BOCCI, Enrico
Nato a Firenze il 28 giugno 1896 da Decio e da Bice Antonucci. Si laureò in giurisprudenza a Roma nel 1921, dopo avere partecipato, volontario, alla guerra del '15 come artigliere e poi bombardiere, ottenendo una decorazione al valor militare. Primo nel concorso a cattedra di materie giuridiche negli istituti tecnici, insegnò a Firenze, esercitando pure, con impegno e prestigio, l'avvocatura. A fianco di C. Rosselli. E. Rossi, N. Traquandi, G. Salvemini, P. Calamandrei, fu uno dei principali animatori, nella rischiosa clandestinità, dell'antifascismo fiorentino. La prima riunione dell'"Italia Libera" - l'associazione segreta di ex combattenti, fondata all'indomani del delitto Matteotti - fu tenuta nel suo studio di avvocato. Poco dopo fu tra i fondatori e collaboratori del Non mollare! (1925), il primo giornale clandestino antifascista. A queste imprese, e più tardi al movimento "Giustizia e Libertà", prese parte col nome di "Placido", e poté sfuggire agli arresti del 1930 perché delatori e polizia non riuscirono mai a identificare chi si celava dietro quello pseudonimo.
Con l'approssimarsi della caduta del regime, il B. riprese il suo posto di battaglia. Sul finire del 1942 intervenne alle riunioni del Comitato Interpartiti costituitosi a Firenze e, durante i quarantacinque giorni del governo Badoglio, al Comitato antifascista delle opposizioni, questa volta in rappresentanza del Partito d'azione, accanto a E. Enriques Agnoletti, T. Codignola, C. Furno, C. L. Ragghianti. Dopo l'8 sett. 1943 partecipò alla Resistenza, riprendendo l'antico nome di "Placido". Non lo trattenne un'infermità di cuore, aggravatasi con gli anni, né l'essere il suo nome scritto fra i primi nella lista degli ostaggi della famigerata "banda Carità", un pugno di seviziatori e di assassini al servizio degli occupanti tedeschi, che lasciò trista memoria di sé a Firenze e poi a Milano. Nei primi mesi dell'occupazione organizzò il servizio segreto delle false carte annonarie e delle false tessere di riconoscimento per la salvezza degli ebrei e dei ricercati politici. Ma la sua principale attività clandestina fu, a partire dal 1944, l'organizzazione del servizio "Cora" (Commissione radio) del Partito d'azione, per i collegamenti via radio tanto con gli alleati avanzanti dal Sud quanto con i vari centri politici e comandi militari della Resistenza nell'Italia occupata. Di questo programma poté essere attuato soltanto il regolare contatto con il comando alleato, ad opera soprattutto del B. che, riuscito a mettersi in collegamento con una missione dell'VIII armata sbarcata sulle coste dell'Adriatico con un apparecchio trasmittente, divenne in breve il principale animatore del gruppo Cora. Fu un servizio utilissimo - che indicò agli alleati la dislocazione delle forze germaniche, e le misure atte a preservare i monumenti di Firenze - ma terribilmente rischioso, data la necessità di continui spostamenti in diversi alloggi per non incappare nella rete di radiogoniometri allestita dai Tedeschi. Il 7 giugno 1944 i Tedeschi (non si è mai saputo in base a quale informazione) irruppero in un alloggio di piazza d'Azeglio, a Firenze, dove il B. con i suoi compagni del gruppo Cora raccoglieva i dati da trasmettere. Trasportato con gli altri nella casa di via Bolognese denominata dal popolo fiorentino "Villa triste", sede della banda Carità, il B. fu sottoposto per una decina di giorni alle più feroci torture. La banda Carità e i Tedeschi non riuscirono a strappargli una sola rivelazione; anzi, per salvare i compagni egli cercò di addossarsi l'intera responsabilità del servizio segreto (e lo stesso fece il capitano Italo Piccagli). Condotto chi sa dove alla fucilazione (forse sui colli attorno a Firenze), verso il 16 o 17 giugno 1944, il suo corpo non fu mai ritrovato. Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d'oro al valor militare.
Fonti e Bibl.: Non mollare!(1925), riproduzione fotografica dei numeri usciti, con tre saggi storici di G. Salvemini, E. Rossi, P. Calamandrei Firenze 1955, pp. 45-52; P. Calamandrei, E. B.: in Uomini e città della Resistenza, Bari 1955, pp. 79-95; Id., La giustizia non tradirà..., in Il Ponte, XIV (1958), pp. 187, 189, 191, 196, 201-206; S. Contini Bonacossi-L. Ragghianti Collobi, Una lotta nel suo corso…, Venezia 1954, pp. 3, 11 s., 58, 305, 314-317, 325 s.; C. Francovich, La Resistenza a Firenze, Firenze 1961, pp. 5, 14, 79, 152, 155, 219, 224, 321. Si veda anche la copia degli atti e della sentenza nel processo contro la banda Carità alle Assise di Lucca (giugno 1951), depositata presso l'Istituto storico della Resistenza in Toscana di Firenze (palazzo Medici-Riccardi); l'articolo di G. Campolmi, Il 7 giugno in piazzad'Azeglio, in Il Ponte, I (1945), pp. 450-454; quello di A. C. Dauphiné su E. B., in Non mollare!, 8 giugno 1946, e quello di G. Della Pergola, Il 12 giugno 1944 a Firenze. Radio Cora e le fucilazioni di Cercina, in Il Ponte, X (1954), pp. 899-905.