ERMENGARDA
. Figlia di Desiderio, re dei Longobardi, prima moglie di Carlomagno. Poco sappiamo di lei.
Il nome stesso è incerto. Di dubbia interpretazione, nella biografia di Adalardo di Corbie, composta nella prima metà del sec. IX da Radberto Pascasio, è il passo da cui si vorrebbe ricavare il nome di Desiderata. Nella Historia di Andrea da Bergamo, che scriveva nella seconda metà del sec. IX, troviamo Gerberga, poi corretto in Berterad (= Bertrada). E., il nome potremmo dire consacrato nella nostra tradizione dall'Adelchi manzoniano, è ignoto alle fonti del tempo. Compare per la prima volta, con la forma Irmogarda (= Irmengard), negli Annales Ducum Boiariae di uno storico umanista tedesco, l'Aventinus (1477-1534), che forse attribuì anche alla prima moglie di Carlomagno il nome della prima moglie di Ludovico il Pio. D'altra parte lo stesso Aventinus, in una nota marginale, che si vuole trascritta da fonte perduta del sec. VIII, la chiama Berchthraeda (= Bertrada). Ma come per Gerberga l'omonimia può far pensare a una confusione con la moglie di Carlomanno, che ebbe analoga sorte, così per Bertrada non è da escludere una confusione con la madre di Carlomagno, che fu la vera autrice di queste nozze. Ancor meno accettabili sono i nomi di Sibilla e di Teodora, che si trovano in scrittori posteriori all'Aventinus.
Bertrada volle infatti queste nozze come pegno delle relazioni di amicizia con i Longobardi, base della politica italiana da lei perseguita. Ella si recò personalmente in Italia per trattare con Desiderio, e ne riportò la figlia in sposa a Carlo (770). Vana fu l'opposizione di papa Stefano IV, che, senza risultati immediati, scrisse a Carlo e a Carlomanno, deprecando, con estrema violenza di linguaggio, i disegnati vincoli nuziali. Questi, peraltro, vennero subito infranti. Nel 771 la misera sposa fu ripudiata. Ignoriamo quali motivi vennero addotti. Certo ella non ebbe colpa, e nel brusco atto di Carlo dovette entrare soprattutto la ragione politica, cioè il radicale mutamento di direttive rispetto ai Longobardi da parte sua, in aperto contrasto con la madre, che quell'atto disapprovò.
Anche sulla fine della sventurata incerte sono le notizie. Ch'ella sia stata rimandata a Pavia, è affermato da Andrea di Bergamo; che nel 771 sia stata ricondotta, quasi esanime di fame, in Italia, e quivi sia morta nel dare alla luce un figlio, è detto nella nota ricordata dell'Aventinus.
Bibl.: J. F. Böhmer, Regesta Imperii, I, 2ª ed., Innsbruck 1908, nn. 139 a, e 146 b, pp. 64 e 66; S. Hellmann, Desiderata, in Neues Archiv f. altdeut. Geschichtskunde, XXXIV (1908), p. 208 seg.