VILLA, Emilio
– Nacque ad Affori (Milano) il 21 settembre 1914 da Luigi e da Giuseppina Anelli.
La famiglia si trasferì presto a Milano, dove Villa frequentò le scuole elementari di via Felice Casati. Il padre, muratore e metalmeccanico, abbandonò la famiglia quando il figlio era ancora studente e la madre riuscì a mantenersi lavorando come portiera.
Nel 1925 Villa iniziò a frequentare il ginnasio inferiore presso il complesso seminariale arcivescovile di Seveso, Venegono, Monza e Saronno, esperienza poi ricordata nella nota d’ingresso a Verboracula, ampia raccolta di poesie in latino datata dall’autore 1929-80 (ed. parziale 1981, integrale 2000).
Nel 1932-33 tornò a Milano e proseguì gli studi classici al liceo Giuseppe Parini con risultati alterni per la sua precoce vivacità intellettuale e il disagio di un’indole ostile all’autorità e delusa dal comportamento paterno. Dopo il biennio al Parini, riprese gli studi in seminario con spiccati interessi per le lingue antiche e gli studi etimologici. La quotidiana frequentazione del latino ecclesiastico, spesso adottato dai seminaristi anche nella conversazione privata, in forme impure o goliardiche, lasciò traccia persistente in tutta la scrittura di Villa che in famiglia aveva parlato il dialetto lombardo manifestando presto insofferenza per l’italiano.
Tratto distintivo della sua produzione più matura, nella critica d’arte e nella poesia, fu un plurilinguismo arricchito da interpolazioni di lingue morte e da suggestive etimologie.
Nel 1934 intraprese gli studi universitari presso la facoltà di orientalistica del Pontificio Istituto biblico di Roma, dove fu ammesso come laico ed esterno, avendo abbandonato la prospettiva del sacerdozio. Nello stesso anno diede alle stampe la sua raccolta poetica d’esordio Adolescenza (Bologna).
Senza abbandonare l’Istituto, nel 1935 sposò Caterina Lo Duca, dalla quale ebbe i figli Francesco (n. 1938) e Stefania (n. 1942). Nel 1937, sotto la guida dell’assirologo Anton Deimel, approfondì la filologia sumerica e semitica; intanto iniziò a frequentare Lucio Fontana, su cui scrisse illuminanti pagine critiche. Tra il 1937 e il 1938 visse a Firenze e conobbe Oreste Macrì e Mario Luzi; esordì come traduttore dalle lingue antiche nel 1939 con la versione di una tavoletta di un poema babilonese, Enuma eliš.
Tra gli anni Trenta e Quaranta pubblicò articoli e recensioni su riviste letterarie – Il Frontespizio, Il Meridiano di Roma, Corrente, Convivium, Il Bargello, Letteratura, Panorama, L’Italia che scrive, Circoli – e saggi di orientalistica in Studi e materiali di storia delle religioni. L’area ermetica nella quale gravitavano molte di queste riviste non riuscì ad attrarre pienamente Villa, che fu poeta, biblista, filologo, traduttore e saggista di grande originalità, insofferente a scuole e mode.
Nel 1940 allestì l’antologia Lettere d’amore degli scrittori italiani (Milano) e iniziò a collaborare con altre riviste (Cinema, Stile, La Fiera letteraria, Alfabeto). Nel frattempo si accentuò la sua avversione per il fascismo. Quando l’Italia entrò in guerra, lasciò l’Istituto biblico senza aver conseguito titoli accademici.
Nel 1941 scrisse il breve «poema» Sì, ma lentamente, pubblicato nel libro d’artista Cinque invenzioni di Nuvolo e un poema di Emilio Villa (Roma 1954). Nel 1942, ospite di Bino Sanminiatelli a Greve in Chianti, iniziò a tradurre l’Odissea. Negli ultimi anni del conflitto cercò di sottrarsi al reclutamento, ma fu inviato in un campo di addestramento in Germania, da dove riuscì a fuggire dopo qualche mese. Fatto ritorno in Italia, partecipò alla Resistenza.
La letteratura gnostica approfondita nel dopoguerra ebbe su Villa forte e duratura influenza e divennero importanti per lui pensatori e scrittori come Emil M. Cioran, Roger Caillois, Georges Bataille, André Breton, Antonin Artaud e James Joyce. Altrettanto determinanti furono le relazioni con Sebastian Matta, Marcel Duchamp e Mark Rothko. Nei pieni anni Quaranta crebbe l’interesse per l’arte contemporanea, coltivato da Villa mentre si dedicava intensamente sia alla traduzione da testi antichi sia alla scrittura poetica.
