FILANGIERI, Enrico
Figlio di Guido, feudatario di Nocera (morto nel 1256) e fratello di Pietro cappellano pontificio (morto nel 1290) e di Riccardo, elevato alla dignità comitale con l'investitura del feudo di Marsico da parte di Manfredi, nacque prima del 1220 ed entrò nell'Ordine domenicano, probabilmente a Napoli, dove dal 1231 Tommaso Agni da Lentini resse come priore per diversi anni il primo convento della città. Dovette poi perfezionarsi negli studi superiori, probabilmente a Napoli, dato che in seguito il papa lo definirà "vir litteratus". Della sua attività nell'Ordine non abbiamo alcuna notizia. È tuttavia probabile che, a causa dell'atteggiamento ostile di Federico II verso la sua famiglia, nel 1243 abbia lasciato il Regno come molti suoi parenti.
Per ordine di Innocenzo IV il 6 maggio 1252 a Perugia il cardinale vescovo Pietro di Albano, che doveva recarsi nel Regno in qualità di legato pontificio, nominò il F. arcivescovo di Bari e quattro giorni dopo il papa ratificò la nomina. Il F. si trovava allora in esilio, mentre lo zio Riccardo Filangieri, allora podestà di Napoli, si era messo alla testa della rivolta della città contro la monarchia sveva. Re Corrado IV, dopo il suo arrivo nel Regno, non incontrò resistenza in Puglia per cui poté insediare un nuovo arcivescovo a Bari, il tedesco Corrado. Questi impedì al F. di prendere possesso della sua diocesi. Nel marzo 1253 Innocenzo IV cassò su richiesta del F. tutte le conferme di elezioni e le concessioni di benefici operate da Corrado a Bari, ma non poteva spianargli la strada verso la diocesi. Negli anni 1253-54 il F. dovette trattenersi in prevalenza presso la Curia a Perugia, Anagni e Roma. Dopo la caduta di Napoli nelle mani di Corrado IV seguita da una nuova cacciata in esilio della sua famiglia, Innocenzo IV affidò al F. l'amministrazione del vescovato vacante di Albano, per il sostentamento suo e della famiglia e nel dicembre 1253 aggiunse il vicino castello di Ariccia.
La morte di re Corrado sembrò spianargli di nuovo la strada per Bari; il 3 ott. 1254, probabilmente ancora nella sede della Curia ad Anagni, il F. si accordò con un rappresentante del capitolo di S. Nicola e si dichiarò pronto a riconoscere la posizione particolare della chiesa di corte, per evitare l'aspro conflitto che aveva contrapposto suo zio Marino al capitolo negli anni precedenti. Manfredi, in qualità di reggente, nell'ottobre 1254 tentava di guadagnarsi l'appoggio dell'arcivescovo Corrado, ma allo stesso tempo, tramite Galvano Lancia e Riccardo Filangieri, trattava con il papa. Il F., dopo i primi successi di Manfredi in Puglia, si decise a passare dalla sua parte.
Nel corso del 1255 il F. fu consacrato arcivescovo, probabilmente a Bari. Nel marzo 1256 per ordine di Alessandro IV trasferì il vescovo eletto di Minervino, Pietro di Cidonio, al vescovato di Canne, ma nonostante mantenesse i contatti con il pontefice, dopo il suo ingresso a Bari egli dovette essere considerato un partigiano di Manfredi. È probabile che il cambiamento di campo fosse stato mediato dal fratello Riccardo, il quale era passato per tempo dalla parte sveva. Nell'agosto 1258 il F. accettò l'invito ad assistere all'incoronazione di Manfredi a re di Sicilia a Palermo.
Il F. morì appena due mesi dopo, il 10 ott. 1258 a Napoli, prima che il papa avesse il tempo di prendere delle misure punitive nei suoi confronti. Fu sepolto nella chiesa di S. Domenico Maggiore; il giorno della sua scomparsa fu ricordato nell'obituario di S. Patrizia a Napoli e nel libro dei suffragi della cattedrale di Bari.
Della sua eredità, conservata in un primo tempo in S. Domenico Maggiore, dispose Alessandro IV nell'ottobre 1259 a favore del nuovo arcivescovo di Bari, Giovanni Saraceno. Il papa ordinò poi al fratello del F., il cappellano Pietro, che deteneva un'altra parte dell'eredità, di versare un legato a favore del convento domenicano di Foggia.
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