GRILL, Emanuele
Nacque il 21 giugno 1884 in una frazione montana di Prali, in Val Germanasca, presso Pinerolo, da François, piccolo possidente agricolo, e Maria Maddalena Rostan.
Dopo i primi studi fatti nel Pinerolese, assecondando il suo amore per la natura (così bella nei luoghi della sua infanzia), si iscrisse alla facoltà di scienze fisiche e naturali dell'Istituto di studi superiori di Firenze, attrattovi anche dalla fama di F. Millosevich, che vi insegnava mineralogia. Laureatosi con una tesi sullo studio cristallografico dell'ematite elbana (1910), nel 1911 divenne assistente di Millosevich e poi (1915) di E. Manasse che era subentrato a Millosevich. Mentre dal primo fu particolarmente indirizzato verso i precisi metodi di indagine cristallografica, dal secondo apprese l'analisi chimica dei minerali, che in quegli anni era molto avanzata, grazie anche ai grandi progressi fatti dalla chimica inorganica, dalla microchimica e della spettroscopia.
Conseguita la libera docenza (1916), dopo la parentesi bellica (partecipò alla Grande Guerra e fu decorato con medaglia di bronzo) tornò all'Istituto di Firenze, dove, succedendo a Manasse, morto nel 1922, diresse per due anni (1922-24) l'istituto di mineralogia tenendo anche l'incarico dell'insegnamento di questa materia.
Nel 1926 fu nominato ordinario di mineralogia presso l'Università di Modena, dove dette vita al nuovo istituto di mineralogia a seguito della divisione del vecchio istituto di mineralogia e petrografia.
Dopo essere stato per alcuni anni preside della facoltà di scienze, nel 1932 fu chiamato a coprire la prima cattedra di mineralogia dell'Università di Milano; riuscì, dopo alcuni anni, a fare spostare il nuovo istituto dalla sede provvisoria presso il Museo di storia naturale alla più idonea sede di via Botticelli, ma fu costretto a un lavoro organizzativo non indifferente, reso più difficoltoso dalle circostanze legate alla guerra. A Milano effettuò importanti studi mineralogici, occupandosi anche, per soddisfare le esigenze dell'autarchia, di sistematiche campagne di ricerca di nuove fonti energetiche e di giacimenti interessanti la produzione nazionale. Si interessò inoltre di problemi di tecnica microscopica e di rifrattometria applicata allo studio e all'identificazione delle gemme; infine coordinò e indirizzò verso finalità scientifiche le attività di cercatori e collezionisti di minerali, tanto numerosi a Milano. In tale quadro iniziò nel 1939 la pubblicazione su Natura (rivista del Museo di storia naturale di Milano) di una rubrica, intitolata Itinerari mineralogici, col fine di illustrare in forma piana le località lombarde di maggior interesse mineralogico e di permettere un sicuro raggiungimento dei giacimenti indicati.
Fu consulente di alcune industrie minerarie italiane, fra cui la Montecatini (Milano) e la Talco e grafite Val Chisone (Torino).
Subito dopo il collocamento fuori ruolo (1955), fu nominato professore emerito ed ebbe l'incarico di prorettore dell'Università di Milano. Negli ultimi anni si dedicò alla compilazione di un ponderoso trattato di mineralogia industriale, pubblicato postumo.
Morì a Pinerolo il 15 sett. 1961.
È autore di oltre 60 note e memorie riguardanti ricerche di mineralogia, petrografia, giacimentologia e genesi dei minerali.
Le ricerche di mineralogia, le più numerose, sono state rivolte principalmente ai minerali dell'isola d'Elba, del Piemonte e della Lombardia; iniziarono con un complesso di osservazioni cristallografiche su ematite, calcite e ilvaite dell'Elba, delle quali il G. descrisse in modo accuratissimo la morfologia evidenziando non solo la particolare ricchezza di forme cristalline (molte segnalate per la prima volta), ma anche abiti particolari, e confrontando i cristalli elbani, e loro combinazioni, con cristalli provenienti da giacimenti stranieri.
Successivamente analizzò cristalli della tormalina dell'Elba con insolita ricchezza di facce, facendola diventare ancor più nota (e ricercata) agli studiosi, ai collezionisti e ai musei di tutto il mondo. Ripresa in esame la pollucite di San Piero in Campo, ne diede una nuova composizione chimica, oltre a nuove costanti ottiche. Seguirono note su minerali di Brosso, dell'isola di Nisiro (Dodecaneso), del Cile e il più cospicuo complesso di ricerche su idrocrasio, riebeckite, axinite e titanite delle valli piemontesi, con descrizione morfologica, cristallografica e studio chimico da cui è stato possibile pervenire alla definizione più completa che in passato della composizione chimica.
