FANTUZZI, Ercole
Nacque a Bologna intorno al 1550 da Pasotto di Ercole di Pasotto e da Calidonia del senatore Giovanni Maria Bolognini. Corrado Ricci, che nel 1888 pubblicò il diario di prigionia conservato nella Biblioteca universitaria di Bologna, preferiva identificarne l'autore nell'omonimo figlio di Marcantonio Fantuzzi; che si trattasse, invece, del figlio di Pasotto è provato dalla testimonianza della coeva cronaca di Alemanno Bianchetti e da alcuni atti notarili che fanno riferimento esplicito alla prigionia.
Non sono note le vicende della vita del F. precedenti la disavventura che ha tramandato la sua memoria, né risulta che egli abbia ricoperto cariche pubbliche. Il giovane F. apparteneva probabilmente alla cerchia dei Pepoli, la vasta e potente famiglia bolognese che sul finire del sec. XVI si distingueva nell'opposizione non solo politica all'autorità pontificia. In questo clima si inserisce l'episodio di cui il F. fu vittima. Nel 1580 veniva nominato legato di Bologna il cardinale Pier Donato Cesi, con il compito di combattere il banditismo e ridurre all'obbedienza quelle famiglie che, sotto i nomi delle fazioni guelfa e ghibellina, si contendevano e contendevano all'autorità centrale il potere a Bologna e nel suo contado. Nella notte del 20 ott. 1580 Vincenzo Roffeni e Giovanni Battista Pucci penetrarono nelle stanze del tribunale criminale di Bologna, detto del Torrone, e ne sottrassero il sigillo del legato ed alcuni registri di atti processuali, per poi appendere il primo alle forche dei palazzo e gettare parte dei secondi nella fontana pubblica.
La violazione degli uffici ed il furto vennero interpretati dal legato come l'ennesimo atto di ribellione dei Pepoli ed attribuiti ad un esponente della famiglia, Girolamo. Il legato fece imprigionare alcuni servitori del Pepoli; costoro, sottoposti a tortura, accusarono del crimine il loro padrone e indicarono Lorenzo Ariosti e il F. come complici. L'Ariosti ed il F. vennero rinchiusi nel carcere del Torrone, interrogati e torturati, mentre il Pepoli si consegnò alla giustizia solo in seguito. Il procedimento durò fino al 1583 senza che si potessero trovare prove certe della colpevolezza del Pepoli; e questi, forte degli appoggi di cui godeva la sua famiglia a Roma, ottenne con breve pontificio di essere rimesso in libertà. L'Ariosti ed il F., che sotto tortura avevano confessato il crimine, senza però confermarlo nel corso di un ulteriore esame, non vennero liberati, ed anzi furono rinchiusi rispettivamente nelle fortezze di Volterra e di Pisa. Qui il F. rimase almeno fino al 1585, godendo di qualche agio per espressa disposizione del granduca di Toscana.
Nel febbraio del 1600 il Roffeni, condannato a morte per altro crimine, confessò la responsabilità dell'impresa del 1580, alla quale, purtuttavia, i Pepoli non sarebbero stati estranei.
Durante la prigionia bolognese il F. aveva tenuto nascostamente un diario, in cui narrava l'arresto, gli interrogatori, le vicende della prigionia, sottolineando particolarmente la mancata osservanza delle disposizioni procedurali da parte dei suoi inquisitori. Il diario, quasi un memoriale, si arresta con il trasferimento a Pisa, ed è conservato presso la Bibl. universitaria di Bologna (segnatura Mss. 3858); è stato edito a cura di C. Ricci: La prigionia di Hercol F. narrata da lui..., Bologna 1888.
La vita del F., una volta tornato a Bologna, non fu segnata da particolari avvenimenti: di questo periodo rimangono solo contratti notarili, stipulati per lo più con il fratello Ippolito. Forse nel 1593 il F. fu eletto tribuno della Plebe, ma le testimonianze in proposito non sono certe.
Ignota è pure la data della sua morte, avvenuta non prima del 1597.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Tribunale del Torrone, Atti processuali, reg. 1429; Archivio Fantuzzi Ceretoli, Memorie di scritture; ibid., Strumenti, b. 42, n. 5; Archivio notarile, Rogiti di Nanne Sassi, prot. H, c. 131v; Bologna, Bibl. com. dell'Archiginnasio, Ms. Malvezzi de' Medici, n. 61: Cronaca di Alemanno Bianchetti, III, passim; F. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 306; S. Muzzi, Annali della città di Bologna, Bologna 1844, VI, pp. 612-617; O. Mazzoni Toselli, Racconti storici estratti dall'Archivio Criminale di Bologna, Bologna 1866, I, pp. 87, 90, 93.