ENRICO VIII re d'Inghilterra
Secondo figlio di Enrico VII, nato il 28 giugno 1491, divenne erede presuntivo quando morì suo fratello maggiore Arturo (1502), e principe di Galles nel 1503. Succedette ad Enrico VII il 2 aprile 1509, e sposò, con la dispensa di papa Giulio II, la vedova di Arturo, Caterina d'Aragona, figlia di Ferdinando di Spagna. Aveva ricevuto un'educazione più accurata di tutti i suoi predecessori; era dotto in teologia, conoscitore di varie lingue e amatore di poesia e di musica. Componeva egli stesso e cantava molto bene. Bello ed energico, si cattivò il popolo inglese con la sua generosità, la sua magnificenza e la sua abilità negli sport. In età matura astuto, egoista e tirannico, divenne il più forte dei re inglesi: licenziava i suoi ministri quando avevano servito ai suoi fini, sapeva esattamente come raggiunger meglio la soddisfazione dei suoi desiderî. Riuscì a tener salda tuttavia la fedeltà del popolo, grazie alla comprensione che egli ne aveva.
Per acquistare popolarità, E. cominciò col far giustiziare i rapaci ministri di Enrico VII, Empson e Dudley; ma conservò i funzionarî più anziani, Warham, Fox e Surrey. Sennonché in breve anche Warham e Fox perdettero la loro influenza: nel 1511 Ferdinando di Spagna indusse E. ad unirsi alla Lega Santa contro Luigi XII di Francia, nonostante l'opposizione di Warham e di Fox. Poi il protetto di Fox, Tommaso Wolsey (v.), avido, senza scrupoli e pomposo, le cui sconfinate ambizioni fomentavano le tendenze avventurose di E., riuscì intorno al 1512 a soppiantare Warham e Fox e a prendere nelle sue mani la direzione della politica del re. Egli persuase il parlamento a votare i sussidî, e organizzò nel 1512 un buon esercito per riconquistare la Guascogna; ma l'esercito servì a Ferdinando il Cattolico per compiere la sua annessione della Navarra e infine si ammutinò e tornò in Inghilterra, quando Ferdinando ebbe conclusa una pace separata. Per soffocare le critiche del parlamento, Wolsey organizzò fortunate campagne nel 1513: il re sconfisse Luigi XII a Guinegatte (13 agosto), mentre il conte di Surrey batteva e uccideva il re di Scozia Giacomo IV a Flodden Field (9 settembre). Ma la situazione in breve mutò totalmente perché Wolsey, convincendosi dell'impossibilità di conquiste durature in Francia, concluse una pace vantaggiosa con Luigi (agosto 1514) che sposò la sorella di Enrico, Maria, e aumentò la pensione passata dalla Francia ad E. La Scozia, governata dalla sorella di E., Margherita, in nome del suo piccolo figlio Giacomo V, era priva di forze e l'Inghilterra godette così sette anni di pace onorevole.
Wolsey continuò a rimaner capo della politica inglese, dominando abilmente E., il quale, sebbene non permettesse ad alcuno di opporsi alla sua volontà, raramente s'immischiava di politica, dedicando tutto il suo tempo ai piaceri e allo sport, e alla costruzione della prima flotta inglese permanente. E fu, il Wolsey, il principale artefice del dispotismo dei Tudor: fatto cancelliere nel 1515, egli estese largamente la giurisdizione della cancelleria, facendo del cancelliere d'Inghilterra il primo tra i funzionarî; presidente del comitato esecutivo del consiglio, represse il disordine e rese più forte la legge per mezzo del "Council Court of Star Chamber", che estendeva la sua competenza su ogni forma di trasgressione alla legge, che potesse esser fonte di disordine. Una parte dei nobili si teneva lontana dalla corte, un'altra accettava di esservi subordinata; nel 1521 veniva condannato a morte il duca di Buckingham unicamente per parole inconsiderate pronunciate contro E. e Wolsey. Anche verso il parlamento, che pur era fedele a E., Wolsey adottò la maniera forte, dopoché nel 1515 egli e i prelati furono battuti nella Camera dei Comuni sulla questione fondamentale delle relazioni fra lo Stato e la Chiesa; Wolsey si vendicò e liberò E. dal controllo parlamentare sciogliendo il parlamento il 15 dicembre 1515, e governando poi senza il parlamento, eccettuata la sessione dell'aprile-agosto 1523, fino alla sua caduta (novembre del 1529).
