ERACLEA d'Italia
(XIV, p. 174; App. IV, I, p. 717)
In base ai dati ottenuti con gli scavi si può concludere che la fondazione della colonia avvenne sulla collina di Policoro, dove in più punti sono stati messi in luce tratti di fortificazione in blocchi di pietra calcarea, tipica tarantina, simile al tratto orientale messo in luce negli anni Sessanta a Taranto. Anche per la datazione di E. si può arrivare infatti alla conclusione che essa sorse verso la fine del 5° secolo a.C. Verso le foci del fiume Siris dev'essere ubicata quella parte della città collegata all'attività del porto che è sopravvissuto fino al periodo repubblicano e forse più tardi ancora.
Al momento in cui E. diventa, nella prima metà del 4° secolo a.C., metropoli delle città italiote della costa ionica (Strabone vi 3, 4), viene occupato, dalla stessa colonia, anche lo spazio a sud della collina, cosa che conferisce alla nuova città un'immagine di grande forza. Tra i due grandi quartieri (uno sulla collina, l'altro sul pianoro a Sud) riprende la vita nel santuario della vallata ivi sorto all'epoca di Siris: nel santuario di Demetra (thesmophorion) sorgono naïskoi e depositi per ex voto del 5°-4° secolo, mentre la decorazione del tempio arcaico viene rifatta con terrecotte architettoniche dello stesso 5° e 4° secolo a.C. Forse in et'a ellenistico-romana, nella stessa vallata è sorta anche l'agor'a di E., tra la stipe di Demetra e il tempio arcaico.
Lo spazio urbano viene diviso geometricamente alla maniera delle città greche dell'epoca in cui i quartieri sulla collina hanno la fronte larga m 36÷36,80, mentre gli altri della parte bassa, posteriori, presentano una larghezza di m 55. A quanto risulta dallo scavo, nella parte centrale della città si era inserito il quartiere delle fornaci per vasi e statuette che inizia la sua attività verso la fine del 5° secolo a.C. e continua fino al 6° d.C. Il quartiere occidentale della collina sorge invece nel periodo ellenistico-romano ed è anche il primo a essere abbandonato e trasformato in necropoli per gli abitanti del quartiere al centro della collina. Questi due quartieri, a causa dell'andamento della collina, presentano gli stenopoi irregolari in lunghezza mentre rimane quasi regolare (m 4,50÷5) la loro larghezza. In tutti e due i quartieri gli stenopoi poggiano ortogonalmente su una plateia nota finora per tre quarti della sua lunghezza.
La produzione delle statuette si protrae dalla fine del 5° secolo a.C. sino al tardo periodo romano: all'inizio, spesse volte molto influenzata dall'arte fidiaca e molto vicina alla produzione contemporanea tarantina. La scoperta di molte matrici nella 4ª insula testimonia la produzione locale. Alla stessa produzione tarantina è legata anche la produzione delle antefisse, riconoscibile come locale grazie all'argilla finissima, tipica di Eraclea.
Anche la produzione di vasi dalla fine del 5° secolo fino al periodo delle coppe ''megaresi'' e delle imitazioni di tipo ''africano'' è quasi totalmente di E.: agli inizi di questa produzione locale sta anche il ''Pittore di PolicoroEraclea'', i cui migliori prodotti provengono da una grande tomba rinvenuta sul bordo meridionale dell'allargamento della colonia. Accanto alla contemporanea produzione delle fornaci di Metaponto e di Taranto, questa di E. si caratterizza per i motivi euripidei riscontrati nella decorazione dei vasi. Per quanto riguarda la coniazione delle monete, è evidente la dipendenza di E. tanto da Turii quanto da Taranto: la testa di Atena conduce alla prima, mentre la figura di Eraclea conduce a Taranto.
A E. è legato anche il problema delle Tavole bronzee contenenti l'enfiteusi dei terreni del santuario di Dioniso e quelli di Atena Poliade. Questo documento è di grande importanza, oltre che per i numerosi problemi topografici, anche per il problema dei culti; l'elenco delle divinità con culto a E. (Eracle, Demetra-Core, Dioniso, Atena Poliade, i Dioscuri, Afrodite, Artemide) è tra i più copiosi e sicuri tra le colonie del Golfo di Taranto. All'infuori dei monumenti sacri conosciuti nella città, a E. appartengono anche i sacelli del 5°÷4° e 3° secolo a.C. scoperti ai margini del suo territorio, come quello sulla valle del Sinni, l'altro a Piano Sollazzo, oppure quell'altro verso Santa Maria d'Anglona, a Conca d'Oro. Se qualcuno di questi cessa presto di vivere, qualche altro, come il santuario di Demetra (thesmophorion), è frequentato fino all'inizio del 4° secolo dopo Cristo.
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