Pseudonimo adottato dal 1902 dal pittore e incisore tedesco E. Hansen (Nolde, presso Tondern, 1867 - Seebüll, Schleswig, 1956). Uno dei maggiori esponenti dell'espressionismo tedesco, N. fece parte del gruppo Die Brücke, vera e propria comunità di artisti impegnati tra la ricerca delle proprie radici germaniche e l'amore per l'esotismo sulle tracce dell'amato Gaugain. L'ispirazione dele sue opere è di carattere visionario, e talora grottesco, attinta ai grandi avvenimenti religiosi o a un repertorio mitologico scaturito dalla sua stessa immaginazione. Eseguì anche (soprattutto in reiterati soggiorni all'isola di Alsen) paesaggi e marine, investiti da un allucinante potere di trasfigurazione, messo in opera dal colore disteso in grandi superfici.
N. si dedicò completamente alla pittura dopo aver lavorato come ebanista e aver insegnato (1890-98) alla scuola d'arte applicata di San Gallo. Studiò con A. Hölzel a Dachau (1899) e all'Académie Julien a Parigi (1900), dove fu particolarmente colpito dalla grandiosità drammatica di H. Daumier. A parte brevi contatti con gli artisti di Die Brücke (1906-07) e di Der Blaue Reiter (1912), N. fu essenzialmente un solitario, pur viaggiando molto (Monaco, Parigi, Copenaghen) e approfondendo i suoi interessi per l'arte di V. van Gogh e di P. Gauguin, per le ricerche di E. Munch e di J. Ensor. Nel 1910, essendo stata la sua Pentecoste rifiutata dalla giuria della Secessione di Berlino, partecipò, insieme agli altri artisti respinti, a quell'esposizione alla Galleria Macht da cui nacque la Nuova Secessione. Dal 1926, pur mantenendo lo studio a Berlino, visse nella fattoria di Seebüll, che dal 1957 ospita la fondazione Ada e Emil Nolde. La politica culturale nazista portò alla confisca (1937) di più di mille delle sue opere (quarantotto furono esposte nella mostra sull'arte degenerata); la proibizione di dipingere (1941) non gli impedì, tuttavia, di elaborare disegni e acquarelli che N. definì «quadri non dipinti».
Al 1896 risale il suo primo importante quadro, I giganti delle montagne, rifiutato all'esposizione annuale di Monaco. Intorno al 1904-05 si cominciò a intravedere nei suoi quadri (fiori e giardini), pur nell'impostazione generalmente impressionistica, una accentuazione del tocco, una dinamicizzazione del colore che sono le premesse per la successiva evoluzione del suo stile in senso decisamente espressionistico. Il segno esterno di questa svolta è il suo ingresso, nel 1906, nel gruppo Die Brücke, che dovette lasciare l'anno successivo. L'impressionismo dei primi dipinti lasciò presto il posto a un colore più aggressivo nei paesaggi della sua terra nativa e dell'isola di Alsen (dove visse, passando gli inverni a Berlino, tra il 1909 e il 1917), nelle figure fantastiche e grottesche. La semplificazione della forma e la violenza del colore dominano le grandi composizioni religiose (Pentecoste, 1909, Berlino, Nationalgalerie; Cristo e i fanciulli, 1910, New York, The Museum of modern art; Vita di Cristo, in nove quadri, 1911-12, Seebüll, Nolde Museum; trittico di S. Maria Egiziaca, 1912, Amburgo, Kunsthalle); nelle nature morte compaiono maschere esotiche, statuette primitive, segni di un'inquietudine che cerca un aggancio culturale al di fuori del retaggio formale europeo e che lo spinse a partecipare (1913) a una spedizione antropologica che, attraverso la Russia, la Cina e il Giappone, raggiunse la Nuova Guinea. Di estremo interesse è la sua opera grafica (incisioni, litografie e disegni), per la quale fu anche premiato alla Biennale di Venezia del 1950. Per l'incisiva essenzialità del segno e la ricca varietà dei toni, essa contribuì con piena coerenza a tracciare e ad arricchire la linea evolutiva dell'artista.