Nel 1947 oltre a scrivere la presentazione per la mostra romana del Gruppo Forma 1, pubblicò Antico teatro ebraico. Giobbe. Cantico dei cantici (Milano), traduzioni condotte cercando influenze di più antiche culture mediterranee, e una raccolta poetica, Oramai (Roma). In questi anni abbandonò la famiglia e divenne assiduo frequentatore di gallerie d’arte, ampliando le sue relazioni con pittori e scultori attivi a Roma. I versi scritti tra il 1943 e il 1947 confluirono poi in E ma dopo (Roma 1950).
Tra il 1951 e il 1952 soggiornò in Brasile, invitato da Pietro Bardi che intendeva coinvolgerlo nel progetto di un Museo d’Arte internazionale a San Paolo. Stilò numerose schede per l’erigendo museo, scrisse per Habitat e O Nivel, imparò il portoghese e prese ad allontanarsi dall’uso dell’italiano; frequentò Ruggero Jacobbi, Flavio Motta, Gastone Novelli e Roberto Sambonet, per il quale scrisse 22 cause + 1 (Milano 1953). Sempre in Brasile scrisse il suo primo testo per Alberto Burri, con cui ebbe ininterrotta e ricambiata corrispondenza di stima e di affetto. Tornato in Italia ritrovò le consuete ristrettezze economiche e prese a tradurre sistematicamente la Bibbia.
Nella primavera del 1953 inaugurò la collaborazione con Arti visive, mensile della Fondazione Origine (1945-56), e continuò a scrivere critica d’arte: su Jackson Pollock, Giuseppe Capogrossi, Ettore Colla, Willem De Kooning. Nel 1954 iniziò a collaborare con Civiltà delle macchine.
La produzione poetica fu altrettanto feconda: pubblicò 17 variazioni su temi proposti per una pura ideologia fonetica per disegni e pitture di Burri (Roma 1955), 3 ideologie da piazza del popolo / senza l’imprimatur (Roma 1958) con opere di Nuvolo (Giorgio Ascani) e la raccolta Heurarium (Roma 1961) nella quale sperimentò poesie a un tempo fonetiche e visive.
Nel 1959 fondò e diresse a Roma la rivista d’arte Appia antica, diretta per l’estero da Charles Delloye. Nel 1961 la visita alle grotte di Lascaux lasciò in lui un duraturo entusiasmo, alla base delle sue riflessioni sull’origine dell’arte degli scritti sull’Arte dell’uomo primordiale pubblicati postumi da Aldo Tagliaferri (Milano 2005). Nei primi anni Sessanta frequentò a Napoli artisti e poeti visivi, tra cui Luciano Caruso e Stelio M. Martini; dal 1963 realizzò a Roma, con Mario Diacono e Gianni De Bernardi, la rivista sperimentale EX. Compiuto un viaggio in Grecia, riprese e pubblicò la traduzione dell’Odissea (1964). Fu consulente storico per il film La Bibbia (1966) diretto da John Huston e, con la mediazione di Sante Monachesi, divenne parte attiva nella casa editrice fondata a Macerata da Giorgio Cegna, La Nuova Foglio, per la quale realizzò la collana Lapsus.
Nei primi anni Settanta iniziò a produrre, con materiali poveri, «oggetti di poesia» e mantenne le cooperazioni con gli artisti, tra i quali Claudio Parmiggiani.
Su suggerimento di Nanni Balestrini, conosciuto attraverso Piero Manzoni, riunì gli scritti di critica in Attributi dell’arte odierna 1947-1967 (Milano 1970). Dopo l’ennesimo rifiuto delle sue traduzioni bibliche, Villa smise di gravitare su Milano e nel 1972 si stabilì a Roma a casa della pittrice Nelda Minucci, sua nuova e definitiva compagna. Alle sue frequentazioni si aggiunse quella di Carmelo Bene, al quale dedicò il monologo Letania per Carmelo Bene (a cura di A. Tagliaferri, Milano 1996).
Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, segnati da intensa creatività, portò a compimento diverse opere e approfondì le sue riflessioni sul Nulla e sulla delusiva ma pertinace ricerca dell’Origine, realizzando anche nuove sperimentazioni plurilinguistiche e opere in francese, in italiano e in lingue morte: Le mûra di t;éb;è, incise in greco su lastre di plexiglas esposte a Brescia nel 1980, le numerose e in larga parte inedite Sibyllae (Castelvetro Piacentino 1995 e Roma 2014), Trous, con cinque tavole di Enrico Castellani (Belluno 1996), Vanità verbali (Milano 1998), il poema in spirito lucreziano Niger Mundus seu Atomus Caecus (con traduzione di V. Guarracino, Napoli 2005; con traduzione di L. Stefanelli, in Atelier, XII (2007), 45, pp. 34-43).
