enumerazione
Il termine enumerazione (dal lat. enumeratio «enumerazione») fa riferimento a un procedimento discorsivo, comune in ogni tipo di testo, sia scritto che orale, che prevede che un concetto generale venga scomposto nelle sue parti, presentate sotto forma di elenco di parole o di frasi. Il concetto d’insieme, la nozione sovraordinata, di cui l’enumerazione è una rassegna di dettagli, può essere menzionato in apertura o in chiusura (o anche non espresso, perché comunque sotteso al testo).
L’accumulazione degli elementi segue una struttura coordinativa e le parole o frasi enumerate possono essere coordinate secondo due modalità:
(a) per asindeto, senza cioè congiunzioni coordinanti (➔ coordinative, congiunzioni), e quindi attraverso segni interpuntivi (virgola, punto e virgola) o indicatori testuali (numeri progressivi, lettere dell’alfabeto, simboli che segnalano la presenza di un elenco puntato);
(b) per sindesi, cioè con congiunzioni coordinative (e, anche, ecc.) o disgiuntive (o, oppure, ecc.).
Il contatto tra i membri, quindi l’assenza di espressioni che si frappongano tra gli elementi enumerati, è considerato uno dei tratti caratteristici dell’enumerazione, insieme al limite minimo della tripartizione: il caso tipico è rappresentato infatti dalla sequenza di tre elementi (Mortara Garavelli 1988: 186 segg.; Lausberg 2002: 160 segg.).
Esempi di enumerazioni possono essere: una lista della spesa, l’elenco di oggetti contenuti in una scatola (ad es., i pezzi che compongono un gioco da tavolo), l’elenco dei componenti di oggetti o macchinari nelle descrizioni tecniche; ma anche gli indici e le ricapitolazioni delle parti che formano un testo, così come qualsiasi resoconto organizzato secondo una partizione di tipo elencativo.
Si possono distinguere quindi:
(a) strutture enumerative di sintagmi non predicativi;
(b) strutture enumerative di sintagmi predicativi.
Nel primo caso l’enumerazione consiste in una serie di sintagmi nominali, privi di elementi predicativi (è assente il predicato verbale); nel secondo caso consiste in una serie di frasi, ciascuna contenente un predicato, sia esso espresso o sottinteso.
L’insieme di queste caratteristiche suggerisce che un’enumerazione può ricorrere in qualsiasi tipo di testo. I testi descrittivi e regolativi sono stati riconosciuti come quelli in cui l’enumerazione trova maggiore impiego: si pensi all’elenco delle caratteristiche di una persona, di un oggetto, di un paesaggio, ecc., in un testo descrittivo oppure, in un testo regolativo, alle liste di istruzioni, dagli ingredienti in una ricetta di cucina fino alla sequenza di articoli in un testo legislativo.
La sequenza enumerativa corrisponde a un profilo intonazionale peculiare: già la tradizionale classificazione dei contorni intonativi dell’italiano (Lepschy 1978; Canepari 1985) ha assegnato agli enunciati enumerativi la tonalità «media» (o tono piatto-ascendente), tipica delle frasi sospensive con un picco alto sulla tonica e la caratteristica tonia sospensiva sul penultimo elemento (➔ intonazione). Nelle analisi che si basano sulla scansione in tema e rema (➔ tematica, struttura), l’enumerazione è stata descritta come una struttura in cui, a un elemento introduttivo della frase con funzione di tema, segue una serie di due o più remi. Secondo questo modello l’intonazione prevede per il penultimo rema un andamento di tipo rappresentativo con un rallentamento finale che fa intuire una prosecuzione e, per l’ultimo rema, un profilo di tipo conclusivo, come nel seguente esempio:
cioè / il problema è / o / si compra / o / si rimane com’è / o si prende questo in affitto cioè incipit: il problema è elemento introduttivo: si compra = rema1; si rimane com’è = rema2; si prende questo in affitto = rema con profilo intonativo conclusivo (da Cresti 2000: 155, che utilizza però le categorie di topic e comment invece che tema e rema.
