eparina
Sostanza organica largamente diffusa nei tessuti dei mammiferi: deve il suo nome all’essere stata estratta per la prima volta dal fegato. Chimicamente è un glicosamminoglicano, costituito da D-glicosammina e da acido D-glucuronico e contenente molti gruppi solforici. Per le sue proprietà acide l’e. si combina facilmente con le proteine; in condizioni normali non si trova libera, ma legata alle proteine dei tessuti e immagazzinata nei mastociti del tessuto connettivo e sulla superficie delle piastrine e delle cellule endoteliali.
L’e. inibisce l’attivazione dei fattori della coagulazione sia in vivo che in vitro, pur non agendo direttamente su di essi. Infati, l’e. interagisce con un sito specifico dell’antitrombina III (proteina in grado di legarsi ai fattori IIa, IXa, Xa, XIa, XIIIa, e di inibire così la coagulazione), aumentandone parecchie centinaia di volte la velocità di interazione con i siti attivi dei fattori della coagulazione, i quali così sono impossibilitati a partecipare al processo di formazione del coagulo.
L’e. è uno dei più potenti anticoagulanti noti e si usa in laboratorio per rendere incoagulabile il sangue da esaminare; in medicina è impiegata nelle trasfusioni di sangue, per impedire le trombosi, nella chirurgia dei vasi sanguigni, ecc. L’e. ha inoltre azione antilipemica, provocando la formazione, nel sangue di animali a cui sia stata somministrata, di un fattore antilipemico che probabilmente è una lipasi. La via di somministrazione è sempre quella parenterale, poiché l’e. non è attiva per via orale. Un altro uso dell’e. è quello topico (pomate), per risolvere edemi, stravasi sanguigni, stati infiammatori. Con alcuni coloranti l’e. dà una colorazione metacromatica che serve alla caratterizzazione istochimica.