ERETRIA ('Ερέτρια, in Omero Εἰρέτρια, Eretria)
La principale città antica dell'Eubea dopo Calcide, situata sulla costa occidentale dell'isola, 20 km. a est dallo stretto dell'Euripo, separata da Calcide solo dai Campi Lelanzî e dal monte Olimpo, presso la foce del fiumicello Erasino (oggi torrente di Vathyà). Florido centro come Calcide, della popolazione ionica d'Eubea, con quella città fu in forte conflitto per il possesso dei Campi Lelanzî e per la supremazia dell'Eubea durante tutto il sec. VII a. C., durante il quale, soprattutto, si palesa la sua prosperità come città marinara e commerciale, che prese attiva parte alle colonizzazioni sulla costa settentrionale del mare Egeo e nelle isole, quali Andro, Nasso e Ceo, e anche alla fondazione di Cuma in Italia. La sua costituzione fu sino alla fine del sec. VI oligarchica. Sopraffatta da Calcide, si strinse in alleanza con gli Ateniesi; con questi portò nel 500 aiuto a Mileto minacciata dai Persiani e fu soggetta perciò alle ire di Dario, che la fece distruggere dai suoi generali Dati e Artaferne (490); un gran numero dei suoi abitanti furono fatti schiavi e portati a Susa. La città tuttavia dové subito essere riabitata, poiché partecipò con sette navi alle battaglie navali dell'Artemisio e di Salamina, e a Platea. Partecipò poi alla lega delio-attica. Ebbe attiva parte però durante la sollevazione dell'Eubea contro Atene nel 411, e affondò le navi ateniesi fuggiasche nel suo porto; rientrata nella nuova confederazione attica nel 378, partecipò più tardi alla lotta contro i Macedoni; dopo la guerra Lamiaca (322) estese i suoi possessi nella parte meridionale dell'isola fino al territorio di Caristo; nel 198 fu conquistata dai Romani. Ancora per importanza la seconda città d'Eubea durante l'Impero, Eretria cessa d'essere menzionata al principio del Medioevo, per l'impaludamento della sua regione, dove solo al tempo del Risorgimento ellenico si ristabilì di nuovo un piccolo villaggio di fuggiaschi di Psarà (detto perciò modernamente anche Néa-Psarà).
Le rovine di E. sono le più importanti dell'isola. Nel mare presso alla spiaggia paludosa si possono scorgere ancora gli avanzi dell'antico porto, mentre i ruderi dell'acropoli si elevano su un colle alto circa 130 metri. Più rovinate sono le mura della città, che si estende fra l'acropoli e il mare; ai piedi dell'acropoli è stato messo in luce un teatro; verso il villaggio odierno invece è stato esplorato il tempio di Apollo Dafneforo; ancora si possono menzionare un tempio di Dioniso e un ginnasio. A circa un quarto d'ora a ovest della città è stata scoperta un'interessante tomba ellenistica a camera scavata nella roccia della collina, con letti e sedili in marmo. A 7 stadî fuori della città, nella località di Amarinto, sorgeva il celebre santuario di Artemide Amarisia.
Bibl.: Per gli scavi vedi in Amer. Journ. of Arch., X (1895), p. 326 segg.; XI (1896), p. 152 segg.; K. Kourouniotis, in Πρακτικά, 1897 segg., e in 'Εϕηκ 'Αρχ., 1899, p. 221 segg., e 1900, p. 5 segg.; Geyer, Topogr. u. Gesch. d. Insel Euboia, in Sieglin, Quell. u. Forsch. z. alt. Gesch. und Geogr., VI, Berlino 1903; Philippson, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., col. 422 segg.; N. Papadakis, 'Αρχ. Δελτίον, I (1915), p. 115 segg. Sui frammenti frontonali del tempio di Apollo, v. Kourouniotis, in Antike Denkmäler, III (1914-15), tavv. 27-29. Sui demi di E. v. A. S. Georgiadis, in Εϕημ. 'Αρχ., 1916, col. 49 segg.; id., 'Ερετρικά, ibid., 1922, p. 83 segg.