ESEGETI (gr. ἐξηγηταί)
Nell'antica Grecia gli esegeti sono, in tempi più antichi, gl'"interpreti" del diritto divino. Si distinguono: i Πυϑόχρηστοι (interpreti degli oracoli della Pizia) scelti dall'oracolo delfico tra alcuni eletti dal popolo; gli esegeti degli Eupatridi e quelli degli Eumolpidi, appartenenti a queste due famiglie e custodi delle norme del rituale e del diritto sacro ad esse affidati. Gli esegeti dei misteri si riferiscono probabilmente alle cerimonie eleusinie. Esegeti sacri dovettero esistere ufficialmente anche fuori d'Atene, a Olimpia, a Siracusa, a Sparta, a Telmesso, ad Alessandria d'Egitto. In molte città greche si hanno tracce anche di esegeti liberi, ma è difficile distinguerli nettamente e sempre dai cresmologi e aretalogi. Più tardi troviamo esegeti impiegati municipali (guide per i visitatori) e ad Alessandria e nelle metropoli dei nomi egiziani in epoca romana, quali custodi delle prerogative dei membri del comune contro le eventuali intrusioni straniere.
Bibl.: S. Reinach, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités gr. et rom., II, pp. 883-86; F. Preisigke, Städtisches Beamtenwesen im Römischen Aegypten, Halle 1903, p. 30; A. Bouché-Leclercq, Hist. des Lagides, III, Parigi 1906, p. 159 seg.; Kern, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, coll. 1583-1584; P Jouguet, La vie municipale dans l'Égypte Romaine, Parigi 1911, p. 315 seg.; U. Wilcken, Grundzüge u. Chrestom. der Papyruskunde, Berlino 1912, p. 47; Blum, in Revue des études anciennes, XV (1913), p. 456 seg.