L’arresto, spontaneo o provocato mediante medicazione o manovre chirugiche, della fuoriuscita di sangue da una lesione di continuo di un vaso. L’e. spontanea avviene mediante i meccanismi della emocoagulazione, della fibrinolisi, e i fenomeni di adesione, aggregazione e secrezione piastrinica. Quando l’emorragia non si arresta, a seconda dei casi può essere necessaria la legatura chirurgica dei singoli vasi, una fasciatura compressiva o la compressione con un laccio emostatico ( e. temporanea). Quest’ultimo è costituito da un tubo o nastro di gomma o altro materiale, con il quale si comprime circolarmente un arto o il tronco stesso al di sotto dell’ombelico (compressione dell’aorta addominale per e. infrenabili dell’utero) allo scopo d’impedire l’afflusso del sangue alle zone sanguinanti. Talvolta per l’e. temporanea viene utilizzata una pinza emostatica, strumento chirurgico a branche articolate a incastro e con cremagliera d’arresto. A volte è indicata la somministrazione di farmaci emostatici, fra i quali si distinguono farmaci agenti sui vasi sanguigni (vasocostrittori) e farmaci attivi sui processi di coagulazione del sangue (coagulanti). I farmaci che agiscono sui vasi comprendono: preparati capaci di costringere i vasi, usati localmente, come le soluzioni a base di cloruro ferrico, i simpaticomimetici come l’adrenalina, e sostanze che agiscono sulla permeabilità vasale. Al secondo gruppo appartengono il plasma e i coagulanti locali a base di spugna, gelatina, fibrina, cellulosa ossidata, derivati dell’acido alginico. Queste sostanze sono le più usate nelle emorragie locali poiché hanno un effetto immediato dovuto alla loro azione tamponante meccanica e al loro intervento diretto nel processo di coagulazione.
Tra i test di screening dell’e. rientrano le prove emogeniche (prova del laccio, dell’aspirazione, del martello e del pizzicotto), destinate a esplorare la resistenza dei capillari, i processi della coagulazione del sangue e della retrazione del coagulo. Hanno attualmente solo un valore storico, essendo scarsamente standardizzabili, riproducibili e correlabili fedelmente con l’e. in vivo. Un’esplorazione efficace dell’e. si basa oggi sulla valutazione della conta piastrinica e del tempo di emorragia, eseguito con metodica standardizzata (e. primaria), associati alla determinazione del tempo di protrombina (PT) e del tempo di tromboplastina parziale attivato (APTT) (coagulazione). Tali test di primo livello sono in grado di indirizzare il clinico sull’eventuale proseguimento dell’iter diagnostico attraverso ulteriori indagini come, per es., il dosaggio dei singoli fattori della coagulazione, dell’antiplasmina, dell’attivatore e inibitore del plasminogeno.