Benché E. avesse tentato nel 1519 di presentarsi candidato alla corona imperiale, ormai la vita politica internazionale era dominata dal contrasto fra Carlo V e Francesco I. Wolsey, nonostante i sentimenti di gelosia di E. verso Francesco I dopo Marignano, preferiva l'alleanza con la Francia e provvide a far sposare la figlia di E. al figlio di Francesco: e questo non già perché egli volesse sostenere la parte più debole, per conservare l'equilibrio delle forze, ma per opportunismo, sebbene cercasse in linea generale di seguire la politica papale e di atteggiarsi a protettore di Roma, già sognando di diventare papa. E che fosse opportunismo si vide quando Wolsey, dopo aver negoziato, nel giugno 1520, con Francesco I, per ottenere maggiori offerte da Carlo V, il 10 luglio strinse alleanza con Carlo V a Gravelines. Cominciò così la guerra contro la Francia, ma dopo un'incursione nel nord-est della Francia (1523), spettacolosa quanto inutile, E. rimase senza denaro e l'Inghilterra si fece restia. Il parlamento convocato nell'aprile 1523, votò i nuovi crediti con riluttanza; e la "Concessione amichevole" (Amicable Grant), un vero prestito forzoso, che per poco non provocò una ribellione nel 1525 dovette essere abbandonata.
L'Inghilterra cessò di combattere nel 1524; ma nel 1525 la vittoria di Pavia faceva di Carlo V il padrone d'Italia e Wolsey, comprendendo troppo tardi che era una follia sostenere Carlo, si unì in fretta con Francesco I, con Clemente VII e con Venezia, per combattere l'imperialismo asburgico. Ma il parlamento negò i fondi; il pericolo corso dal commercio della lana con le Fiandre poco mancò non suscitasse una ribellione nel 1528; e intanto le truppe di Carlo avevano invaso l'Italia, saccheggiato Roma e fatto prigioniero Clemente VII (1527); nel 1529 la Francia disperata concludeva la pace di Cambrai. La vantata diplomazia di Wolsey non era riuscita ad altro che a mettere in mostra la scarsa efficienza dell'Inghilterra, rendendo universalmente odiato il ministro e diminuendo la fiducia di E. in lui.
Ed ecco Wolsey alla sua prova suprema, la Riforma. Gl'Inglesi, ancora indifferenti per vere riforme dogmatiche, erano tuttavia avversi al clero, di cui odiavano la giurisdizione speciale, la ricchezza, i privilegi e lo spirito mondano. Wolsey, benchè troppo mondano per comprendere idealisti quali Erasmo, More e Colet, desiderava limitate riforme disciplinari; e con questo pretesto si era procurato dai papi in tempi successivi sempre più ampî poteri, e finalmente nel 1524 la carica di legato a latere a vita. Ma, desiderando il potere più che le riforme, egli non fece che sopprimere alcuni piccoli monasteri, destinando i loro patrimonî parte a magnifiche dotazioni educative e parte a beneficio proprio; come legato, poi, violò la giurisdizione di tutti gli altri prelati inglesi e abolì la costituzione medievale della chiesa inglese, sostituendo un suo concilio a quello sinodale (convocation). L'Inghilterra provò così il peso della giurisdizione papale come mai prima; clero e secolari furono spinti a ribellione contro Roma, e nel cercare inutilmente di servire il re e il papa Wolsey portò fatalmente ambedue verso un conflitto.
Da fedele cattolico E. aveva difeso il papato, guadagnandosi da Leone X il titolo di "Fidei Defensor" con la sua Assertio septem sacramentorum contra M. Lutherum; egli aveva approvato pienamente la repressione, fatta da Wolsey, dei primi conati di riforma in Inghilterra e la soppressione delle Bibbie in lingua inglese. Tuttavia i motivi personali e le necessità politiche la vinsero in E. sulla religione. Sua figlia Maria era l'unica discendente sopravvissuta e Caterina non poteva aver figli: per salvare l'Inghilterra dalla guerra civile o dalla dominazione straniera E. doveva avere un erede. La delusione l'avrà certamente indotto al pensiero che la morte dei suoi figli era il castigo divino per le sue nozze con Caterina, già vedova di suo fratello; egli mise in dubbio la validità della dispensa di Giulio II e, nel maggio del 1527, chiese a Wolsey, di dichiarare come legato non valido il suo matrimonio. Wolsey, sperando di rendere più forte l'alleanza con la Francia mediante un matrimonio francese di E., desiderava il divorzio, ma ne temeva le conseguenze, poiché E. intendeva sposare invece Anna Bolena, nipote del duca di Norfolk, dirigente del partito anticlericale, che avrebbe rovinato Wolsey, distrutta l'influenza del papa in Inghilterra e depredata la Chiesa. Cercando di evitare il disastro, Wolsey avvertì quindi Clemente VII di tutti quei pericoli; e il papa, dopo aver cercato invano di sfuggire alla responsabilità, incaricò nel giugno 1528 Wolsey e il cardinal Campeggi di giudicare la causa e di pronunciare la sentenza. Il Campeggi, che aveva istruzioni segrete di trarre in lungo la causa, finché non fosse diminuita la potenza di Carlo V, differì con molta abilità la causa che principiò solo il 31 maggio 1529. Ma ormai Carlo V era padrone dell'Italia e Clemente avocò la questione a Roma (16 luglio), prima che fosse pronunciata la sentenza.
