In chirurgia, strumento usato per completare o regolarizzare brecce nelle ossa; tipico strumento e. è la sgorbia.
Macchina (anche escavatrice o macchina escavatrice) impiegata per scavi nelle costruzioni che comportano notevoli movimenti di terra (strade, canali, scavi di fondazione di edifici ecc.). Gli e. possono eseguire lo scavo mentre si muovono; in tal caso sono spinti o trascinati da un trattore e, a seconda dell’organo di scavo e del tipo di scavo, si distinguono in ruspe, apripiste, livellatrici, scavafossi e simili. Possono anche eseguire lo scavo in posizione fissa e sono allora costituiti da una incastellatura mobile, su carrelli ferroviari, su cingoli o anche su pneumatici, su cui è montato l’apparecchio scavante insieme alla cabina di comando; in questi e., che vengono di seguito descritti, la velocità di traslazione varia normalmente da 1 a 2 km/h. I motori sono a combustione interna o elettrici.
Per terreni molto compatti sono indicati gli e. a cucchiaio, frontale (fig. A) o rovescio (fig. B), secondo che lo scavo debba effettuarsi sopra o sotto il piano di appoggio della piattaforma. In questo tipo di macchine, il manico dell’organo di scavo è articolato su un robusto braccio della piattaforma. Gli e. a catena di tazze (fig. C) o di secchie adatti solo per terreni poco compatti, sono muniti di tazze, ognuna delle quali funziona come una benna trascinata. Simili a questi sono gli e. a ruota di tazze (fig. D), il cui organo di scavo è una ruota munita, sulla periferia, di tazze che prendono il terreno e lo scaricano su un nastro trasportatore. Gli e. a getto d’acqua sono usati soprattutto per terreni leggeri; il loro impiego è legato alla disponibilità di acqua in grande quantità.