Grande importanza ebbe l’incontro con il saggio indiano Krishnamurti, cui nei primi anni Ottanta lo aveva introdotto Topazia Alliata. Caduto il progetto di ritirarsi in una casetta a Rocca Sinibalda (Rieti), rimase a Roma, sempre più isolato, deluso dal linguaggio, che dichiarava ormai nemico. Colpito da un ictus il 21 gennaio 1986, trascorse un anno a Veruno, nel Novarese, per cure riabilitative. Nel 1987 gli fu assegnato un vitalizio ai sensi della legge Bacchelli. Condusse poi vita ritirata, assistito dalle cure di Minucci. In controtendenza con le passate abitudini, Villa cercò di far pubblicare testi per anni serbati gelosamente.
Voluta da Nanni Cagnone, nel 1989 apparve, a cura di Tagliaferri, la silloge Opere poetiche I (Roma), mai seguita dal secondo volume; ma alla fine degli anni Novanta la sua opera ottenne nuova attenzione critica: l’edizione delle 12 Sibyllae ebbe il premio letterario Feronia - città di Fiano; nel 1996 il Museo Pecci di Prato gli dedicò un’ampia personale e un numero monografico gli fu intitolato dalla rivista il verri nel 1998. Oltre ad alcune serie di testi poetici, rimase inedita la traduzione integrale della Bibbia, il suo lavoro più ambizioso.
Dopo la morte della compagna, avvenuta nell’aprile del 2002, Villa visse in un istituto in provincia di Rieti. Un quadro clinico compromesso dal diabete rese necessaria l’amputazione di una gamba, cui fecero seguito, pochi giorni dopo, complicanze polmonari.
Morì a Rieti il 14 gennaio 2003.
Opere. Alle opere citate nel testo si devono aggiungere: Un eden précox, con illustrazioni di G. Novelli, Roma 1957; Villadrome, Roma 1964; brunt H options. 17 eschatological madrigals captured by a sweetromantic cybernetogamic vampire, by villadrome, Macerata-Roma 1968; Phrenodiae quinque de coitu mirabili. Emilio Villa per Corrado Costa e [controcopertina, volume testa-piede] Il Mignottauro. Corrado Costa per Emilio Villa, Macerata 1971; Green, Macerata 1971; The Flippant Ball-Feel, Piacenza 1973; La râge oblique / la râge oublie – journal, introduzione di L. Caruso - S.M. Martini, Napoli s.d. [ma 1973]; E. Villa - F.T. Marinetti, Dannunziana, Napoli 1974; 8 case delle antiche vicende, con otto incisioni di C. Ambrosoli, Roma 1984; CBille CBelle, con uno scritto di A. Tagliaferri, Castelvetro Piacentino 1995; Pittura dell’ultimo giorno. Scritti per Albero Burri, postfazione di A. Crespi, Firenze 1996; Conferenza (1984), prefazione di A. Tagliaferri, Roma 1997; Critica d’arte 1946-1984, a cura di A. De Luca, Napoli 2000; Scritti napoletani, con una nota di S.M. Martini e una lettera di M. Diacono, Napoli 2003; Attributi dell’arte odierna. 1947-1967, nuova ed. ampliata a cura di A. Tagliaferri, con contributi di A. Cortellessa e C. Subrizi, Firenze 2008. Oltre ad Antico teatro ebraico. Giobbe. Cantico dei cantici, delle traduzioni bibliche di Villa sono apparsi brani di Genesi in il verri, numero monografico dedicato a Emilio Villa, XLIII (1998), 7-8, pp. 8-25, e Proverbi e Cantico, a cura e con prefazione di C. Bello Minciacchi, Napoli 2004.
Fonti e Bibl.: I materiali di Villa sono conservati in tre luoghi diversi: Archivio Emilio Villa (Inventario, a cura di M. Festanti, 2013), presso la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia; Fondo Emilio Villa, presso la Fondazione Baruchello di Roma; Museo della Carale di Ivrea.
Per i principali contributi critici: Uomini e idee, a cura di L. Caruso - S.M. Martini, XVIII (1975), 2-4, n. monografico; E. V.: opere e documenti, a cura di A. Tagliaferri, Milano 1996; E. Villa, Zodiaco, a cura di C. Bello - A. Tagliaferri, Roma 2000; Segnare un secolo. E. V.: la parola, l’immagine, a cura di G.P. Renello, Roma 2007; E. V., poeta e scrittore, a cura di C. Parmiggiani, Milano 2008; A. Tagliaferri, Dentro e oltre i labirinti di E. V., Milano 2013; E. Villa, L’opera poetica, a cura di C. Bello Minciacchi, Roma 2014; U. Fracassa, Per E. V. Cinque referti tardivi, con una nota di A. Tagliaferri, Roma 2015 ; A. Tagliaferri, Il clandestino. Vita e opere di E. V., Milano 2016; E. V. La scrittura della Sibilla, a cura di D. Poletti, Viareggio 2017.