encefalomielite
Encefalomieliti autoimmuni
Gruppo eterogeneo di malattie conseguenti a un danno immunomediato dell’encefalo contro antigeni localizzati in prevalenza nei neuroni. Storicamente, l’ipotesi di origine autoimmune di queste malattie deriva dall’evidenza immunopatologica di infiltrati linfocitari e macrofagici nel parenchima cerebrale in assenza di sequenze nucleotidiche di virus. Inoltre, l’analisi del liquido cerebrospinale rivela solitamente un profilo infiammatorio con aumento della sintesi di immunoglobuline nel liquor e presenza di bande oligoclonali (bande elettroforetiche sottili, nette e ben distinte fra loro). Da ultimo, in queste affezioni vi può essere un miglioramento o una remissione dei sintomi dopo trattamento con farmaci immunomodulanti.
Le encefalomieliti autoimmuni possono essere classificate in forme a prevalente interessamento della sostanza grigia (polioencefaliti) e forme con coinvolgimento della sostanza bianca (leucoencefaliti); è possibile anche un danno dei vasi cerebrali (vasculiti) ma in questi casi la lesione del parenchima cerebrale è solo indiretta. Inoltre, si riconoscono encefalomieliti autoimmuni a esclusivo interessamento del sistema nervoso e forme in cui il coinvolgimento neurologico avviene nell’ambito di malattie autoimmuni in altri distretti corporei. Le encefalomieliti autoimmuni sono costituite in prevalenza da forme che coinvolgono la sostanza grigia. In esse si ha un danno anatomico o funzionale dei neuroni e sono rinvenibili nel siero e nel liquor autoanticorpi diretti contro strutture antigeniche neuronali. Il maggior gruppo è costituto dalle encefaliti paraneoplastiche. Esse vengono provocate, in soggetti predisposti, dalla presenza di tumori in sedi extracerebrali che esprimono, nel processo di differenziazione neoplastica, antigeni condivisi con i neuroni. Poiché non vi è tolleranza immunologica contro gli antigeni del sistema nervoso, la presenza in circolo di autoanticorpi o linfociti reattivi contro antigeni neuronali può scatenare, nel caso in cui questi autoanticorpi o linfociti raggiungano il sistema nervoso, delle encefalomieliti autoimmuni. Queste malattie sono anche descritte come effetti a distanza di tumori poiché vi è assenza di infiltrazione neoplastica o di effetti metabolici indiretti; di solito precedono il rinvenimento della neoplasia e pertanto una loro corretta diagnosi consente un riscontro precoce del tumore. Le encefaliti paraneoplastiche più frequenti sono la degenerazione cerebellare, l’encefalomielite paraneoplastica e l’encefalite limbica. Altre encefaliti paraneoplastiche sono la sindrome opsoclono-mioclono e l’encefalite del tronco.
Malattia a evoluzione subacuta che porta a una grave invalidità (impossibilita a deambulare e coordinare i movimenti) nell’arco di poche settimane. Si riscontra in pazienti di sesso femminile con tumori dell’ovaio e della mammella. In circolo vi è un autoanticorpo denominato anti-Yo e diretto specificamente contro antigeni delle cellule di Purkinje, che induce una rapida distruzione delle stesse.
Infiammazione multifocale del parenchima cerebrale e dei gangli dorsali. Dal punto di vista clinico la malattia si può inizialmente presentare con segni e sintomi di coinvolgimento di una sola area, che di solito corrisponde alla sede di esordio del processo infiammatorio. In seguito però tende a interessare diverse aree del sistema nervoso con un quadro clinico polimorfo. Sono presenti anche in questo caso nel siero e nel liquor dei pazienti autoanticorpi diretti contro antigeni neuronali; il più frequente è l’anti-Hu. Il tumore piu spesso correlato a questa malattia è il microcitoma polmonare.
Patologia caratterizzata da un esordio subacuto di disturbi comportamentali, deficit di memoria ed epilessia. Nel 60% dei casi la sindrome precede di qualche mese il riscontro di un tumore. Il più frequente tumore correlato è il microcitoma con presenza di anticorpi anti-Hu, seguito dai tumori testicolari con anticorpi anti-Ma e teratomi ovarici con anticorpi anti-NMDR (N-Methyl-D-aspartate Receptor). La risonanza magnetica dell’encefalo mostra anomalie solo nel 70% dei casi. Sono di recente riscontro anche encefaliti limbiche autoimmuni non paraneoplastiche in cui il quadro clinico è caratterizzato da un interessamento, oltre che delle strutture limbiche, anche del sistema nervoso autonomo, ipereccitabilità muscolare e iponatriemia; in questi pazienti si riscontrano autoanticorpi diretti contro i canali di potassio voltaggio dipendenti (VGKC, Voltage Gated K+ Channel). La risonanza magnetica evidenzia invece nella maggioranza dei casi iperintensità di segnale nelle strutture tempo-mesiali. Caratteristica di queste ultime forme è l’ottima risposta alle terapie immunomodulanti, quali corticosteroidi e alte dosi di Ig, con remissione anche completa della sintomatologia.
Un’altra encefalomielite autoimmune degna di segnalazione è l’encefalomielite progressiva con rigidità che coinvolge il tronco dell’encefalo con rigidità assiale, crampi dolorosi, atassia, paralisi dello sguardo, disartria, mioclono generalizzato, stupore con progressione fino al coma. Sono stati segnalati anticorpi anti-GAD e anticorpi antiamfifisina nel siero di questi pazienti. Infine vi è l’encefalite di Rasmussen, malattia prevalentemente dell’età pediatrica caratterizzata da un’epilessia farmacoresistente con coinvolgimento selettivo di un solo emisfero cerebrale nei lobi temporale e parietale. Nell’ambito delle encefalomieliti autoimmuni in corso di malattie sistemiche si devono considerare i disturbi cognitivi e comportamentali in corso di lupus eritematoso sistemico e di malattie poliendocrine autoimmuni; in questo gruppo si deve anche includere l’encefalopatia di Hashimoto, ritenuta di origine autoimmune anche se non sono stati mai documentati rilievi neuropatologici infiammatori.