa dalla mediocre posizione tenuta sino allora. Il mutamento fu dovuto a un fatto decisivo nella sorte di questa casa, all'aver cioè nel 1184 Obizzo raccolta l'eredità degli Adelardi di Ferrara, che si era voluta sottrarre ai Torelli, fazione avversaria; così gli Estensi diventano capi di uno dei due partiti in cui era divisa Ferrara e nemici accaniti dei Torelli, che nella persona del famoso Salinguerra II contrastarono agli Estensi l'autorità su Ferrara.
Azzo VI (morto il 1212) fu una grande figura politica: anche se è da credere falso l'atto del 1208 della sua elezione a signore perpetuo di Ferrara, tuttavia egli vi esercitò una grande autorità, come pure su Verona e Mantova di cui fu podestà: egli si era mescolato, come padovano, per il possesso di Este, alle lotte della marca di Verona, legandosi con i Camposampiero di Padova e i Sambonifacio di Verona contro Ezzelino II da Romano, che era suocero di Salinguerra. Nel 1212 aiutò Federico II nel suo avventuroso viaggio verso la Germania, ma una morte prematura spezzò la sua carriera fortunata; da papa Innocenzo III era stato fatto marchese d'Ancona. Il figlio Aldobrandino (morto nel 1215) fu da Padova spogliato dello stesso castello d'Este, mentre l'altro figlio, Azzo VII (Novello, morto nel 1264), soggiacque in Ferrara a Salinguerra e, rottosi con Federico II, divenne il capo dei Guelfi della Marca. Quando la coalizione guelfa nel 1240 espugnò Ferrara, cacciandone Salinguerra, egli ne fu fatto poco dopo podestà, e questo è il vero inizio della signoria Estense su Ferrara, senza però che vi fosse un titolo ufficiale. Azzo VII nel 1259 contribuì alla sconfitta di Ezzelino III a Cassano. Morendo egli fece riconoscere come erede il nipote Obizzo II, figlio naturale del figlio suo Rinaldo morto nelle prigioni di Puglia quale ostaggio di Federico II; esso venne dai Ferraresi fatto loro signore perpetuo. Obizzo (morto nel 1293) aiutò il trionfo di Carlo d'Angiò e si avvantaggiò del prevalere dei Guelfi e nel 1288 era da Modena, lacerata dalle discordie, nominato signore e nel 1289 da Reggio.
Questo sviluppo della signoria estense fu compromesso dall'ambizione del figlio Azzo VIII (morto nel 1308), che per le aspirazioni su Parma e Bologna vide formarsi contro una coalizione mentre Modena e Reggio si ribellavano (1306). Peggio fu alla sua morte, poiché il figlio naturale di lui, Fresco, dovette cedere a Venezia i suoi diritti contesi dagli zii, che si appoggiavano al papato alto signore di Ferrara; e la città passò al papa e agli Angioini. Ma questi, ultimi vennero cacciati nel 1317 dai Ferraresi, che richiamarono gli Estensi, alleati ora dei Ghibellini; infine nel 1332 il papa concedeva il vicariato agli Estensi, che nel 1336 riottenevano anche Modena, con l'aiuto della lega formatasi contro Giovanni di Boemia. In tutto questo secolo XIV la posizione politica della casa è mediocre; il governo è tenuto da fratelli associati e nessuna figura di signore emerge. Diversa invece è la personalità di Nicolò III (1393-1441), figlio naturale di Alberto V (morto nel 1393), salito al trono a nove anni sotto la protezione di Venezia. Alla morte di Gian Galeazzo Visconti (1402) cercò di approfittare dello sfasciarsi dello stato visconteo e riuscì nel 1409, facendo assassinare in un agguato Ottobono Terzi signore di Reggio e Parma, ad occupare queste due città. Ma avendo aiutato il suocero Francesco da Carrara, signore di Padova, nell'acquisto di Verona contro Venezia, perdette Rovigo: questa città col Polesine gli venne però restituita da Venezia nel 1438, perché non aiutasse Filippo Maria Visconti. Nicolò aveva iniziato quella prudente politica di altalena con i suoi potenti vicini, che fu, caratteristica della casa e una necessità imposta dalla posizione geografica dello stato. Nel 1420 cedette senz'altro a Filippo Maria Visconti Parma pur di salvare Reggio, e i suoi rapporti col Visconti divennero così stretti, che questi, nel 1441, lo chiamava a Milano per affidargli il governo dei suoi stati: ufficio impedito dalla morte di Nicolò avvenuta a Milano con sospetto di veleno. Nicolò lasciò fama di abilità politica ma anche di crudeltà e dissolutezza nella vita privata: la tragedia della sua seconda moglie Parisina Malatesta, fatta giustiziare con Ugo (figlio di Nicolò avuto dall'amante Stella dei Tolomei detta dell'Assassino) è ben nota (1425). L'ordine da lui stabilito nella successione preferì i figli bastardi avuti da Stella ai legittimi. Successe così Leonello (1441-50), bella figura di principe colto e prudente, educato dal famoso umanista Guarino da Verona, chiamato dal padre a Ferrara. Già con Nicolò, Ferrara cominciava ad essere un centro di cultura e d'arte, e Leonello e