equitade
In un solo luogo del Convivio (IV IX 8) D. usa la parola e., ripetendola quattro volte in breve spazio: E con ciò sia cosa che in tutte queste volontarie operazioni sia equitade alcuna da conservare e iniquitade da fuggire (la quale equitade per due cagioni si può perdere, o per non sapere quale essa si sia o per non volere quella seguitare), trovata fu la Ragione scritta [la Ratio iuris, cioè la legge romana], e per mostrarla e per comandarla. Onde dice Augustino: " Se questa - cioè equitade - li uomini la conoscessero, e conosciuta servassero, la Ragione scritta non sarebbe mestiere "; e però è scritto nel Vecchio Digesto: " La ragione scritta è arte di bene e d'equitade ".
E. è dunque qui da intendere non nel senso tecnico-giuridico dell'aequitas (l'aristotelica " epieikeia quae apud nos dicitur aequitas ", s. Tommaso Sum. theol. II II 120 1, principio etico-giuridico che deve temperare e integrare la legge scritta), bensì come principio generale di giustizia che è a fondamento del diritto positivo, fonte e fine di questo, in armonia con l'insegnamento di s. Tommaso (I II 100 2): " Lex enim humana ordinatur ad communitatem civilem, quae est hominum ad invicem. Homines autem ordinantur ad invicem per exteriores actus, quibus homines sibi invicem communicant. Huiusmodi autem communicatio pertinet ad rationem iustitiae; quae est proprie directiva communitatis humanae. Et ideo lex humana non proponit praecepta nisi de actibus iustitiae; et si praecipiat actus aliarum virtutum, hoc non est nisi in quantum assumunt rationem iustitiae... ". E d'altra parte la Ragione scritta, cioè la legge scritta, è stata scritta appunto per dare una norma a quanti non osservassero l'e., quel principio di giustizia universale che deve regolare l'umana convivenza, per ignoranza o per cattiva volontà: ampliando dunque il concetto di s. Tommaso che aveva indicato soltanto la seconda ragione (Comm. I Tini. I lect. III " Lex non est posita pro iustis, sed pro iniustis; quasi dicat: Si omnes essent iusti, nulla necessitas esset dandi legem, quia omnes essent sibi lex ").
Bibl. - F. Torraca, Nuovi studi danteschi nel VI centenario della morte di D., Napoli 1921, 232-234.