Ricerche scrupolose compì su minerali piuttosto rari, come brucite, idromagnesite e condrodite di Cogne, brucite, artinite e perowskite dell'amianto dei giacimenti delle valli piemontesi. Con il lavoro su quest'ultimo minerale emerge la descrizione di alcuni cristalli di aragonite cresciuti con abito del tutto particolare per il grande sviluppo di un prisma acuto di simbolo {o.1.1.}.
Altro lavoro importante di ricerca cristallografica è quello dedicato alla datolite di Toggiano dell'Appennino modenese, che illustra i 400 campioni del minerale della valle del Dragone raccolti da P. Döderlein nella seconda metà del XIX secolo e depositati nel museo mineralogico dell'istituto modenese (Datolite di Toggiano, in Memorie della R. Accad. naz. dei Lincei, cl. di scienze fisiche, matem. e naturali, s. 6, III [1928], 4, pp. 83-105). In seguito a questa ricerca le forme note dei cristalli divennero 82 dalle 36 antecedenti; il tipico abito dei cristalli è rappresentato da nitidi disegni, mentre la composizione chimica risulta essere più precisamente determinata di quanto non lo era in precedenza, specie nei riguardi dell'anidride borica e dell'acqua; grazie alle ricerche del G. la composizione della datolite di Toggiano risulta più prossima a quella teorica stechiometrica con formula Ca(BOH)SiO4.
Dopo il trasferimento all'Università di Milano, a opera del G. e di una schiera di allievi fu condotto un complesso di studi mineralogici e petrografici sui plutoni piemontesi e lombardi. Fu così che si addivenne al primo ritrovamento, nel granito di Baveno, della fayalite, fino allora considerata un minerale molto raro, del tutto eccezionale nelle rocce acide (granito), ma successivamente osservato in numerosi altri complessi granitici. Seguì la descrizione di prodotti di alterazione della fayalite, fra i quali notevole è l'antofillite.
In altre note sono descritte, dello stesso granito di Baveno, la gadolinite isotropa, la titanite, l'allanite, mentre della Valle del Cervo sono descritte gadolinite e metatorbernite. Vivianite, torbernite e zircone delle pegmatiti di Olgiasca, insieme con un raro fosfato di ferro e manganese (della famiglia della graftonite), sono riportati in un altro gruppo di memorie. Con alcune note il G. propose un metodo assai semplice, mediante trattamento con acqua ossigenata, per la distinzione della pirite dalla marcasite.
Ricerche petrografiche furono dal G. rivolte essenzialmente a rocce delle valli piemontesi, particolarmente alle rocce metamorfiche della Val Germanasca, mentre ai classici giacimenti di talco del Pinerolese, oggetto di osservazioni per decenni, il G., che già nel 1922 ne aveva fatto oggetto di studio, ritornò nel 1955 con una memoria basata su studi sulle formazioni rocciose che accompagnano il talco e loro metamorfismo; giunse alla conclusione che la genesi del talco pinerolese è dovuta a termometamorfismo di rocce dolomitiche con apporto di silice e acqua a opera di un magma ipersilicico profondo. La regolare pubblicazione degli Itinerari mineralogici costituì per i ricercatori di minerali e collezionisti guida, aiuto e incitamento a un'attività culturale naturalistica.
Il G. ebbe numerosi incarichi e onorificenze. Fra l'altro, fu presidente della Società italiana di scienze naturali e vicepresidente della Società mineralogica italiana. Fu insignito della medaglia d'oro ai benemeriti della scuola e di altra medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte.
Le ricerche del G. sono pubblicate per la maggior parte nelle Memorie e nei Rendiconti dell'Accademia dei Lincei (anni 1914-28), negli Atti della Società toscana di scienze naturali (1916-35) e negli Atti della Società italiana di scienze naturali (1921-44).
Libri didattici sono: Nozioni di mineralogia ad uso del corso superiore delle scuole medie (Firenze 1938); Mineralogia generale, per corsi universitari (Milano 1941); Minerali industriali e minerali delle rocce (ibid. 1962). Quest'ultimo volume, postumo, è un ponderoso trattato che vuole essere una guida alla mineralogia anche per chi è interessato agli aspetti industriali di questa disciplina.
Fonti e Bibl.: Necr. in Atti della Soc. italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale in Milano, CI (1962), 1, pp. 5-11 (G. Schiavinato); Annuario 1960-61 dell'Università degli studi di Milano, pp. 249-251; La Chimica e l'industria, XLIV (1962), p. 84 (P. Gallitelli); Rendiconti della Soc. mineralogica italiana, XIX (1963), pp. 1-12 (Id.). Varie informazioni sono state fornite dai figli del G., Piero e Nicoletta.