suo fratello Borso (1450-71; v. VII, p. 532) pure figlio di Stella, svilupparono questo indirizzo che per quasi due secoli fece di Ferrara uno dei centri più luminosi dell'arte e della poesia. Borso sovrano pacifico, benché avesse molto militato prima di salire al trono, ebbe dall'imperatore Federico III nel 1452, il titolo di duca di Modena e Reggio e di conte di Rovigo; nel 1471 da papa Paolo II quello di duca di Ferrara. Morendo gli succedeva il fratello legittimo Ercole I (1471-1505; v. XIV, pp. 194-95) che perdette il Polesine di Rovigo occupato da Venezia, ma che seppe abilmente destreggiarsi nelle guerre scatenate dalle imprese di Carlo VIII. Fu sua figlia la celebre Isabella d'Este marchesa di Mantova (v.). Il figlio e successore di lui, Alfonso I (1505-34; v. II, pp. 409-10) ebbe tutta la vita travagliata dall'inimicizia dei papi, che gli tolsero Modena e Reggio e minacciarono Ferrara: solo poco prima di morire ebbe da Carlo V riconfermato il possesso delle due prime città; Ercole II (1534-59; v. XIV, pp. 195-96) poté invece godere della pace e solo per breve periodo, nel 1556-1558, uscì dalla neutralità per l'alleanza francese suggeritagli dal papa. Alfonso II (1559-97); v. II, pp. 410-11) non partecipò a guerre, ebbe però davanti a sé lo spettro dell'estinzione della sua casa, non avendo avuto figli dalle sue tre mogli. Si devono ricordare in questo secolo i cardinali Ippolito I (morto nel 1520), figlio di Ercole I, al cui servizio fu l'Ariosto, Ippolito II (morto nel 1572), figlio di Alfonso I, che fabbricò la villa d'Este a Tivoli, e Luigi figlio di Ercole II (morto nel 1586) protettore del Tasso. (v. este, ai singoli nomi).
Appena morto Alfonso II, il papa Clemente VIII non volle riconoscere il suo erede Cesare, discendente di un bastardo di Alfonso I (Alfonso marchese di Montecchio, di cui invano il Muratori vuole sostenere la legittimità) che l'impero invece riconobbe come duca di Modena e Reggio. Il debole principe, spaventato dalla scomunica e dall'esercito pontificio che avanzava, abbandonò Ferrara, delegando a trattare col cardinale legato Pietro Aldobrandini, Lucrezia, sorella di Alfonso II e duchessa di Urbino, che nella Convenzione di Faenza (13 genn. 1598) rinunciò per lui senza riserve al ducato di Ferrara. Ad aggravare la situazione del nuovo duca si aggiunse che tutti i grandi possessi che gli Este avevano in Francia furono occupati da Anna, sorella di Alfonso e duchessa di Guisa, che li rivendicò con un processo contro l'erede illegittimo.
Con la cessione di Ferrara lo stato estense perdette molta della importanza che gli veniva dal formare una barriera dal Po agli Appennini, dal possesso della sponda del Po e dal confinare con Venezia. Si ha così per due secoli un periodo di decadenza, rotto solo da qualche tentativo di rivendicare le terre perdute e Ferrara. Cesare (1597-1628) fu una figura scialba di principe capace solo di lagnarsi e non di agire; il figlio suo Alfonso III (1628-29), uomo violento, appena successo al trono abdicò e si fece frate cappuccino (fr. Giambattista da Modena) per il dolore della morte della moglie Isabella, figlia di Carlo Emanuele I di Savoia. Più energico fu invece il figlio e successore di lui Francesco I (1629-58) che due volte si alleò coi Francesi contro gli Spagnoli sperando sempre di riavere Ferrara. Il figlio Alfonso IV (1658-62) regnò breve tempo, lasciando un bambino, Francesco II (1662-94) sotto la reggenza della duchessa vedova Laura Martinozzi, nipote del Mazzarino (matrimonio combinato nel 1655 per avere vantaggi dalla Francia) che governò saggiamente; una sua figlia Maria Beatrice sposò il duca di York, poi Giacomo II d'Inghilterra, dando origine alla linea cattolica degli Stuardi, dichiarata decaduta. Francesco II morì giovane senza figli e gli successe lo zio Rinaldo (1694-1737), che ottenne di rinunciare al cardinalato e sposò Carlotta di Brunswick. Governo rigido e insignificante il suo, turbato da due esilî per l'occupazione di Modena fatta dai Francesi nel 1702-1706, dai Franco-Sardi nel 1734-36. Nel 1708 essendo stata occupata dagli imperiali Comacchio, iniziò la rivendicazione di essa come feudo imperiale, con dotte memorie del Muratori, ma senza frutto. Il figlio Francesco III (1737-80) dovette pure fuggire da Modena durante la guerra di successione d'Austria, essendosi alleato con la Spagna e finì, disgustato per l'abbandono francese, governatore austriaco di Lombardia, dopo aver stabilito il matrimonio dell'unica nipotina ed erede Maria Beatrice con il terzogenito di Maria Teresa (1752). Gli successe Ercole III (1780-1803; v. XIV, p. 196), marito dell'ultima Cybo, erede del principato di Massa e Carrara, morto in esilio a Treviso.
