ERACLEA Minoa (‛Ηράκλεια Μινῷα)
È una delle colonie fondate da Selinunte sulla costa meridionaie dell'estremo angolo occidentale della Sicilia. Il suo primo nome era stato Minoa, che ripete quello dell'isoletta sita davanti a Megara di Grecia e trapiantato in questa parte di Sicilia dai Megaresi che avevano fondato Selinunte. Quando, verso la fine del sec. VI a. C., lo spartano Dorieo venne nell'isola, i suoi compagni, guidati da Eurileonte, andarono nella colonia megarese, cui diedero il nome del mitico progenitore di Dorieo, Eracle, chiamandola Eraclea-Minoa. Eraclea solo per breve tempo, nel sec. V a. C., rimase indipendente, poiché per la sua posizione, quasi al confine tra la Sicilia greca e quella cartaginese, passò continuamente nelle mani ora dell'uno ora dell'altro dei due popoli nemici. Venuta in potere dei Cartaginesi poco prima del 406, nel 386 fu ripresa da Dionisio, ma nel 357 è di nuovo in potere dei Punici; riacquistata dai Greci ai tempi di Agatocle, nel 278 è di nuovo occupata dai Cartaginesi, ai quali solo per breve tempo fu ritolta da Pirro. Ignoriamo quando precisamente se ne siano impadroniti i Romani. Nella seconda guerra punica, nel 214, vi sbarca il cartaginese Imilcone. Dopo la caduta di Agrigento torna in potere dei Romani. Sotto questi ultimi essa fu tra le civitates decumanae. Ebbe probabilmente a soffrire durante le guerre servili, e, infatti, venne poi ripopolata da coloni condottivi da Rupilio. Fu tra le città che subirono le malversazioni di Verre e nelle guerre di costui contro i pirati contribuì con una nave. Il sito di Eraclea, alle foci del Platani, è oggi identificato. Fra gli avanzi antichi, notevoli quelli di un piccolo teatro.
Bibl.: E. Pais, Storia di Sicilia, I, Torino 1894, p. 302, n. 2; Ziegler, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, coll. 437-39; K. J. Beloch, Gr. Gesch., 2ª ed., Berlino 1924, I, ii, p. 246; L. Pareti, Studi Sicil. e Italioti, Firenze 1914, p. 15 segg.; A. Salinas, in Arch., st. sic., XXXII, p. 329; E. Ciaceri, Culti e miti nella storia dell'antica Sicilia, Catania 1911, p. 109.