La risposta di E. all'atto del pontefice fu la convocazione del parlamento per il 3 novembre, allo scopo d'esercitare una coercizione sul papa stesso. Ma, giunto a maturità e completamente conscio del suo potere, E. si era anche stancato della dominazione di Wolsey e aveva scoperto le mancanze di lui; era tempo ormai di mandare in rovina Wolsey, contro il quale tutti i partiti si unirono: i vescovi cattolici, i riformatori protestanti, i magnati, i borghesi, i poeti, gli amministratori e i cortigiani. E. accusò Wolsey di aver trasgredito allo Statute of Praemunire (v. Inghilterra: Storia); Wolsey ammettendo di essere colpevole chiese grazia ad E. Condannato alla confisca dei beni e alla prigione a vita e deposto dalla carica di cancelliere (18 ottobre), Wolsey si ritirò a York; ma ebbe la follia di trattare con Clemente VII, Carlo V e Francesco I per la sua restaurazione: il 4 novembre egli fu arrestato per tradimento, e morì a Leicester (il 29 novembre), nel suo viaggio verso Londra.
E. era ora tutto preso dalla questione del suo divorzio. L'influenza francese riuscì vana presso Clemente VII; l'appello alle università europee, suggerito da Tommaso Cranmer, diede risultati inconcludenti. E. si rivolse allora al parlamento, che, pur avendo molta simpatia per Caterina, aspettava con impazienza di poter prendere l'iniziativa d'un attacco contro il papa e il clero. I funzionarî di stato ecclesiastici furono sostituiti da secolari; e, dopo aver attaccato le rendite ecclesiastiche, la pluralità dei benefici e la non residenza del clero (1530), E. dichiarò colpevole tutta la Chiesa di aver violato la legge del praemunire e costrinse il clero ad acquistarsi il perdono con 100.000 sterline e a riconoscere in lui il capo supremo della chiesa inglese (1531). Nel 1533 Anna Bolena divenne incinta; per legittimare il nascituro E. creò arcivescovo di Canterbury il nuovo favorito Tommaso Cranmer, proibendo a un tempo con l'Act of Appeals l'appello a Roma. Cranmer proclamò l'invalidità del matrimonio di E. con Caterina (23 aprile) e confermò l'unione segreta del re con Anna Bolena, che fu incoronata (1 giugno). Il 7 settembre nacque sua figlia Elisabetta. L'atto di successione (1534), che poneva la corona sul capo di Elisabetta e l'atto di supremazia (1534), secondo il quale era tradimento negare la supremazia ecclesiastica di E., completarono la separazione della chiesa inglese da Roma e la sua sottomissione alla monarchia. Clemente VII scomunicò E. (luglio 1533), ma Carlo V, temendo un'alleanza franco-inglese, non osò intervenire. I malcontenti inglesi erano impotenti: il vescovo Fisher di Rochester e sir Tommaso More, il dotto ex-cancelliere, furono giustiziati nel 1535, insieme con altre più umili vittime, per essersi rifiutati di riconoscere la supremazia ecclesiastica di E. Dopo, gli attacchi si volsero contro i conventi, tanto per il loro attaccamento al papato, quanto per le loro ricchezze: anima di tutto era Tommaso Cromwell, che, nominato segretario del re nel 1534 e divenuto il principale agente di E., organizzò un'inchiesta non onesta sui monasteri, e in base ai risultati ottenuti indusse il parlamento a chiudere tutti quelli con una rendita annua inferiore a 200 sterline (1536). Strettezze economiche e risentimenti religiosi suscitarono una rivolta nel Yorkshire, per il ristabilimento dei monasteri e la dimissione di Cromwell; ma E., dispersi i ribelli con inganno, fece poi giustiziare i loro capi. E nel 1538 fece giustiziare due possibili pretendenti al trono, Enrico Courtenay, marchese di Exeter, e lord Montague, in risposta al tentativo fatto dal papa Paolo III di fomentare una ribellione per mezzo del fratello di Montague, il cardinal Pole. I rimanenti conventi furono soppressi nel 1539 quando il parlamento ebbe completato il processo; una parte dei beni sequestrati servì per fondare sei nuove diocesi e per dotare i posti di Regius professor in ambedue le università, un'altra per le spese militari e la difesa delle coste. Intanto E., stanco di Anna, che non gli aveva dato l'erede sperato, l'accusò d'incesto e d'adulterio e la fece giustiziare (18 maggio 1536); e il matrimonio con lei fu dichiarato invalido. Il 30 maggio egli sposò Jane Seymour; un nuovo atto di successione destinò la corona ai discendenti di Jane. Il 12 ottobre 1537 nacque il loro figlio Edoardo. Ma Jane morì il 24 ottobre. Essendo Caterina morta nel gennaio del 1536, la legittimità di Edoardo era indiscutibile.