I diritti della casa d'Este passarono così alla linea d'Austria-Este, iniziata da Ferdinando Carlo Antonio (i giugno 1754-24 dicembre 1806), figlio di Francesco di Lorena e di Maria Teresa d'Austria, il quale aveva sposato, secondo gli accordi, il 15 ottobre 1771 Maria Beatrice d'Este.
Nominato contemporaneamente governatore e poi capitano generale della Lombardia austriaca, resse lo stato con scarsi poteri e con preparazione poco adeguata. Il Cusani tuttavia lo giudica "non cattivo principe, ma uomo di poca levatura". Ma ebbe la fortuna di avere al suo fianco il conte Firmian e lasciò orme notevoli del suo governo. Con l'invasione francese, nel 1796, Ferdinando abbandonava Milano e il governatorato e si ritirava a Neustadt, per attendervi con la consorte all'educazione dei figli. Ivi si fermò fino al 1803, nel quale anno trasferì la sua dimora a Vienna; dal marzo 1803 al dicembre 1805 fu duca di Brisgovia, terra avuta col trattato di Luneville in cambio di Modena e perduta col trattato di Presburgo: nel 1806, nella vigilia di Natale, cessava di vivere. Fu padre di Francesco IV duca di Modena; che ebbe assegnato, con la restaurazione, il ducato di Modena e di Reggio (v. francesco iv, duca di modena e reggio); e di Ferdinando Carlo Giuseppe (25 aprile 1781-5 novembre 1850), che, educato militarmente, già da giovane dette prove di ardimento e di capacità: si segnalò nelle campagne del Reno del 1799-1800 contro i Francesi, e nel 1805 in Germania, dove ad Ulm riuscì a sfuggire ai Francesi con 15.000 uomini. Comandante generale in Moravia e quindi in Ungheria, nel 1809 si spinse vittorioso in Polonia fino a Varsavia. Nel 1815 comandava il fortissimo esercito austriaco entrato in Francia. Mutati i tempi ebbe il comando generale del regno d'Ungheria e poi il governatorato e la presidenza degli stati della Galizia, che conservò dal 1830 al 1846, svolgendo sempre opera provvida e benvisa di amministratore. Degli ultimi principi d'Austria-d'Este egli fu dei migliori e dei più meritevoli. La linea d'Austria-Este si estinse nel 1875 col figlio di Francesco IV, Francesco V (v.).
Bibl.: G. B. Pigna, Historia de' Principi di Este, Ferrara 1570; G. Falletti, Genealogia dei principi estensi, Francoforte 1581; L. A. Muratori, Delle antichità estensi, Modena 1717-40, voll. 2; A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, Ferrara 1847-48, voll. 5; G. Gruyer, L'art ferrarais à l'époque des Princes d'Este, Parigi 1897; A. Solerti, Ferrara e la corte estense nella seconda metà del sec. XVI, Città di Castello 1900; C. Antolini, Il dominio estense in Ferrara. L'acquisto, Ferrara 1896; E. G. Gardner, Dukes and poets in Ferrara, Londra 1904; L. Simeoni, Ricerche sulle origini della signoria estense a Modena, Modena 1919; C. Vicini, La caduta del primo dominio estense a Modena, Modena 1922; L. Simeoni, L'assorbimento austriaco del ducato estense e la politica dei duchi Rinaldo e Franceso III, Modena 1919; G. Pardi, Leonello d'Este, Bologna 1904; G. Campori, I pittori degli Estensi nel sec. XV, Modena 1886; T. Sandonnini, Dante e gli Estensi, Modena 1893; A. Venturi, L'arte ferrarese nel periodo di Ercole I, Bologna 1888-89; G. Bertoni, La Biblioteca Estense e la cultura ferrarese ai tempi del duca Ercole I, Torino 1903; id., Guarino da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara, Ginevra 1921; H. Bresslau, Handbuch der Urkundenlekre f. Deutschland u. Italien, Lipsia 1912 segg.; C. v Chledowski, Der Hof von Ferrara, trad. dal polacco di R. Schapire, Monaco 1921; v. anche la bibliogr. alla voce: ferrara.