Non solo possibile in ogni genere di testo, l’enumerazione – come ha scritto Leo Spitzer (1945: 25) – è «antica come il mondo» e trova forse le sue radici più profonde in forme di culto religioso (si pensi agli elenchi tipici dei riti, ad es., le litanie cristiane); è stata poi utilizzata da scrittori e poeti di tutti i tempi che le hanno riconosciuto efficacia argomentativa, descrittiva, narrativa, e le hanno così fatto assumere lo statuto di un procedimento retoricamente marcato.
La presenza della figura retorica della «enumerazione caotica» individuata da Spitzer (1945) nella poesia moderna e caratterizzata dalla totale eterogeneità degli elementi che la compongono, è stata rintracciata anche nei componimenti di autori antichi: nei Sonetti di Burchiello sono stati individuati elenchi di oggetti ed eventi che non c’entrano niente l’uno con l’altro, presentati però dal poeta come effettivamente visti, con l’intenzione quindi di ripercorrere, in forma parodica, la retorica di un genere antico e serio come la visione (Zaccarello 2004).
Nella poesia italiana del Novecento il procedimento è largamente presente, da ➔ Gabriele D’Annunzio a ➔ Eugenio Montale, con molte possibili declinazioni (Beccaria 1975: 301-302; Mengaldo 1975). L’apparente affastellamento caotico di addendi può trovare una sua compiutezza costruttiva attraverso richiami fonici:
La canna che dispiuma
mollemente il suo rosso
flabello a primavera:
la rèdola nel fosso, su la nera
correntìa sorvolata di libellule;
e il cane trafelato che rincasa
col suo fardello in bocca,
oggi qui non mi tocca riconoscere
(Eugenio Montale, “Mottetto XIX”, in Le occasioni; cfr. Bozzola 2005: 183-184)
Nel caso si tratti di una sequenza di eventi, il loro ordine può essere cronologico ed è allora la linea immaginaria del tempo a rappresentare l’elemento unificante. Infine il recupero dell’ordine può avvenire in chiusura della enumerazione con un sintagma collettivo del tipo il tutto, tutto questo:
Il canto delle strigi, quando un’iride
con intermessi palpiti si stinge,
i gemiti e i sospiri
di gioventù, l’errore che recinge
le tempie e il vago orror dei cedri smossi
dall’urto della notte – tutto questo
può ritornarmi
(Montale, “Nel sonno”, in La bufera e altro; cfr. Bozzola 2005: 184)
Nella fase più avanzata della produzione di Montale è stato osservato che la «coesione tra gli addendi della figura» tende a venir meno (Bozzola 2005: 185), per arrivare, nell’ultima fase, a un insieme caotico di dettagli come immagine della frantumazione della memoria.
Beccaria, Gian Luigi (1975), L’autonomia del significante. Figure del ritmo e della sintassi. Dante, Pascoli, D’Annunzio, Torino, Einaudi.
Bozzola, Sergio (2005), Le enumerazioni di Montale, «Estudis romànics» 27, pp. 175-198.
Canepari, Luciano (1985), L’intonazione. Linguistica e paralinguistica, Napoli, Liguori.
Cresti, Emanuela (a cura di) (2000), Corpus di italiano parlato, Firenze, Accademia della Crusca, 2 voll.
Lausberg, Heinrich (2002), Elementi di retorica, Bologna, il Mulino (ed. orig. Elemente der literarischen Rhetorik. Eine Einführung für Studierende der romanischen Philologie, München, Max Hueber Verlag, 1949).
Lepschy, Giulio C. (1978), Saggi di linguistica italiana, Bologna, il Mulino.
Mengaldo, Pier Vincenzo (1975), Da D’Annunzio a Montale, in Id., La tradizione del Novecento. Da D’Annunzio a Montale, Milano, Feltrinelli, pp. 13-106 (rist. in Id., La tradizione del Novecento. Prima serie, Torino, Bollati Boringhieri, 1996, pp. 15-115).
Mortara Garavelli, Bice (1988), Manuale di retorica, Milano, Bompiani.
Spitzer, Leo (1945), La enumeración caótica en la poesía moderna, Buenos Aires, Instituto de Filología (rist. in Id., Lingüística e historia literaria, Madrid, Gredos, 19822, pp. 247-300).
Zaccarello, Michelangelo (a cura di) (2004), I sonetti del Burchiello, Torino, Einaudi.