ENTERITE (dal gr. ἔντερον "intestino"; ted. Darmentzundung)
Con tale designazione s'indica l'infiammazione dell'intestino tenue (duodeno, digiuno, ileo): è da tener presente tuttavia, che nella maggior parte dei casi il processo infiammatorio s'estende anche al crasso, dando luogo al quadro molto più comune dell'enterocolite, e ciò sia perché il processo discende dal tenue al crasso stesso, sia perché risale da questo a quello (v. colite).
Le cause dell'enterite possono essere molteplici. Fra le più frequentî citeremo quelle infettive (colera, tifo e paratifi, Bacilhs enteritidis di Gärtner e simili, infezioni da stafilococchi e streptococchi ecc.); quelle tossiche, legate all'eliminazione per l'intestino durante gravi malattie infettive a localizzazione extra-intestinale (polmonite, influenza, nefrite, sepsi ecc.) di materiali fortemente irritanti per la mucosa, o che agiscono, secondo i moderni concetti, col meccanismo dell'anafilassi; quelle chimiche, rappresentate da numerose sostanze, medicamentose o no, le quali, introdotte nel corpo direttamente per la via del tubo alimentare, oppure anche per via cutanea, ipodermica o sanguigna, s'eliminano, almeno in parte, attraverso l'emuntorio intestinale, sul quale appunto fanno risentire la loro azione dannosa, come, p. es., il piombo, il mercurio, l'argento, l'arsenico, il fosforo, l'alcool, la digitale, il colchico, l'acido fenico, ecc. Vanno anche considerati, sotto questo punto di vista, quegli alimenti che, o perché difficilmente digeribili o perché introdotti inopportunamente, possono di per sé dar luogo a delle enteriti, con o senza gastrite. Infine non vanno trascurate le cause termiche (freddo, sbalzi di temperatura) alle quali sono dovute spesso le frequentissime diarree dei paesi caldi e che agiscono nel senso di modificare le condizioni circolatorie dell'organismo in genere e dell'intestino in specie, predisponendolo all'attecchimento e al rigoglioso sviluppo di germi, che alla loro volta dànno luogo all'enterite nel senso infettivo per deficiente resistenza organica.
Come decorso le enteriti possono dividersi in acute e croniche. La forma acuta ha inizio violento e talora violentissimo e si manifesta con diarrea profusa (tipica, per es., quella del colera, d'aspetto simile all'acqua di lavaggio del riso), vomito, dolori intestinali, eventualmente febbre. In altre forme d'enterite si hanno scariche sanguigne, per la formazione d'ulcerazioni nella mucosa intestinale. L'enterite cronica rappresenta o l'evoluzione d'una forma acuta non guarita, oppure una manifestazione intestinale secondaria ad affezioni d'altri organi (fegato, pancreas, rene, ecc.) o a quelle croniche dell'intestino stesso (carcinoma, tubercolosi, ecc.). Anche in essa il sintomo predominante è dato dalla diarrea, che non è in genere così profusa, tuttavia, come nell'enterite acuta; gli altri sintomi sopraddescritti o mancano (così la febbre) oppure sono molto più attenuati (per es., i dolori). Generalmente la forma cronica non è limitata al tenue, ma si diffonde anche all'intestino crasso (al colon in specie), dando così luogo all'enterocolite cronica.
La prognosi dell'enterite è strettamente legata anzitutto all'agente causale, oltre che, naturalmente, al grado della resistenza individuale: tra le varie forme, quella da bacillo del colera è certo la più grave. Anche l'età dell'individuo ha grande importanza: l'infanzia, per es., è particolarmente soggetta alle forme intestinali di questo tipo, che mietono annualmente numerosissime vittime, specie nel periodo caldo. Nell'adulto, invece, le comuni forme d'enterite hanno un decorso in genere benigno.
La terapia varia a seconda dell'agente infettivo e della gravità dell'infezione. Mentre nella forma da intossicazione alimentare o in quella cosiddetta da raffreddamento è sufficiente in genere l'azione d'un purgante dato all'inizio della malattia per eliminare rapidamente dall'intestino i residui tossici, nelle forme più gravi occorre agire con mezzi più energici, cioè con astringenti intestinali (preparati tannici e di bismuto), con oppiacei, con disinfettanti, con polveri inerti che tappezzino la mucosa intestinale infiammata o ulcerata (caolino, bolus alba). Si ovvia al prosciugamento dei tessuti con ipodermoclisi di soluzione fisiologica. Si sosterrà il cuore con eccitanti: caffeina, canfora, stricnina. Le forme croniche sono particolarmente ribelli ai trattamenti terapeutici; naturalmente, se si tratta d'una manifestazione intestinale secondaria ad altra malattia verso questa va indirizzato tutto lo sforzo terapeutico.