ERACLEA AL LATMO (῾Ηράκλεια ἡ πρὸς Λάτηῳ Heraclea ad Latmum)
Città della Ionia alle falde del monte Latmo. Il suo nome fu dapprima quello stesso del monte, poi si mutò in Eraclea. Divenuta, forse dopo la battaglia di Isso, la capitale di un piccolo stato dato a Plistarco, fratello di Cassandro, si chiamò per breve tempo Pleistarcheia. È con ogni verosimiglianza di questo tempo la cinta di mura che, più ancora dei resti della città, costituisce l'elemento archeologicamente più importante di essa, e, per la buona conservazione dei suoi diversi elementi: cortine, torri, porte, difese accessorie, uno dei migliori esempi di fortificazione di età ellenistica.
La città si distendeva su un dosso collinoso terminante in una piccola penisola con orientamento da N a S: i due specchi d'acqua divisi da essa furono adattati a porti: quello a ponente era chiuso da un'isoletta, congiunta artificialmente alla riva e quindi compresa nel giro delle mura. L'abitato aveva pianta regolare ippodamea e vi si riconoscono alcuni templi, tra cui uno, piuttosto modesto, dedicato ad Atena; il mercato, il teatro, il bouleutèrion, ninfei, ecc. La cinta muraria ebbe all'origine un percorso di circa sei chilometri e mezzo, chiudendo non la sola area costruita e abitata, ma una larga zona a settentrione e ad oriente di essa, salendo dal mare fino ad un punto dominante verso N-E, che offriva un ottimo caposaldo di difesa, e che anzi, mediante la costruzione di un muro trasversale, fu adattato ad acropoli. In un secondo momento la parte più orientale di questa cerchia fu abbandonata, e forse demolita, e un nuovo muro fu costruito molto più prossimo all'abitato, costituendo una nuova acropoli verso N-O: è probabile tuttavia che le difese dell'acropoli primitiva non fossero smantellate, ma, rimaste accessibili soltanto dalla cortina primitiva verso N-O, costituissero sempre un elemento accessorio della fortificazione. In un terzo momento il muro che divideva la seconda acropoli dalla città vera e propria fu privato di ogni apprestamento difensivo, così che l'acropoli come ridotto fortificato scomparve. Difficile stabilire cronologicamente queste successive fasi di sviluppo dell'opera, perché costruttivamente esse non presentano notevoli differenze fra loro. Da notare ancora che, oltre alle difese principali, la fortificazione comprendeva altresì opere accessorie staccate, a N e ad oriente, poste a guardia degli accessi della città da quei lati. Le cortine erano costruite in conci di pietra locale, con riempimento interno di scaglie di pietra e terra; il loro spessore varia da m 2 a m 3,30, la loro altezza raggiungeva m 5,5o; al di sopra un filare di pietre più basse costituiva il cammino di ronda, collegato nei suoi vari tratti da scale per superare i dislivelli; veniva infine la epàlxis, cioè il muro di protezione dei difensori, formato da un muro continuo con feritoie. Porte ad arco e posterule architravate si aprivano in numero piuttosto notevole. Lungo la cerchia si distribuivano numerose torri, di varia grandezza, dalle più piccole (circa m 3 × 4), che avevano funzione di posti di guardia, alle maggiori (10 × 10) con più larghe aperture per macchine da guerra; le più comuni avevano in media da 5 a 7 m di lato. Tutte queste avevano forma quadrangolare, erano a due piani e coperte da tetto a spioventi. Ma già nella cerchia più antica si hanno due grandi torri a pianta semicircolare, o meglio con tre lati rettilinei e il quarto leggermente curvo. Tale forma, divenuta un semicerchio regolare (diametro circa m 8), è comune invece a tutte le torri del secondo muro.
La città conservò una certa importanza in età romana (coniò monete d'argento e di bronzo) e bizantina: in questo ultimo periodo fu sede episcopale e ad esso risalgono numerose costruzioni di chiese e monasteri ancora esistenti sia nella piccola isola già ricordata, sia in altre isole del golfo adiacente.
Bibl.: F. Krischen, Die Befestigungen von Herakleia am Latmos, Berlino-Lipsia 1922, in Th. Wiegand, Milet, III, fasc. 2. Per le costruzioni bizantine: Th. Wiegand, Der Latmos, ibid., 1913 (Milet, III, fasc. 1). Per l'urbanistica: A. von Gerkan, Griechische Staedteanlagen, Berlino-Lipsia 1924.