Intanto nel 1536 E. aveva riunito l'Inghilterra e il Galles, applicando nel Galles i sistemi d'amministrazione, la legge e la procedura inglesi, e cercando di sradicarvi la lingua gallese. Gravi ribellioni in Irlanda (1534-40), provocate dagl'intrighi di Carlo Vv, furono domate dal St. Leger, che sconfisse i Fitzgerald e comprò i comandanti con titoli inglesi e con beni monastici irlandesi, di guisa che anche in Irlanda si stabilirono le leggi e la lingua inglese. E. assunse il titolo di re d'Irlanda.
Anche nel campo ecclesiastico il re rafforzò il suo predominio. Una temporanea intesa franco-spagnola avendo spinto E. a trattare coi luterani di Germania, egli diede il permesso a Cranmer e a Cromwell d'introdurre le riforme protestanti; i riformatori come Latimer divennero vescovi; una Bibbia inglese autorizzata fu pubblicamente introdotta in ogni chiesa parrocchiale; le immagini, gli altari e le reliquie vennero distrutti. Tuttavia E., che era sempre con tutto il cuore attaccato alla dottrina cattolica, continuava a mandare al rogo i protestanti, che i sudditi odiavano vedendo in essi degli avidi saccheggiatori della Chiesa. E, nonostante il tentativo fatto da Cromwell di "imballare" nel 1539 il parlamento coi suoi aderenti, il parlamento si dimostrava cattolico, approvando, su domanda di E., il Six Articles Act che comminava la pena di morte a chi negava le dottrine cattoliche, della transubstanziazione, della comunione sotto una sola specie e del celibato dei preti. Per dar forza a quest'atto, autorizzava anzi E. a emanare ordini con forza di legge. Per conservare il suo potere il Cromwell persuase allora E. a sposare Anna di Cleves (3 gennaio 1540), sì da legarlo ai principi tedeschi; ma Anna era priva di grazie, e, quando Carlo V e Francesco I vennero di nuovo in discordia, E. si alleò con Carlo, ripudiò Anna e i principi tedeschi, e, dopo una fiera lotta parlamentare, fece condannare e giustiziare il Cromwell (28 luglio).
E. sposò questa volta (28 giugno) Caterina Howard; ciò che accrebbe l'influenza dello zio di Caterina, Norfolk, principale nemico di Cromwell, e del vescovo Gardiner di Winchester, capo del partito cattolico. Ma E. agiva ormai di testa propria: la cattiva salute lo rendeva diffidente e tirannico, sì che persino i suoi consiglieri non si sentivano sicuri: Caterina Howard, accusata di cattiva condotta, fu giustiziata (11 febbraio 1542). Il 12 luglio E. sposò Caterina Parr, l'unica donna che lo seppe trattare. La guerra fra Francesco I e Carlo V diede la possibilità ad E. di attaccare con sicurezza la Scozia; le ostilità cominciarono nell'ottobre del 1542 e finirono con la completa disfatta degli Scozzesi a Solway Moss, dove fu ucciso Giacomo V. E. costrinse gli Scozzesi ad acconsentire al fidanzamento della figlia di Giacomo, Maria, con suo figlio Edoardo; ma pretendendo per sé la corona di Scozia spinse gli Scozzesi alla rivolta e a cercare in Francia il marito per Maria. Quindi E. attaccò la Francia, promettendo di cooperare con Carlo; ma impossessatosi di Boulogne (settembre 1544), non venne in aiuto a Carlo, che fece quindi una pace separata. La Scozia si ribellò e Francesco si preparava a invadere l'Inghilterra; però, nonostante la tirannia di E., i suoi sudditi si conservavano fedeli. Hertford sconfisse i Francesi davanti a Boulogne; l'attacco dei Francesi contro il Hampshire e il Sussex fallì, e Francesco concluse la pace, lasciando la Scozia a Enrico.
Intanto l'influenza di Norfolk diminuì e aumentò quella di Hertford e dei protestanti: conseguenza ne furono le riforme in senso protestante che comprendevano l'uniformità nel servizio della chiesa e la chiusura delle cappelle e dei collegi per secolari. Ormai minato in salute E. fece un tentativo di lasciare a Edoardo un consiglio, in cui fossero in esatta proporzione i partiti di Norfolk e di Hertford; ma le ambizioni di Surrey, figlio di Norfolk, spinsero E. a far giustiziare il figlio e a condannare a morte il padre. La morte di E., il 28 gennaio 1547, salvò Norfolk.
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